La celebrazione della Festa del Sacrificio nel centro islamico di Parma deve essere vietata. Lo chiedono a gran voce artigiani, lavoratori, residenti e proprietari di immobili del quartiere Pip di via Mantova, l’area artigianale a nord della città dove ha sede la moschea.

In un appello firmato in due giorni da 108 persone e inviato alle massime istituzioni cittadine, dal sindaco al questore e al prefetto, fino al ministro degli Interni, il Comitato degli artigiani del quartiere guidato dal presidente Cesare Piazza chiede di fermare la celebrazione della ricorrenza, che si dovrebbe tenere nel luogo di culto di via Campanini tra il 25 e il 28 ottobre. Una questione di sicurezza, si spiega nel documento, dovuta in particolare all’affluenza di fedeli prevista.

A dare fondamento ai timori manifestati ci sarebbe un precedente: lo scorso 19 agosto per la chiusura del Ramadan, argomentano i firmatari, nella sede di via Campanini “si sono riunite oltre duemila persone, affollando il quartiere con i rispettivi mezzi di trasporto”.

“Considerati i problemi di ordine pubblico e sicurezza verificatisi in occasione della recente festa di chiusura del Ramadan – si legge nella lettera – siamo a formulare la presente, al fine di chiedere il vostro intervento onde scongiurare il ripetersi di situazioni analoghe a quella menzionata e tutelare la sicurezza di tutti coloro che, come gli scriventi, vivono e/o lavorano nel quartiere”.

All’appello scritto sono allegate le foto dell’ultima celebrazione del Ramadan e vengono elencati i disagi provocati dall’arrivo di tante persone nel quartiere: disordini alla circolazione stradale, ma anche pericolo per i fedeli che frequentano il centro. Anche perché, fanno notare gli artigiani, l’immobile dell’Associazione islamica sarebbe un “mero magazzino-deposito, nel quale la presenza delle persone dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario alle operazioni di carico-scarico delle merci”. 

Inoltre nel capannone non ci sarebbero i necessari “requisiti di sicurezza e salubrità” per i frequentatori, da porte e finestre adeguate a vie di fuga in caso di incendio, e in ogni caso, sottolineano i membri del Comitato, la sede di via Campanini “sarebbe comunque idonea ad accogliere un numero di persone non superiore alle 660 unità”. Tra le criticità sottolineate c’è anche l’ubicazione del capannone all’interno di un “immobile a schiera ed in una strada stretta”, con il rischio che eventuali incidenti potrebbero ripercuotersi anche agli edifici adiacenti. Senza contare che via Campanini è una strada chiusa, che rende difficile l’accesso di eventuali soccorritori, “soprattutto in considerazione del fatto che i veicoli dei frequentatori del capannone dell’Associazione islamica vengono parcheggiati pressoché ovunque, in totale spregio delle norme del codice della strada”.

La guerra al centro islamico va avanti da diversi anni a Parma, da quando la giunta di Pietro Vignali aveva spostato il luogo di culto dall’Oltretorrente, in pieno centro città, alla zona periferica dietro via Mantova. Una presenza a cui gli artigiani della zona si sono sempre opposti a suon di querele e battibecchi. Sulle irregolarità della moschea nel capannone di via Campanini si erano espressi il Tar e il Consiglio di stato, ma il risultato è che per il centro islamico non c’è ancora una nuova sede, che a questo punto dovrebbe essere individuata dall’amministrazione 5 stelle. “E’ una questione delicata di cui dovremo occuparci al più presto” promette l’assessore alla Sicurezza Cristiano Casa.

Intanto però la richiesta pressante dei “vicini di casa” del centro è ben precisa: evitare che riaccada quello che è successo per il Ramadan, visto che “una situazione di pericolo analoga si ripeterà in occasione della Festa del Sacrificio”.  Con l’aggravante che questa volta i festeggiamenti si svolgeranno in giorni e orari lavorativi.  “Ai rischi legati all’utilizzo dell’immobile – scrivono i firmatari della lettera – si aggiungeranno i pericoli legati all’affollamento delle vie circostanti, in orari che vedranno la contemporanea presenza di autoarticolati e mezzi pesanti diretti alle varie ditte del quartiere artigianale Pip di via Mantova e operai al lavoro”. Una situazione di sovraffollamento che a detta dei diretti interessati metterebbe in pericolo i lavoratori della zona in caso di incidenti in una delle ditte. E che per questo, secondo il Comitato, richiede un intervento urgente delle istituzioni.

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