Era già indagato, ma oggi per Guido Ralph Haschke, l’intermediario svizzero-americano di Finmeccanica sospettato di essere l’uomo della mazzetta all’India nell’ambito dell’inchiesta sull’azienda, è stato arrestato. Iscritto nel registro degli indagati a Busto Arsizio (Varese) – dopo il trasferimento della Cassazione per competenza territoriale da Napoli – il manager è considerato un personaggio di rilievo nella vicenda della vendita dei 12 elicotteri di Augusta Westland all’India. Ma le manette per lui non sono scattate nell’ambito dell’indagine italiana, ora coordinata dal pm Eugenio Fusco, ma su ordine della procura federale di Lugano. L’autorità giudiziaria svizzera gli contesta l’accusa è riciclaggio.
Quando il 23 aprile scorso Hascke era stato perquisito nella sua villa con vista sul lago, alla presenza dei pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli allora titolari dell’inchiesta, il consulente si era sentito male. A fatica gli inquirenti svizzeri e italiani erano riusciti a farlo alzare scoprendo che, proprio sotto il letto, Haschke nascondeva carte delicate. Il documento più scottante però il professionista, originario di Torino, lo aveva custodito in casa della madre. I detective sapevano che il manager aveva “imboscato” delle prove perché il 3 marzo era stata intercettata una conversazione in cui l’uomo rivelava: “Io, comunque, già da mesi, tutta la documentazione dove c’è il nome Agusta Westland l’ho fatta sparire dall’ufficio, contratti compresi, e ho dato tutto a mia mamma”. Nell’indagine è indagato il presidente Giuseppe Orsi, che dopo il trasferimento dell’inchiesta in Lombardia da Napoli, è stato iscritto nel registro degli indagati di Busto Arsizio.
Secondo l’accusa – basata in parte sulle dichiarazioni di Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica e condensata in una recente informativa dei carabinieri del Noe – Augusta Westland Ltd “avrebbe riconosciuto loro un compenso complessivo di 41 milioni di euro, diventati poi 51”. Una somma che sarebbe lievitata, secondo quanto scrivono i carabinieri, per il rifiuto opposto da Haschke a Giuseppe Orsi, nel corso di un incontro a Lugano, “di sottrarre alla sua parte di compenso 10 milioni di euro da dare a Michel Christian (l’altro professionista considerato un mediatore, ndr), indicato come ‘uomo di Orsi’ che li avrebbe poi consegnati allo stesso Orsi”.
Al rifiuto di Haschke, dunque, “si pattuiva di aumentare il compenso dei due intermediari di altri 10 milioni di euro. Denaro, come detto – si legge nell’informativa del Noe – che sarebbe comunque tornato ad Orsi per soddisfare le richieste di alcuni partiti politici italiani, la Lega Nord e Cl (Comunione e liberazione), ed in particolar modo la Lega Nord, che lo avrebbero appoggiato per la sua nomina ad amministratore delegato di Finmeccanica (come raccontato a verbale anche da Borgogni, ndr) avvenuta poi effettivamente il 4 maggio 2011, in sostituzione del predecessore Piero Guarguaglini divenuto presidente del gruppo industriale”.