La cifra è virale. Non c’è post, articolo, dossier sul tema della corruzione che non la ripeta. Si trova su Repubblica, Libero, il Sole 24 Ore e, sì, anche sul Fatto Quotidiano. E’ approdata perfino all’estero: c’è cascata la Reuters, e perfino il Washington Post. Insomma, sembra essere diventata una delle poche certezze in Italia – non da esserne fieri – che la corruzione nelle pubbliche istituzioni costi 60 miliardi di euro ogni anno, ossia il 3% del prodotto interno lordo italiano. Quasi il triplo della manovra ‘salva-Italia’.
La verità, però, è che questi numeri sono infondati, risultato di un calcolo superficiale e distratto, che ha avuto però il merito di suscitare interesse in quella che forse è la più grande piaga d’Italia. Scopriamone la genesi con un po’ di fact-checking.
Nel 2004 la Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto sui costi economici della corruzione nel mondo. L’analisi ha stimato che il valore delle tangenti pagate ammontava a 1 trilione di dollari, il 3% del Pil mondiale all’epoca. Tanto è bastato a qualcuno per immaginare un’analogia: se è il 3% del Pil del mondo, sarà anche 3% del Pil italiano: per l’appunto circa 60 miliardi. La stima è poi stata pubblicizzata come il costo totale (quindi non solo delle tangenti) della corruzione italiana.
La cifra non è esatta per due motivi. In primo luogo, è ingenuo pensare che il tasso dei costi di corruzione rispetto al Pil non vari da paese a paese. In secondo luogo, 60 miliardi di euro sembrano essere troppi anche per l’Italia, se paragonati alle cifre dell’UE. La Corte Europea stima che i danni causati dalla corruzione raggiungono i 120 miliardi per l’intera Unione. Siamo un paese corrotto, ma probabilmente non abbastanza da contribuire a metà dei costi.
La morale è che le stime dei fenomeni sommersi sono quasi sempre da prendere con le pinze. Problemi come la corruzione o la criminalità organizzata sono incredibilmente difficili da misurare, proprio perché spesso non si hanno abbastanza dati su di essi. Lo stesso Servizio Anticorruzione del Dipartimento della Funzione Pubblica se ne rende conto, evidenziando (nella sua Relazione al Parlamento 2010, p.9) l’impossibilità pratica di stimare il valore economico della corruzione in Italia. Semplicemente non sappiamo quante tangenti sono passate sottobanco.
Non sono solo i costi economici a rimanere sotto l’ombra. In realtà non sappiamo molto neanche su quanto realmente la corruzione sia diffusa nelle pubbliche istituzioni. Ne parliamo nel nostro ultimo lavoro, che trovate anche qui sotto.
Dopo aver chiarito cosa si intende per corruzione e come se ne occupa la legge italiana attuale, parleremo dei pregi e difetti di alcune delle misure usate per capirne la diffusione nel nostro Paese. Restiamo con un velo di incertezza, ma che non ci impedisce di agire. Sappiamo infatti che ce n’è tanta, ogni indicatore sembra essere d’accordo su questo, anche se non otteniamo cifre esatte. Tanto basta, ad ogni modo, per dichiarare una volta per tutte il via a una serrata lotta al cancro storico italiano.