Alessio con “RaiTunes” hai innovato il modo di fruire e far conoscere la musica. Com’è nata l’idea di fare questo tipo di trasmissione interattiva?
Il mondo rispetto a quando sono nate le radio è cambiato. Radio 2 ha da qualche anno valorizzato i contenuti musicali e la sperimentalità. Ho pensato che si potesse, come una volta, portare la radio nelle piazze, nelle nuove piazze: quelle del web. Così ho cominciato usando la mia pagina facebook come centro in cui fare affluire gli ascoltatori che volevano proporre ‘dischi’ da suonare in radio. Solo che i dischi sono in realtà link a brani caricati nel web. Li posso chiedere, scegliere e cliccare in diretta radiofonica, è un’idea ‘avanti’: uso la radio per suonare il web. Ho proseguito associando alla trasmissione radiofonica, una ‘trasmissione’ di immagini, su raitunes.rai.it. Spesso sono artisti o immagini artistiche, che si formano nel tempo reale della trasmissione radio. Due canali paralleli, ma suggestivi e di contenuti che la radio non ospita mai.
Come consideri il panorama musicale italiano attuale?
Credo che abbia gli stessi problemi del paese: vecchio e provinciale. Ci sono artisti di talento, ma l’ambiente non induce a pensare che essere originali e moderni sia una scelta giusta. Il paese è stagnante, il pensiero è stagnante, i giovani nascono vecchi. Troppe mamme, troppi papi, troppi papponi, troppi padrini, troppa pizza, poco spazio per ‘muoversi’.
Nonostante la decadenza, ritieni sia auspicabile un rinnovamento, insomma, assistere alla nascita di qualcosa di nuovo?
Ho visto altri momenti come questo (il punk all’inizio degli anni 80, il rap degli anni 90…) dove la reazione dell’ambiente, soprattutto quello musicale, ha dato una scossa. Ma sono fuochi che non incendiano. Poi tutto si spegne. Non si può vivere sempre di emergenze, di governi tecnici che frenano prima del baratro, di artisti che reagiscono alla decadenza con la forza delle idee, ma non hanno soldi per vivere. Voglio un paese dove produrre idee nuove non sia una reazione disperata, ma una struttura della società. Non prevedo nulla di nuovo, ma i soliti corsi e ricorsi storici.
Un giovane musicista come dovrebbe porsi nei confronti dello strapotere del mercato discografico (in crisi anch’esso) e quali devono essere le vie da percorrere per tutelare il lavoro e la propria libertà artistica?
Un giovane musicista, innanzitutto, dovrebbe essere un musicista completo: non basta conoscere i software per fare musica, ma bisognerebbe avere studiato anche come suonare uno strumento e la teoria che ne consegue. Poi, dovrebbe avere occasione di imparare anche come funziona il marketing della produzione discografica: è importante essere consapevole di cosa succede della tua arte quando diventa ‘prodotto’. la libertà, artistica o meno, è un valore che si conquista sul campo, con la coerenza, l’onestà e la capacità di avere una visione, e il coraggio della propria follia.
L’artista che ti senti di consigliare scovato con “RaiTunes”?
Mi ha colpito molto Marco Cadioli: mentre in radio realizzavamo una giusta soundtrack, Cadioli realizzava dei viaggi astratti usando in tempo reale Google Earth. Cercatelo su YouTube, spiega meglio di tante parole.