Grillo e Casaleggio. Renzi e Gori. E, naturalmente, Facebook e Zuckerberg. La democrazia 2.0 funziona così. Puoi parlare, puoi protestare, ma ci dev’essere dietro un imprenditore – un grosso imprenditore – a garantire il tutto. Mica una dittatura all’antica: una forma di garanzia, per così dire. Difatti sono padroni morbidi, tolleranti, pronti a lasciarti parlare finché non li metti proprio in discussione. E tu ti sfoghi.
E questa sarebbe Democrazia Due Punto Zero, quella che secondo il mio amico Mauro Biani in realtà è solo un demo, Demo-Crazia, il demo di Crazìa. E la vecchia release, quella in cui non solo eri autorizzato a dire la tua ma anche – almeno in teoria – a contare? E chi se la ricorda più. Quelli che ora hanno vent’anni, in realtà, non l’hanno mai conosciuta. Il traumatico Berlusconi, storicamente, serviva solo a far da transizione. Fra la democrazia all’antica e quella nuova.
Andare al mio vecchio seggio alla scuola elementare, tracciare un’onesta croce sul mio partito (non il mio Lìder, il mio Boss, il Capo: ma il partito, le idee), scrivere pure il nome di chi voglio votare, e poi chi ha più voti governa fino alla prossima elezione: andava bene finché eravamo polis, ma ora siamo tutti sudditi di Vespasiano – o, secondo i momenti, di Caracalla.
E se voto il corrotto? E se mi faccio pagare? E se i partiti votati non si mettono d’accordo? In questo caso va tutto a ramengo, amici miei, e ve lo meritate: adulti e vaccinati come siete, tocca a voi, e a nessun altro, decidere che cosa vi sta bene. Se avete bisogno di un robot, o di un tecnico, non siete più cittadini.
Monti e “Rengrillo”, in realtà, sono due facce della stessa medaglia. Non più democrazia, ma un’altra cosa. La colpa, naturalmente, non è la loro. E di chi allora? Guardati, caro lettore (non più elettore), guardati allo specchio…