E’ l’aprile del 2010; l’alba della guerra intestina dentro il Pdl che porterà alla fine del ventennio berlusconiano. Gianfranco Fini firma un testo in dissenso con politica della maggioranza interna al Pdl. E’ l’inizio della battaglia.

22 aprile 2010. Il Presidente della Camera tiene un discorso in cui ribadisce la critica, rivendicando il proprio diritto al dissenso. Berlusconi risponde duramente al cofondatore del partito e lo invita a dimettersi dalla carica di presidente della Camera. E’ il giorno di quel “Che fai, mi cacci?” urlato da Fini contro Berlusconi in un’affollatissima direzione Pdl. L’immagine indelebile è quella di Berlusconi che affonda colpi dal palco e di Fini che sta lì davanti, agitandogli l’indice contro. La sostanza è che il braccio di ferro tra il Cavaliere e presidente della Camera diventa pubblico. Fini viene cacciato dal partito e fonda Futuro e Libertà. Ma è a questo punto, a scissione consumata, che scatta la campagna del Cavaliere. Che mette in campo il suo intero impero mediatico. A cominciare dal Giornale di famiglia, l’appoggio di Libero e di Panorama. C’è un faccendiere di lusso che è stato sguinzagliato per incastrare il presidente della Camera. Si chiama Valter Lavitola, ma lo si scoprirà poi. Il Giornale titola: “Stroncato Fini”.

Sempre il Giornale: è il 29 luglio 2010. Oggetto della campagna, un alloggio di 45m² a Montecarlo lasciato in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad AN nel 1999. E’ stato venduto dal partito nel 2008 ad una società off shore dell’isola Santa Lucia, per la cifra di 300 mila euro. Risulta affittato a Giancarlo Tulliani, fratello minore della compagna di Fini. E’ scandalo. Il 30 luglio 2010 Francesco Storace presenta una sua denuncia alla Procura di Roma. Con una nota della Presidenza della Camera.

Il 1 agosto, il Fatto titola: “Fini deve rispondere ai servi del sultano”. Il Giornale replica, il 3 agosto: “Fini, la casa di Montecarlo e i giornali di sinistra”. L’8 agosto Fini offre la sua versione dei fatti, ma la campagna di stampa non accenna a placarsi. Anzi, il livello dello scontro sale. Il Giornale titola: “Fini frequenta la casa di Montecarlo, ecco le prove”.

Il 13 agosto, il Giornale scopre che Fini ha comprato una cucina per l’appartamento monegasco. Il Giornale titola: “E’ la prova: Fini mente”. Fini querela Feltri: “Delirio diffamatorio”. Il 16 agosto si va nei dettagli: il Giornale: “Ecco la mappa della casa che smentisce Fini”.

Fini il 25 settembre del 2010, stremato, affida la sua difesa ad un video: “Se dovesse emergere che l’appartamento di Montecarlo appartiene a Tulliani lascerò la presidenza della Camera”. Il 26 ottobre 2010 la Procura di Roma annuncia che non risulta esserci nessuna frode nell’affare, e chiede l’archiviazione delle indagini su Gianfranco Fini.

Il 27 gennaio 2011, l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, tirerà fuori documenti attestanti che Tulliani sarebbe a capo della società proprietaria della casa di Montecarlo. La Procura non ci sente e archivia. Il Giornale titola: “Casa di Montecarlo: i giudici difendono Fini”.

da Il Fatto Quotidiano del 18 ottobre 2012

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