“Bella scemenza non fare votare i sedicenni”, scrive il segretario nazionale dei Giovani democratici, Fausto Raciti sul suo profilo di Facebook . La regola delle primarie del centrosinistra che impedisce ai minorenni di recarsi ai gazebo per scegliere il candidato premier della coalizione Pd-Sel-Psi – come avviene ininterrottamente dal 2007 – fa andare su tutte le furie non solo Matteo Renzi, ma anche l’intera organizzazione giovanile democratica, che invece da tempo di è schierata compattamente con Pierluigi Bersani e che con il sindaco di Firenze in genere simpatizza davvero poco. L’ultima mossa dei Garanti però è riuscita a scatenare, in un organizzazione fin qui “sempre fedele” alla linea del partito, una vera e propria “sommossa” che parte dai vertici nazionali del movimento under30 e si propaga sui territori.
Secondo Fausto Raciti è “un errore privare della partecipazione una generazione che in questi anni ha tanto contribuito alla vita pubblica italiana, spesso ponendo temi in sintonia con la nostra agenda politica, e alla quale i candidati alle primarie devono delle risposte”.
Poco dopo ad alzare la voce è la federazione di Roma. “Siamo nettamente contrari alla scelta compiuta dai Garanti nazionali delle primarie”, attaccano il segretario ed il presidente dei Gd capitolini, Domenico Romano e Francesco Di Giovanni. “Non sappiamo perché questa decisione sia stata adottata, ma la riteniamo politicamente sbagliata. Pensiamo che coinvolgere questa fascia d’età sia importante per la vita democratica del paese. Segnaliamo inoltre che in altre occasioni la partecipazione di questi ragazzi era stata garantita. Noi pensiamo che se c’è una generazione che vuole partecipare, e partecipare nel centrosinistra, va accolta a braccia aperte e non esclusa con formalismi giuridici inutili”. Ma dichiarazioni e segnali di protesta arrivano da tutta Italia. La speranza a questo punto è che, dopo il polverone, i garanti facciano un passo indietro e “che tale scelta venga modificata al più presto”.
Alcuni militanti sul web intanto tirano fuori anche le parole pronunciate da Massimo D’Alema nel 2007, prima delle consultazioni che incoronarono Veltroni alla guida del Pd e che per la prima volta consentirono ai minorenni di recarsi ai seggi e di candidarsi. Per l’allora ministro degli Esteri quella di abbassare a 16 anni l’età degli elettori per le primarie era “una buona idea” perché “ormai le persone a 16 anni sono perfettamente in grado di scegliere”. Evidentemente a distanza di quattro anni i vertici del Pd hanno cambiato idea.