“Certo, se fossimo in grado di guardare dentro l’animo umano non esisterebbe l’istituto del divorzio…”. Antonio Di Pietro, presidente dell’Idv, usa il diritto civile per respingere al mittente i dubbi sulle scelte sbagliate di uomini e donne del suo partito “finiti” in procedimenti penali. Gli ultimi casi sono quelli di Marylin Fusco, vice presidente della Liguria indagata per abuso d’ufficio e già dimessa e di Vincenzo Maruccio capogruppo alla regione Lazio indagato per peculato – la Procura di Roma gli contesta l’appropriazione di 700 mila euro – nello scandalo che ha travolto (soprattutto) i consiglieri del Pdl della Pisana e costretto alle dimissioni la presidente Renata Polverini. “Una pecora nera – dice in una intervista al Corriere della Sera a proposito dell’ex capogruppo – può capitare in tutte le famiglie” ma “gli ho dato 3 ore per dimettersi e lo ha fatto in 20 minuti. Ora senza scudo sta collaborando con il suo giudice”. Ma, aggiunge, “più che chiedere certificato penale, carichi pendenti e passato immacolato non si può. Certo, si potrebbe sempre usare il Pentothal”.

La creatura politica dell’ex pm di Mani Pulite, erosa nei consensi dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ed esclusa dal Pd che ha scelto Vendola come alleato, sembra rischiare grosso alla prossime elezioni. E così Di Pietro tira fuori dal cilindro l’idea del consenso informato. “Faremo come Santa Romana Chiesa...Proporremo, in anticipo sulla data della divulgazione delle liste, delle pubblicazioni con i nomi dei candidati. Così chi ha da dire qualcosa lo dovrà fare subito, prima del fatidico sì…”. Con questa nuova regola il leader dell’Italia dei Valori tenta di evitare altre “pecore nere”. Impossibile non ricordare, una su tutte, Sergio De Gregorio, passato al Pdl ma coinvolto in ben due inchieste, ma salvato dall’Aula del Senato dagli arresti domiciliari.  Anche se sul senatore Di Pietro non ci sta: “… ha avuto problemi con la giustizia da quando è passato con Forza Italia”. Nel carnet delle “pecore nere” non possono mancare Scilipoti e Razzi: “Ma perché ce l’avete sempre con gli stessi? Hanno cambiato casacca 161 deputati e 75 senatori. E allora parliamo anche dei Calearo e di tutti gli altri… Razzi era uno che faceva l’operaio in Svizzera, non aveva precedenti penali, mai fato politica…”

Quanto ad alleanze e legge elettorale il leader dell’Idv sottolinea che “dicono che siamo brutti, sporchi e cattivi perché ci siamo opposti per primi a Monti. Ora gli altri ci vengono dietro”. E a chi gli parla di sondaggi negativi (chi non è coalizzato deve superare lo sbarramento del 5%, ndr) “rispondo ‘zitto e nuota’“, anche se “nella nuova legge elettorale ci sono tre sbarramenti: uno pro Lega, uno pro Sel e uno ad escludendum contro l’Idv”. In ogni caso, sul rapporto col Pd “ho chiesto di dare un contributo. Ho scritto a Bersani ma non ha ancora risposto”. Intanto il premio di maggioranza del 12,5%, gradito ai Democratici, non piace a Di Pietro: “Una cosa è puntare al governo del Paese con un programma solido, altro è mirare a spartirsi il premio e magari, visto che gli accordi di faranno dopo le elezioni, ci sarà un pezzo di alleanza che va all’opposizione”. 

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