Le fotografie di Peter Hujar, Jack Smith e Mark Morrisroe alla Galleria Civica dal 20 ottobre al 27 gennaio. Gli scatti di tre artisti dell'underground newyorchese durante gli omofobi e reaganiani anni ottanta
Il fotografo americano Peter Hujar morì di Aids nel 1987, a 53 anni. Il suo amante, l’artista David Woynarowicz, decise di immortalare il suo corpo, un istante prima ed un istante dopo la morte, per squarciare il silenzio dell’America omofoba e puritana nei confronti dei diversi che subivano il castigo divino della pestilenza del secolo.
Nello stesso anno il regista, artista visuale e fotografo Jack Smith, padre della performance art e ispiratore di personaggi del calibro di Andy Warhol, David Lynch e Nan Gordin morì di Aids nel 1987, a 56 anni, non senza aver regalato un cult movie come Flaming creatures, sorta di freakshow dell’ambiguità sessuale, col suo campionario di ermafroditi, orge, travestiti e peni cadenti. Mark Morrisroe, artista e fotografo morì invece due anni più tardi, nel 1989, per complicazioni legate, anche questa volta, al virus dell’Hiv.
Tre vicende umane ed artistiche che si intrecciano nella mostra Changing Difference. Queer Politics and Shifting Identities, a loro dedicata, che inaugura il prossimo 20 ottobre (fino al 27 gennaio 2013) a Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini, sedi espositive della Galleria Civica di Modena. La mostra, allestita da Lorenzo Fusi, curatore della Biennale di Liverpool, si svolge in concomitanze e con la partnership di Gender Bender (dal 27 ottobre al 3 novembre), il festival di cinema e arti performative nato dieci anni fa al Cassero di Bologna e dedicato all’esplorazione e alle rappresentazioni contemporanee delle identità di genere e sessuali.
La mostra di Modena prende in esame il lavoro dei tre influenti artisti underground, tentando la strada dei parallelismi e delle analogie nei rispettivi percorsi, pur nel rispetto dell’individuale sensibilità artistica di ciascuno dei protagonisti. Una storia profondamente segnata dal flagello dell’Aids, e dall’atteggiamento colpevole ed indifferente dell’amministrazione americana, in particolare di quel Ronald Reagan che perseverò in un atteggiamento di infastidita indifferenza ed imbarazzante silenzio anche quando l’immorale virus si portò via l’amico Rock Hudson. Hujar, Morrisroe e Smith sono mossi da un’urgenza di denuncia in una società all’interno della quale la mancanza di diritti della popolazione gay emerge in tutta la sua drammaticità con l’esplosione dell’epidemia.
Le opere di Hujar e Smith verranno distribuite nei due livelli di Palazzo Santa Margherita (un artista per piano): dagli intensi scatti in bianco e nero di Hujar, tra cui la serie dedicata alle catacombe di Palermo e gli intensi ritratti dell’amante David Wojnarowicz ai film e alle slide show di Smith. I circa 240 lavori del più giovane Mark Morrisroe saranno invece esposti alla Palazzina dei Giardini. L’itinerario che viene dipanandosi sotto gli occhi dello spettatore è un percorso fatto di opposti, tra arte aulica e popolare, trash e raffinatezza, vita e morte. Un viaggio attraverso i generi – maschile, femminile e transgender – e gli orientamenti sessuali così come sono stati raccontati dalla cultura tradizionale e da quella underground, dai film d’essai alla pornografia, in un tentativo di ricomporre l’universo sfuggente e in costante mutamento della rappresentazione dei corpi e della sessualità.
Tutte le informazioni sulla mostra (a ingresso gratuito) si possono trovare sul sito www.galleriacivicadimodena.it