L’onda di un tam-tam, striscioni apparsi in diverse città: Trasferte libere’, due parole, divise da uno spazio, il solco tra diminuzione e innalzamento delle garanzie costituzionali. Quali? Muoversi liberamente sul territorio nazionale, per andare allo stadio, rovesciando il teorema ‘tifoso uguale burbero segregato in libertà vigilata’, in attesa della legge sull’impiantistica sportiva, quando poi – probabilmente – nelle nuove arene del popolo ognuno (le società) deciderà per se, chi entra e chi esce, tra pubblico (pagante) gradito e sgradito, come in un club privè. E’ la legge del mercato, bellezza!

Così, per non restare indietro, sul web monta l’onta dei preclusi, gli indesiderati di oggi, gli spettatori interdetti di domani. Il popolo delle curve (o quel che ne rimane tra cappi, bavagli e mannaie di natura varia) urla al martirio del tifo organizzato, al calo delle presenze, al caro biglietti, con spalti spogli, restrizioni nell’aggregazione giovanile e proibizionismo per settori ospiti. Roba da legge emergenziale 2007 e circolari ferragostane d’era maroniana, parallele agli scandali (dal Capo della Polizia Manganelli trapelano delle ‘belle’ in arrivo su Scommessopoli, mentre Fifa e Interpol collocano in Cina la mente della piovra pallonara!), ai risarcimenti a suon di carte bollate (la Figc vuole 4 milioni dai rei di Calciopoli, la Juvene vorrebbe 443 dalla FIGC!) e alla cannibalizzazione del prodotto (la finalissima tricolore a Pechino non fa più notizia, così come guerrilla marketing e palinsesto ‘spezzatino’) che pone il neo-calcio (eureka!) in piena crisi di identità!

Segnali in contromano, però, non mancano. Dal basso, nel sottobosco frastagliato dei vasi comunicanti, tra curve ‘pericolose’ e associazionismo segmentato, c’è persino chi auspica la rianimazione del nobile giocattolo. Supporter Direct Europe – tra i più attivi nel vecchio continente – teorizza l’avanguardismo di nuove sfide, tra partecipazione, liberalizzazioni e accessibilità per tifosi nouvelles frontieres: il 7 Novembre, dopo l’incontro a Nyon con la UEFA, una delegazione di aficionados sarà al Parlamento Europeo di Bruxelles. All’ordine del giorno, “la governance dei club, travagliata spesso da difficoltà finanziarie e profonde separazioni tra staff dirigenziali e tifosi”. Obiettivo? Migliorare l’efficienza del sistema calcio, costruendo forme di dialogo con la base. Come dire: “uomo libero? Si, tifoso”. In pratica, dopo lo sfacelo dissennato degli ultimi anni, prima del default si tenta il ribaltone. Rifare del ‘cliente’ semplicemente un ‘tifoso’, da escluso ad incluso, da ospite a padrone di casa.

Governance, azionariato popolare, rappresentatività e trust sono le battaglie del futuro, un percorso di crescita già avviato nei paesi a cultura calcistica avanzata. Su invito di Roma Capitale e Fondazione Gabriele Sandri, domenica 21 Ottobre (ore 15 in pieno centro storico, nei giardini al lato di Piazza Venezia) all’interno della manifestazione capitolina Spqr Sport Day, modererò un dibattito tra esperti del settore e addetti ai lavori. Tema? ‘Il tifoso del terzo millennio’, quale ruolo, margini di crescita e spazi di manovra nella giungla della tribù. Vedremo cosa ne uscirà fuori.

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