Sono passati oltre tre anni da quando la legge per “la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi” fu approvata al Senato. Adesso, dopo una gestazione pachidermica in Commissione Cultura alla Camera, è tornata a Palazzo Madama per il via libera definitivo. Ma forse la cosiddetta ‘Legge sugli stadi‘ non è mai stata tanto lontana dal traguardo. Il Pd ha deciso che non la voterà. Almeno non nella forma in cui è passata alla Camera. Ed è pronto a dare battaglia contro i passaggi più discussi dove si anniderebbe il rischio di speculazioni edilizie.
“Questo testo fa schifo. Ed è pericoloso”, tuona senza mezzi termini Francesco Ferrante, senatore Pd che segue da vicino la questione. Roberto Della Seta, Capogruppo della Commissione Ambiente e territorio, spiega a ilfattoquotidiano.it la posizione ufficiale del partito: “Il disegno di legge oggi tradisce completamente il suo obiettivo dichiarato: nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi. E’ contraria a tutti i nostri principi in tema di sviluppo del territorio e tutela dell’ambiente. Per questo la linea del gruppo del Pd al Senato e della Presidente Anna Finocchiaro è che la legge così com’è noi non la voteremo”.
Al centro del dibattito sono i soliti punti, su cui si discute ormai da mesi: la possibilità di costruire a corollario dell’impianto sportivo senza limiti di cubatura o tipologia; le procedura di assegnazione diretta del terreno e dei lavori; la capienza degli stadi; la tutela dei vincoli urbanistici. Così il Pd nelle scorse settimane ha presentato ben 26 emendamenti (dieci i firmatari totali: Della Seta, Ferrante, De Luca, Di Giovan Paolo, Mazzuconi, Monaco, Perduca, Poretti, Ranucci, Filippi). Un attacco diretto al disegno di legge in tutti i suoi passaggi essenziali. Altri 17, di contenuto sostanzialmente analogo, ne ha presentati l’Idv (Giambrone, Bugnano, Pardi). Fossero approvati, il risultato sarebbe di smontare il testo approvato alla Camera: realizzare nuovi stadi resterebbe certo possibile ma non sarebbe più il grande affare che i costruttori si aspettano.
Il vero nodo, comunque, è l’edilizia residenziale: per il Pd la prospettiva che insieme allo stadio sorgano interi nuovi quartieri in deroga alle ordinarie procedure di costruzione è inaccettabile. Ferrante è categorico a riguardo: “Molti parlano a sproposito della questione, dicono che il Pd vuole affossare la legge. Non è così: noi siamo favorevoli alla realizzazione di impianti di proprietà. Ma qui gli stadi sono solo il ‘cavallo di Troia’ per legalizzare clamorose speculazioni di cui noi non vogliamo essere complici. Si tratta di un regalo della politica a poche persone che hanno un nome ed un cognome”. Che Della Seta non ha paura di fare: “Si sa chi sono i presidenti di società calcistiche interessati a grandi speculazioni col pretesto del nuovo stadio: in primis Lotito della Lazio, ma anche gli americani della Roma, De Laurentiis del Napoli, Zamparini del Palermo”.
Adesso è il momento della quiete prima della tempesta. Gli emendamenti devono ricevere il nulla osta dalla Commissione bilancio, che però è impegnata e ancor di più lo sarà nei prossimi giorni con la Legge di stabilità. L’intenzione di accelerare c’è, ma sarà impossibile farlo nell’immediato. C’è tempo dunque per le manovre: si cerca un accordo, soprattutto con il Pdl. Una fonte interna al partito rivela che in cambio dell’eliminazione dal documento di ogni riferimento all’edilizia residenziale il Pd sarebbe pronto a far cadere tutti gli altri emendamenti. Ci sarebbe poi anche un piano B: se ciò non fosse in alcun modo possibile, il Pd punterebbe ad inserire un vincolo di volumetria per le costruzioni a corollario dello stadio; o magari l’obbligo di passare per una gara d’appalto. La linea, comunque, è quella di rifarsi alle normative europee, che per la realizzazione di impianti sportivi permettono l’assegnazione diretta di terreno e lavori al soggetto proponente, per edifici di tutte le tipologie tranne che residenziali. Anche perché questo significherebbe avere una carta in più da giocare: “Se anche la legge dovesse passare potremmo impugnarla davanti alla Corte Europea“, minaccia Ferrante.
I margini per trovare un compromesso sono oggettivamente ristretti: la legge interessa molto proprio in virtù di certi aspetti. E il Pd non ha intenzione di fare sconti, anzi. “Fosse per me questa legge dovrebbe morire in Senato”: le parole di Della Seta non lasciano adito a dubbi. E il senatore rincara la dose, con riferimento anche alle dinamiche interne al partito: “E’ un tema che muove grandi appetiti. E siamo consci che la Camera ha approvato il testo all’unanimità: forse i nostri colleghi hanno un po’ sottovalutato la questione. Ma adesso vigileremo affinché in Commissione non ci siano colpi di mano e tutti i membri del Pd, anche chi in passato ha difeso questa legge, rispettino il mandato ricevuto dalla Presidenza”. Verosimile, quindi, che si arrivi in Aula . Lì i voti contrari del Pd non basterebbero da soli per bocciare la legge. Ferrante, però, si mostra sicuro: “Non credo che saremo da soli: l’Idv dovrebbe appoggiarci e sono convinto che anche pezzi di altri gruppi potrebbero votare con noi…”. La conta finale è una prospettiva concreta. In Senato si affilano le armi: presto sulla legge sugli stadi sarà guerra. Di trincea.
Home Sport
“E’ un favore a Lotito, Zamparini e De Laurentiis”: Il Pd contro la legge sugli stadi
Roberto Della Seta, capogruppo democratico della Commissione Ambiente e territorio, ha annunciato che il suo partito voterà contro il ddl a Palazzo Madama: "Nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi e di speculazioni edilizie"
Sono passati oltre tre anni da quando la legge per “la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi” fu approvata al Senato. Adesso, dopo una gestazione pachidermica in Commissione Cultura alla Camera, è tornata a Palazzo Madama per il via libera definitivo. Ma forse la cosiddetta ‘Legge sugli stadi‘ non è mai stata tanto lontana dal traguardo. Il Pd ha deciso che non la voterà. Almeno non nella forma in cui è passata alla Camera. Ed è pronto a dare battaglia contro i passaggi più discussi dove si anniderebbe il rischio di speculazioni edilizie.
“Questo testo fa schifo. Ed è pericoloso”, tuona senza mezzi termini Francesco Ferrante, senatore Pd che segue da vicino la questione. Roberto Della Seta, Capogruppo della Commissione Ambiente e territorio, spiega a ilfattoquotidiano.it la posizione ufficiale del partito: “Il disegno di legge oggi tradisce completamente il suo obiettivo dichiarato: nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi. E’ contraria a tutti i nostri principi in tema di sviluppo del territorio e tutela dell’ambiente. Per questo la linea del gruppo del Pd al Senato e della Presidente Anna Finocchiaro è che la legge così com’è noi non la voteremo”.
Al centro del dibattito sono i soliti punti, su cui si discute ormai da mesi: la possibilità di costruire a corollario dell’impianto sportivo senza limiti di cubatura o tipologia; le procedura di assegnazione diretta del terreno e dei lavori; la capienza degli stadi; la tutela dei vincoli urbanistici. Così il Pd nelle scorse settimane ha presentato ben 26 emendamenti (dieci i firmatari totali: Della Seta, Ferrante, De Luca, Di Giovan Paolo, Mazzuconi, Monaco, Perduca, Poretti, Ranucci, Filippi). Un attacco diretto al disegno di legge in tutti i suoi passaggi essenziali. Altri 17, di contenuto sostanzialmente analogo, ne ha presentati l’Idv (Giambrone, Bugnano, Pardi). Fossero approvati, il risultato sarebbe di smontare il testo approvato alla Camera: realizzare nuovi stadi resterebbe certo possibile ma non sarebbe più il grande affare che i costruttori si aspettano.
Il vero nodo, comunque, è l’edilizia residenziale: per il Pd la prospettiva che insieme allo stadio sorgano interi nuovi quartieri in deroga alle ordinarie procedure di costruzione è inaccettabile. Ferrante è categorico a riguardo: “Molti parlano a sproposito della questione, dicono che il Pd vuole affossare la legge. Non è così: noi siamo favorevoli alla realizzazione di impianti di proprietà. Ma qui gli stadi sono solo il ‘cavallo di Troia’ per legalizzare clamorose speculazioni di cui noi non vogliamo essere complici. Si tratta di un regalo della politica a poche persone che hanno un nome ed un cognome”. Che Della Seta non ha paura di fare: “Si sa chi sono i presidenti di società calcistiche interessati a grandi speculazioni col pretesto del nuovo stadio: in primis Lotito della Lazio, ma anche gli americani della Roma, De Laurentiis del Napoli, Zamparini del Palermo”.
Adesso è il momento della quiete prima della tempesta. Gli emendamenti devono ricevere il nulla osta dalla Commissione bilancio, che però è impegnata e ancor di più lo sarà nei prossimi giorni con la Legge di stabilità. L’intenzione di accelerare c’è, ma sarà impossibile farlo nell’immediato. C’è tempo dunque per le manovre: si cerca un accordo, soprattutto con il Pdl. Una fonte interna al partito rivela che in cambio dell’eliminazione dal documento di ogni riferimento all’edilizia residenziale il Pd sarebbe pronto a far cadere tutti gli altri emendamenti. Ci sarebbe poi anche un piano B: se ciò non fosse in alcun modo possibile, il Pd punterebbe ad inserire un vincolo di volumetria per le costruzioni a corollario dello stadio; o magari l’obbligo di passare per una gara d’appalto. La linea, comunque, è quella di rifarsi alle normative europee, che per la realizzazione di impianti sportivi permettono l’assegnazione diretta di terreno e lavori al soggetto proponente, per edifici di tutte le tipologie tranne che residenziali. Anche perché questo significherebbe avere una carta in più da giocare: “Se anche la legge dovesse passare potremmo impugnarla davanti alla Corte Europea“, minaccia Ferrante.
I margini per trovare un compromesso sono oggettivamente ristretti: la legge interessa molto proprio in virtù di certi aspetti. E il Pd non ha intenzione di fare sconti, anzi. “Fosse per me questa legge dovrebbe morire in Senato”: le parole di Della Seta non lasciano adito a dubbi. E il senatore rincara la dose, con riferimento anche alle dinamiche interne al partito: “E’ un tema che muove grandi appetiti. E siamo consci che la Camera ha approvato il testo all’unanimità: forse i nostri colleghi hanno un po’ sottovalutato la questione. Ma adesso vigileremo affinché in Commissione non ci siano colpi di mano e tutti i membri del Pd, anche chi in passato ha difeso questa legge, rispettino il mandato ricevuto dalla Presidenza”. Verosimile, quindi, che si arrivi in Aula . Lì i voti contrari del Pd non basterebbero da soli per bocciare la legge. Ferrante, però, si mostra sicuro: “Non credo che saremo da soli: l’Idv dovrebbe appoggiarci e sono convinto che anche pezzi di altri gruppi potrebbero votare con noi…”. La conta finale è una prospettiva concreta. In Senato si affilano le armi: presto sulla legge sugli stadi sarà guerra. Di trincea.
Articolo Precedente
Ciclismo, Armstrong fuori dalla storia: revocate le 7 vittorie al Tour de France
Articolo Successivo
Documentario France 2: “Tutta la boxe alle Olimpiadi di Londra è stata una truffa”
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Ultimi articoli di FQ Sport
Sport News
Da Wembanyama a Bosh, cos’è la trombosi venosa profonda e perché “i giocatori di basket sono più esposti”: lo studio spagnolo
Sport News
“Nessuna scusa, scioccata che abbia voluto portare avanti la polemica”: la versione di Benedetta Pilato sulla telefonata con Elisa Di Francisca
Sport News
Stuprò una 14enne in un McDonald’s di Verona: giovane calciatore condannato a 4 anni e 8 mesi
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.