A San Giuseppe Vesuviano, provincia di Napoli, il Popolo della Libertà ricandida in consiglio comunale Antonio Agostino Ambrosio, ex sindaco nella giunta azzerata nel 2009. Candidato primo cittadino, invece, l'omonimo Antonio Ambrosio, che in quella tornata elettorale era assessore al bilancio
A San Giuseppe Vesuviano – comune in provincia di Napoli e feudo del clan Fabbrocino, camorra di impresa e di sangue – si vota. Le elezioni del 28-29 ottobre decideranno la nuova compagine amministrativa che dovrà guidare il Comune dopo la gestione della triade commissariale. La giunta, infatti, è stata sciolta per condizionamento camorristico nel 2009, decisione confermata dal Consiglio di Stato. Il sindaco dell’ente azzerato per collusioni era Antonio Agostino Ambrosio, detto Tonino o’ biondo, una vita in politica. Era sindaco nel 1992. L’anno dopo, con un diverso primo cittadino, San Giuseppe fu sciolto per camorra, era il 1993. Un ventennio fa. Dopo l’ultimo scioglimento, dopo la condanna, con patteggiamento (pena sospesa) per concussione (1997), dopo aver girovagato diversi partiti, Ambrosio è tornato nel Pdl che ha deciso, nonostante tutto, di ricandidarlo nella lista a sostegno di Antonio Ambrosio, solo omonimo, che nella giunta sciolta per camorra nel 2009 era assessore al bilancio.
Nelle liste a sostegno del candidato sindaco anche altri esponenti della compagine sciolta per infiltrazioni della camorra. Tutti pronti a tornare in sella. Alla presentazione del candidato Antonio Ambrosio c’era anche il deputato Paolo Russo, presidente della commissione agricoltura, indagato in passato dalla distrettuale antimafia di Napoli e poi archiviato, così come il consigliere regionale Fulvio Martusciello, fratello del commissario Agcom Antonio. “Siamo gli uomini del cambiamento e del rinnovamento” il refrain della presentazione a cui ha preso parte anche Antonio Agostino Ambrosio che ha fatto gli onori di casa.
Nella proposta di scioglimento dell’allora prefetto di Napoli Alessandro Pansa, che trova ampio spazio nella relazione allegata al decreto di azzeramento dell’ente firmato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si leggeva: “Nello stesso periodo in cui il sindaco (Antonio Agostino Ambrosio) si presentava pubblicamente come uomo della legalità impegnato a difendere le istituzioni nei processi di camorra, egli, in via decisamente più occulta e riservata, stringeva patti e accordi, secondo quanto emerge dall’attività di indagine, con gli esponenti anche di spicco dei gruppi criminali”.
Nella relazione c’è spazio anche per la vicenda dei rifiuti con l’affidamento dell’appalto ad una società “risultata positiva ai controlli antimafia”. Altro capitolo quello dell’abusivismo edilizio: 1154 abusi accertati nel periodo 2000-2008 a San Giuseppe, con il silenzio di fronte alla devastazione messa in atto dal clan Fabbrocino. “L’accondiscendenza – si leggeva nella relazione – dell’apparato amministrativo e burocratico a tale stato di cose ha assunto livelli di particolare gravità avvantaggiando soggetti direttamente legati ad organizzazioni criminali, come nel caso della villa edificata in piano centro cittadino nelle vicinanze della casa comunale (a duecento metri, ndr) e nella disponibilità di un noto camorrista locale”. Il camorrista è Franco Ambrosio, detto ‘o scoccatore, detenuto all’ergastolo, uomo di spicco del clan. Lo scioglimento è un atto amministrativo e non ha comportato indagini penali neanche sul sindaco. La nuova legge, però, consente di proporre l’incandidabilità dell’amministratore responsabile dello scioglimento che salta un turno, una misura di natura preventiva. Il Tribunale di Nola, sezione civile, ha applicato la sanzione ad Antonio Agostino Ambrosio, ma il tempo e le tornate elettorali trascorse, secondo un pronunciamento della Corte d’Appello, hanno consentito all’ex sindaco di candidarsi.
A sostenere Antonio Ambrosio ci sono cinque liste, quella del Pdl, dove troviamo l’ex sindaco Antonio Agostino Ambrosio, e altre quattro. La prefettura ha dovuto cancellare due candidati che avevano riportate condanne passate in giudicato. I deputati e senatori del Pdl, durante il mandato di Antonio Agostino Ambrosio (biennio 2007-2009), avevano presentato numerose interrogazioni parlamentari per chiedere l’azzeramento dell’ente e denunciare le infiltrazioni dei clan. A distanza di pochi anni con il ritorno nel partito del biondo, tutto è rientrato come per incanto.