Il modo migliore per predire il futuro
Può darsi che Monti abbia salvato, momentaneamente, l’Italia dal baratro. Ma siamo sicuri che non vi siano altre prospettive possibili? E soprattutto, siamo sicuri che queste ricette risolvano il problema di fondo?
La discesa in campo di Monti ha rappresentato ai miei occhi un atto di onestà e trasparenza da parte dei poteri forti della finanza internazionale, che stanchi della inefficienza dei politici, fino a ieri loro maggiordomi più o meno consapevoli, hanno pensato bene di scendere in campo direttamente con uno dei loro esponenti di punta.
Con la scusa di un’emergenza, divenuta ormai perenne, hanno potuto attuare provvedimenti che altrimenti nessun governo eletto democraticamente avrebbe mai potuto neppure immaginare di proporre al paese. Non certo provvedimenti “tecnici”, come hanno simpaticamente cercato di far credere inizialmente, ma interventi profondamente politici, orientati ad una visione ultra-liberista della società, ma ancor più -e in maniera molto esplicita- alla
tutela dei privilegi dei poteri forti, attraverso il
recupero dei crediti per conto dei grandi capitali finanziari esteri, prevalentemente del nord Europa.
Quello che per anni è stato attuato nei confronti dei paesi del Sud del mondo con i Piani di Aggiustamento Strutturale -e che noi attivisti denunciavamo per la spietatezza e brutalità- ora lo stiamo subendo noi. E ancora una volta non c’è alcuna pietà per i più deboli. Neppure per bambini, anziani e disabili con le loro famiglie, con provvedimenti come l’azzeramento del Fondo nazionale sulla non autosufficienza. Neppure di fronte a tragedie umane e ambientali spaventose come quella di Taranto, con la nuova Aia che in pratica consente all’Ilva di mantenere inalterata l’attuale attività produttiva. Neppure di fronte ai tanti suicidi di chi vanta da tempo immemore enormi crediti da parte dello stato ma nel frattempo deve saldare immediatamente i propri debiti verso quello stesso stato. (La scelta della “s” minuscola, in questo caso non è casuale.)
Per non parlare poi del
Ddl semplificazioni, che espone irresponsabilmente alcune delle aree più belle del nostro paese al rischio potenziale di
10 milioni di metri cubi di cemento con la norma del
silenzio-assenso sulle aree vincolate, oltre a mettere in discussione il principio sancito dall’Unione Europea del chi inquina paga!
Di fronte a tutto questo la cosa incredibile è che circa una metà degli italiani dimostra comunque di apprezzare l’operato di Monti. Questo dato appare desolante per varie ragioni: anzitutto mostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, quale sia l’incredibile potere dei mass media nel condizionare l’opinione pubblica. Ma ancor più mostra un drammatico livello di rassegnazione dei cittadini, i quali -dopo lo squallore, e la vergogna conseguente, degli anni di governo del “cavaliere”, con le corna ai summit, le escort, le incredibili bugie da guinness dei primati- si sono sentiti in certa misura risollevati e quasi rassicurati di fronte alla serietà del professor Monti e della sua squadra di “professori”.
Il problema principale oggi, agli occhi dell’opinione pubblica, appare essere il “magna magna” della politica. “Se i politici guadagnassero 1.000 euro al mese, fossero la metà e non rubassero” –molti pensano- “l’Italia uscirebbe subito dalla crisi”. Beata ingenuità!
Gli scandali vergognosi di queste ultime settimane, che hanno enormemente accelerato il disfacimento del sistema dei partiti della seconda Repubblica, creando un’ondata sacrosanta di legittima indignazione, paradossalmente non fanno altro che giocare a favore dell’operato di Monti. Certo, a raccoglierne i frutti, per ora almeno, è anche Beppe Grillo che appare a molti come l’unica alternativa possibile al sistema della “spartitocrazia” -come è stata definita- e cavalca l’onda del malcontento.
Ma a ben voler vedere, l’antipolitica fa soprattutto il gioco di Monti e di coloro che il suo Governo più che degnamente rappresenta. A molti normali cittadini i “tecnici” appaiono oggi come più seri e affidabili di tutta la classe politica che ha governato negli ultimi decenni, la quale -va detto- ha fatto di tutto e di più per guadagnarsi il discredito che oggi le viene legittimamente attribuito!
Però un politico, per quanto sia, rappresenta comunque un rappresentante eletto democraticamente dal popolo, o per meglio dire da quella parte del popolo che va a votare e che comunque -che piaccia o meno- determina l’esito del voto, fosse anche minoranza assoluta nel paese. Al contrario questi “tecnici” stanno operando -con il colpevole appoggio dei partiti che sostengono questo Governo- senza alcun mandato democratico, senza aver proposto il proprio “programma di governo” ad alcuno ed averne raccolto la fiducia attraverso il voto.
Ma questo a molti è sembrato assolutamente secondario rispetto al rischio che la crisi si traducesse in catastrofe. Di fronte al baratro non c’è tempo per riflettere. E del resto, come ci ha insegnato Edmund Burke, “nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura.”
E così, ancora una volta nel corso della storia, la paura viene utilizzata abilmente come strumento di controllo delle masse. Le immagini della tragedia sociale della Grecia, o della Spagna, vengono sapientemente presentate al momento opportuno, a volerci ricordare cosa succederebbe se ci provassimo a dissentire di fronte all’inevitabilità delle scelte dei “tecnici”. Riaffiora con forza la visione Thatcheriana riassunta nell’acronimo Tina (“There Is No Alternative”), alla quale Susan George rispose simpaticamente anni fa con TAMA (“There Are Millions of Alternatives”).
E questo mentre una larga parte dei nostri più autorevoli economisti, questi sì veri professori senza troppi legami con la finanza, denunciano inascoltati l’assurdità dei provvedimenti di questo Governo rispetto alla possibilità di risollevare il paese da questa situazione drammatica; gli interventi adottati fino ad oggi, ci spiegano, hanno avuto il solo effetto di produrre recessione, stagnazione dell’economia, e aggravare così la crisi economica e occupazionale.
Chi cerca di
annunciare alternative possibili fatica a trovare briciole di spazio nei mass media, mentre chi denuncia il degrado della politica non ha alcun problema a trovare ampio spazio in qualunque trasmissione. Questo dovrebbe farci riflettere su chi e cosa sia davvero funzionale al disegno di coloro che Monti rappresenta con tanto zelo. Il quadro è davvero pesante, questo mi pare evidente. Un
recente sondaggio ha rilevato un livello di infelicità rapidamente accresciuto fra gli italiani. E questo ci deve preoccupare, perché come ricorda
Dario Fo:
“Mio padre, prima dell’arrivo del nazismo, aveva capito che buttava male; perché, spiegava, quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso.”
E allora occorre imparare a controllare la nostra paura collettiva rispetto alla crisi e trasformare lo sdegno per gli scandali in capacità propositiva, per dare spazio alle migliori energie del paese che stanno indicando da tempo le alternative possibili a questo sistema.
Alternative gioiose, fondate su una visione della vita differente, su relazioni differenti, su un rapporto con la natura profondamente differente. Occorre cioè dare fiducia a noi stessi, nonostante tutto, e scommettere sulla nostra capacità di creare e saper comunicare prospettive radicalmente differenti, perché come recita una meravigliosa vignetta di Charles M.Shulz: “A volte bisogna smettere di voltare pagina… bisogna cambiare proprio il libro!”
E occorre farlo
mettendosi in gioco in prima persona, e
unendo le energie positive del nostro Paese per creare un’alternativa concreta al Monti bis e a quanti intendono portare avanti l’agenda Monti, non aspettando o facendo conto su un ennesimo leader che venga a salvarci!
Qualcosa di molto interessante si sta muovendo in tale senso, e parte guarda caso dagli
amministratori virtuosi e dal
mondo ecologista e civico verace, coloro che hanno dimostrato coi fatti che
cambiare è possibile, perché lo stanno già facendo nei propri territori!
Perché come ci ha insegnato Forrest C. Shaklee: “Il modo migliore per predire il futuro è crearlo.”