A Parma Matteo Renzi sbarca nello stesso giorno in cui vengono presentati i comitati provinciali di Sel a sostegno di Nichi Vendola e quelli pro Pierluigi Bersani. Il cinema Astra è sold out già un’ora prima dell’arrivo del candidato: 400 persone in platea ed altrettante fuori, di fronte al maxischermo allestito nel piazzale esterno.

Pochi i volti noti del Pd nella città in cui il partito è stato battuto dai Cinque stelle alle amministrative candidando Vincenzo Bernazzoli, il presidente della Provincia esperto amministratore del territorio, ritornato poi sulla sua poltrona dopo la sconfitta. Bernazzoli non c’è, così come non ci sono gli altri colleghi della vecchia guardia, che invece non erano mancati alla partenza della campagna di Pierluigi Bersani a Bettola.

Ad applaudire e stringere la mano al primo cittadino di Firenze ci sono invece tanti cittadini, tesserati Pd stanchi di come vanno le cose nel partito e in prima fila c’è anche l’imprenditore Gian Paolo Dallara dell’omonima casa automobilistica. Presenziano “perché si tratta pur sempre del Partito democratico” i neosegretari Diego Rossi e Carla Mantelli, ma a fare gli onori di casa è il consigliere regionale Gabriele Ferrari, promotore della nascita della corrente renziana nel territorio, che a Parma conta già dieci comitati.

Gli altri esponenti locali invece disertano l’appuntamento. Del resto, Renzi sulle scelte e sull’atteggiamento del Pd di Parma, non nasconde le sue riserve: “La vittoria di Grillo a Parma è dovuta a un errore di sottovalutazione del Pd, che prima del ballottaggio si è lasciato andare anche a dichiarazioni discutibili – ha detto il candidato a margine dell’incontro, riferendosi alle parole di Bernazzoli che aveva definito la sfida con Pizzarotti una partita contro una squadra di serie B – è stato un atto di arroganza e di superficialità”. Per quanto riguarda il sindaco Federico Pizzarotti, Renzi non si sbilancia: “Sono un sindaco anche io e ho il massimo rispetto per un collega, gli auguro di fare un buon lavoro”. 

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