Chiamato in causa nei giorni scorsi dall'ex sindaco di Milano, il regista risponde: "Non conosco la fanciulla. Mi sarebbe piaciuto scritturare anche l'ex ministro. Il sindaco di Firenze? Ha una faccia vagamente porcina, perfetta per la mia opera"
“Non basta un bel culo per far carriera se non c’è una mano che lo spinge avanti” dice Giovanni Brass detto Tinto, nipote di pittore, assistente di Ivens e Rossellini, osservatore dal buco della serratura delle chiavi d’accesso all’erotismo contemporaneo e all’erotismo in calze nere e auto blu. A quasi 80 anni, l’autore di “impotenti esistenziali”, il teorico della schiena digradante: “Meglio passare ai posteriori che ai posteri”, il filosofo del paragone eiaculante : “Le primarie stanno alle elezioni come i preliminari all’orgasmo” osserva le memorie di Hardcore con gaudente disillusione.
Ha visto Brass? L’ex sindaco di Milano Albertini la convoca.
Vorrebbe che chiamassi Nicole Minetti per un film. Io sarei anche d’accordo, ma non conosco la fanciulla.
Ricorda la parabola del culo e del futuro?
Come posso dimenticare? Nel culo c’è il destino delle persone e in quello della signorina Minetti, vedo un grande avvenire. Un mondo, un giardino di delizie, gioie e meraviglie.
Allora è fatta?
Non lo so. Bisognerebbe parlarle. Mi sarebbe piaciuto proporre un ruolo anche a Mariastella Gelmini, con quegli occhiali castigati e quell’aspetto da professoressa morbosa dalla doppia vita. Ma non conosco neanche lei e temo rimarrà solo un’aspirazione.
Berlusconi aveva trasformato Arcore in un set boccaccesco?
Lo spero per lui, ma non so se sia del tutto vero. Un conto è la realtà, altro la rappresentazione. Bisogna fare la tara alle millanterie, radiografare le panzane.
È stato fermo con le mani?
Quello no, che Berlusconi le mani le abbia usate, è fuor di dubbio. Non so fino a che punto, ma le ha messe.
Sul culo?
Anche, sicuramente. In questo atteggiamento è stato positivo, simpatico, in altre circostanze molto meno.
L’ha delusa che in aula abbia negato tutto sulla natura degli incontri ad Arcore?
Berlusconi è Berlusconi, ha interessi da difendere. Mi duole che non abbia capito quanto la virata scopereccia appassioni gli italiani. La gente apprezza quel suo lato caratteriale. Anche le donne.
Ne è certo?
Certissimo. Apprezzano e condividono.
A sinistra?
Oscurantismo totale, repressione. Per anni ci hanno costretti a osservare le gonne lunghe della Iotti. Penitenza infinita.
L’osservazione della politica la diverte?
Mi interessa sempre indagare la politica spettacolo sul piano erotico, ma mancano gli interpreti ahimé.
Non ci dica che in questi anni si è annoiato?
Magro piacere, divertimento modesto. Alla lunga ha prevalso la noia. La superficialità. Latita il romanzo balzachiano, l’arte, la passione.
Berlusconi sarebbe stato un buon padrone del bordello?
Non so. Il padrone del bordello può avere delle forme di gaudio al di là del duro lavoro quotidiano, quindi forse sì.
E la Santanchè? Un tempo la incuriosiva.
Anche oggi. Simpatica, scatenata, bella donna, manda segnali accattivanti.
Un ruolo per un film?
Non Nanà, è troppo grande.
Quando Dominici era sindaco di Firenze lei voleva assoldarlo.
Non ci riuscii, ma era un bel ragazzo.
Ora c’è Renzi.
Faccia vagamente porcina, perfetta per una mia opera. Mi pare sufficientemente spiritoso, lo chiamo?
Auguri. Ruoli per le ministre del governo Monti?
Nada de nada. Monti è così triste, le sue ministre sono in linea. Tra quei banchi, garantisco, non si scopa mai. Da questo punto di vista, meglio, molto meglio Berlusconi.
da Il Fatto Quotidiano del 20 ottobre 2012