Twitter e Facebook traboccano di commenti contro De Martino. Don Patriciello: “Se questo 'incidente' però è servito a far accendere ancora di più i riflettori sull'emergenza ambientale in provincia di Napoli per me non c'è alcun problema". Il sito denuncia party d'addio del rappresentante del governo dopo le esequie della vittima innocente di camorra
Signori si nasce diceva Totò, il principe Antonio de Curtis, e per i social network “il prefetto di Napoli non lo nacque”. La sfuriata contro un prete anticamorra, il parroco di Caivano don Maurizio Patriciello, reo di essersi rivolto al prefetto di Caserta, Carmela Pagano, chiamandola signora, ha fatto indignare la Rete. Twitter e Facebook, dopo che il video del pesante e prolungato rimbrotto ha fatto il giro del web, traboccano di commenti feroci contro Andrea De Martino, tralasciando le ironie sul mancato uso del congiuntivo. C’è chi come itermentis@itermentis cinguetta: “Il #prefetto di #Napoli Andrea De Martino è il perfetto esempio di come lo stato umilia e mortifica chi combatte per un mondo migliore” o come Andrea Alfano@laccio si chiede: “ma il prefetto de martino dopo questa figuraccia si scusa o si dimette???”. Anche la Reteviola, movimento della società civile, lascia un tweet: “Il rispetto si merita… non si impone” schierandosi con il sacerdote.
Su Fb in molti chiedono le dimissioni: “Il Prefetto di Napoli che si infuria con il parroco anticamorra di Caivano perché ” ha osato “chiamare signora la Prefetto di Caserta se ne deve andare subito a prescindere” scrive Mirko Mazzali, avvocato e consigliere Sel in comune a Milano. Per citarne uno di tanti. Ma tra i moltissimi stati indignati, contro quella che è apparsa gratuita arroganza del rappresentante del governo per la provincia di Napoli, compare anche la denuncia di fanpage.it. Che raccoglie la protesta di due esponenti dei Verdi in Campania e mette on line una foto con una schiera di auto blu parcheggiate in piazza del Plebiscito, in cui è quasi vietato anche passare.
Il 19 ottobre racconta fanpage “c’è uno strano via-vai di automobili. Strano perché la piazza è da oltre quindici anni chiusa al traffico veicolare. Che ci fa quella schiera di vetture parcheggiate sotto Palazzo Reale? Qualche ora dopo sono due esponenti del partito politico dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli e Carmine Attanasio a denunciare pubblicamente cos’è accaduto: c’è stata la festa d’addio di Andrea De Martino, il prefetto di Napoli che fra qualche giorno andrà in pensione. ‘Dal Comune ci hanno comunicato che non c’è alcuna deroga o permesso per parcheggiare auto pubbliche o private nell’area pedonale – spiegano Borrelli e Attanasio -. E troviamo incredibile che il festone del Prefetto – continuano i Verdi – non sia stato rinviato nonostante capitasse proprio nel giorno dei funerali dell’ultima vittima innocente dei clan, Pasquale Romano’”. Una morte, quella di un innocente incensurato ucciso per sbaglio, che ha suscitato indignazione in città e non solo e ha riacceso i riflettori del Viminale su Napoli e provincia. “Si tratta dello stesso prefetto finito nella bufera per via di un video nel quale umilia pubblicamente un sacerdote di provincia” sottolinea fanpage.
Il prefetto di Napoli, in una nota definiva ieri (48 ore dopo l’incidente diplomatico avvenuto giovedì 18 ottobre, ndr) quanto accaduto come “un incidente di lavoro davvero spiacevole, lo riconosco, chiusosi però sul momento e suggellato a Cardito, in occasione del funerale della giovane vittima Pasquale Romano, quando intravisto don Patriciello di spalle, l’ho avvicinato facendogli una carezza sulla nuca. Don Patriciello conosceva il prefetto Carmela Pagano ed il suo ruolo perché era stata ricevuto in più occasioni presso la prefettura di Caserta. Pertanto, dopo averla chiamata per ben tre volte signora ho ritenuto doveroso invitare don Patriciello a rivolgersi al responsabile della prefettura di Caserta utilizzando il titolo di prefetto, perché riconoscesse nel suo interlocutore, agli occhi tutti, il ruolo e le responsabilità che sono affidate al rappresentante di governo. Se qualcuno si fosse rivolto a don Patriciello, appellandolo come signore – aggiunge il prefetto De Martino riconoscendo al sacerdote la capacità di impegnarsi attivamente nella difesa dell’ambiente – avrei chiesto ugualmente il rispetto per le istituzione che rappresenta e per le funzioniche svolge e sono certo che nessuno avrebbe avuto nulla da ridire”.
Le richieste di dimissioni non arrivano solo dal web. ”Con il suo comportamento indegno il prefetto di Napoli De Martino ha dimostrato che per lui l’appellativo signore è persino esagerato. La sua arroganza, l‘incredibile aggressione verbale verso un uomo come Maurizio Patriciello impegnato in prima linea nella difesa del diritto e della legalità, sono incompatibili con il ruolo di servitore dello Stato: deve dimettersi, se non lo fa ci auguriamo che venga rimosso e assegnato a un incarico adeguato alle sue capacità – dicono i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante -. Rappresentare lo Stato, la legge in un territorio delicato come Napoli è un compito che richiede saggezza, equilibrio, rigore. De Martino, prima con la sceneggiata di ieri e poi rivendicandola oggi, ha dimostrato di non possedere nessuna di queste doti: o lui ne prende atto, o è bene che chi può lo costringa a farlo”.
Dall’altra parte il sacerdote prova quasi imbarazzo a ritornare sull’argomento dicendosi, invece, particolarmente preoccupato per i crimini ambientali che si consumano nella cosiddetta “terra dei fuochi”. Solo nell’ultimo anno sono state controllate oltre 3500 persone ed 800 quelle che sono state denunciate o arrestate. “Se questo ‘incidente’ però è servito a far accendere ancora di più i riflettori sull’emergenza ambientale in provincia di Napoli – dice ancora il prete – per me non c’è alcun problema”. Il sacerdote tiene a chiarire che non era sua “intenzione di mancare di rispetto al prefetto di Caserta chiamandola solo signora e non signor prefetto. Non mi sarei mai permesso”. Signori si nasce, appunto.