Tempo d’autunno, sinonimo di castagne, funghi, salumi. E di tartufi, per chi ha voglia di soddisfare uno dei vizi più gentili del Bel Paese. Anche se il tartufo non significa solo tentazione di gola, ma incarna la sublimazione afrodisiaca che gli è stata donata da un fulmine di Zeus, secondo il poeta Giovenale. Per chi volesse quindi conoscerne meglio le caratteristiche e i pregi gastronomici, ecco Tartufesta, kermesse gastronomica che tra il 27 e il 4 novembre conquisterà le strade dell’emiliana Sasso Marconi. Ma saranno 12 i comuni dell’Appennino coinvolti da questa rituale celebrazione del tartufo, che a Sasso esiste da oltre vent’anni: Lizzano in Belvedere, Porretta Terme, Castiglione dei Pepoli, Monzuno, San Benedetto Val di Sambro, Vergato, Pianoro, Castel di Casio, Monghidoro, Camugnano e Savigno.
«Solo da noi prevediamo che passeranno quasi 25mila persone in cinque giorni – spiega Glauco Guidastri, del Comune di Sasso Marconi – ed è un arricchimento che oggi, arrivati alla ventitreesima edizione di Tartufesta, siano coinvolti anche comuni lontani oltre 40 chilometri dal nostro». Due i ristoranti sassesi coinvolti dalla manifestazione, Il Tartufaio e L’isola del gusto, dove si potranno gustare piatti tipici: mediamente, un menu completo con primo, secondo, contorno e vino costa poco più di 30 euro. «Nel primo, gestito dall’associazione tartufai del posto, si trovano piatti come la ciotola del tartufaio con funghi e tartufo, le tagliatelle al tartufo bianco grattugiato in vista, il risotto con le polpettine al tartufo nero. Nel secondo ci sono alcuni piatti più elaborati come la polentina soffice con occhio di bue di quaglia e tartufo nero, i tortelli di ricotta con burro e petali di tartufo bianco, il filetto di mora con patate e rosmarino con il tartufo o il risotto mantecato con il bitto-bagoss e il tartufo bianco».
La festa gastronomica dedicata al tartufo bianco nasce come manifestazione privata, quando verso la fine degli anni Ottanta l’associazione dei tartufai del paese allestiva uno stand gastronomico che interessava solo il centro di Sasso Marconi. «Oggi contiamo 90 espositori – prosegue Guidastri – la festa è organizzata dal Comune con le associazioni del territorio, la Pro Loco, la Provincia di Bologna e la Confcommercio locale». E se Sasso Marconi rappresenta il centro di Tartufesta, è a Savigno che si celebra l’eccellenza del tartufo bianco e dove passano necessariamente i cultori più sofisticati del prodotto.
Non solo tartufo, in ogni caso. Durante i giorni della kermesse si potranno consumare nei diversi stand gastronomici anche castagne, funghi, formaggi, salumi, miele, dolci montanari, vino e olio extravergine d’oliva delle colline sassesi. Anche perché il prezzo del frutto di una saetta di Giove si è alzato parecchio negli ultimi anni e ancora nel 2012 a causa della siccità: oggi un etto di tartufo bianco – la qualità più pregiata – costa tra i 200 e i 250 euro. Meglio va se ci si accontenta del tartufo nero, di qualità e prezzo inferiore.
Per chi volesse risparmiare senza perdersi le primizie della manifestazione ci saranno numerosi stand gastronomici in piazza, piccoli punti ristoro dove oltre agli assaggini al sapore di tartufo bianco si troveranno anche le pigelle, i borlenghi, le crescentine fritte o le pizze tipiche cucinate secondo le tradizioni bolognesi e dell’Appennino. E ovviamente dove c’è traccia di Giove non può esser troppo lontano Dioniso: così, le primizie al sapor di tartufo e gli altri prodotti locali saranno accompagnati dai vini delle cantine sassesi, altro orgoglio del territorio.
di Gianluca Schinaia