Roberto Della Seta, capogruppo democratico della Commissione Ambiente e territorio, ha annunciato che il suo partito voterà contro il ddl a Palazzo Madama: "Nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi e di speculazioni edilizie"
Sono passati oltre tre anni da quando la legge per “la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi” fu approvata al Senato. Adesso, dopo una gestazione pachidermica in Commissione Cultura alla Camera, è tornata a Palazzo Madama per il via libera definitivo. Ma forse la cosiddetta ‘Legge sugli stadi‘ non è mai stata tanto lontana dal traguardo. Il Pd ha deciso che non la voterà. Almeno non nella forma in cui è passata alla Camera. Ed è pronto a dare battaglia contro i passaggi più discussi dove si anniderebbe il rischio di speculazioni edilizie.
“Questo testo fa schifo. Ed è pericoloso”, tuona senza mezzi termini Francesco Ferrante, senatore Pd che segue da vicino la questione. Roberto Della Seta, Capogruppo della Commissione Ambiente e territorio, spiega a ilfattoquotidiano.it la posizione ufficiale del partito: “Il disegno di legge oggi tradisce completamente il suo obiettivo dichiarato: nasce per aiutare il calcio italiano e favorire la costruzione degli stadi di proprietà ma di fatto avalla una serie di abusi. E’ contraria a tutti i nostri principi in tema di sviluppo del territorio e tutela dell’ambiente. Per questo la linea del gruppo del Pd al Senato e della Presidente Anna Finocchiaro è che la legge così com’è noi non la voteremo”.
Al centro del dibattito sono i soliti punti, su cui si discute ormai da mesi: la possibilità di costruire a corollario dell’impianto sportivo senza limiti di cubatura o tipologia; le procedura di assegnazione diretta del terreno e dei lavori; la capienza degli stadi; la tutela dei vincoli urbanistici. Così il Pd nelle scorse settimane ha presentato ben 26 emendamenti (dieci i firmatari totali: Della Seta, Ferrante, De Luca, Di Giovan Paolo, Mazzuconi, Monaco, Perduca, Poretti, Ranucci, Filippi). Un attacco diretto al disegno di legge in tutti i suoi passaggi essenziali. Altri 17, di contenuto sostanzialmente analogo, ne ha presentati l’Idv (Giambrone, Bugnano, Pardi). Fossero approvati, il risultato sarebbe di smontare il testo approvato alla Camera: realizzare nuovi stadi resterebbe certo possibile ma non sarebbe più il grande affare che i costruttori si aspettano.
Il vero nodo, comunque, è l’edilizia residenziale: per il Pd la prospettiva che insieme allo stadio sorgano interi nuovi quartieri in deroga alle ordinarie procedure di costruzione è inaccettabile. Ferrante è categorico a riguardo: “Molti parlano a sproposito della questione, dicono che il Pd vuole affossare la legge. Non è così: noi siamo favorevoli alla realizzazione di impianti di proprietà. Ma qui gli stadi sono solo il ‘cavallo di Troia’ per legalizzare clamorose speculazioni di cui noi non vogliamo essere complici. Si tratta di un regalo della politica a poche persone che hanno un nome ed un cognome”. Che Della Seta non ha paura di fare: “Si sa chi sono i presidenti di società calcistiche interessati a grandi speculazioni col pretesto del nuovo stadio: in primis Lotito della Lazio, ma anche gli americani della Roma, De Laurentiis del Napoli, Zamparini del Palermo”.
Adesso è il momento della quiete prima della tempesta. Gli emendamenti devono ricevere il nulla osta dalla Commissione bilancio, che però è impegnata e ancor di più lo sarà nei prossimi giorni con la Legge di stabilità. L’intenzione di accelerare c’è, ma sarà impossibile farlo nell’immediato. C’è tempo dunque per le manovre: si cerca un accordo, soprattutto con il Pdl. Una fonte interna al partito rivela che in cambio dell’eliminazione dal documento di ogni riferimento all’edilizia residenziale il Pd sarebbe pronto a far cadere tutti gli altri emendamenti. Ci sarebbe poi anche un piano B: se ciò non fosse in alcun modo possibile, il Pd punterebbe ad inserire un vincolo di volumetria per le costruzioni a corollario dello stadio; o magari l’obbligo di passare per una gara d’appalto. La linea, comunque, è quella di rifarsi alle normative europee, che per la realizzazione di impianti sportivi permettono l’assegnazione diretta di terreno e lavori al soggetto proponente, per edifici di tutte le tipologie tranne che residenziali. Anche perché questo significherebbe avere una carta in più da giocare: “Se anche la legge dovesse passare potremmo impugnarla davanti alla Corte Europea“, minaccia Ferrante.
I margini per trovare un compromesso sono oggettivamente ristretti: la legge interessa molto proprio in virtù di certi aspetti. E il Pd non ha intenzione di fare sconti, anzi. “Fosse per me questa legge dovrebbe morire in Senato”: le parole di Della Seta non lasciano adito a dubbi. E il senatore rincara la dose, con riferimento anche alle dinamiche interne al partito: “E’ un tema che muove grandi appetiti. E siamo consci che la Camera ha approvato il testo all’unanimità: forse i nostri colleghi hanno un po’ sottovalutato la questione. Ma adesso vigileremo affinché in Commissione non ci siano colpi di mano e tutti i membri del Pd, anche chi in passato ha difeso questa legge, rispettino il mandato ricevuto dalla Presidenza”. Verosimile, quindi, che si arrivi in Aula . Lì i voti contrari del Pd non basterebbero da soli per bocciare la legge. Ferrante, però, si mostra sicuro: “Non credo che saremo da soli: l’Idv dovrebbe appoggiarci e sono convinto che anche pezzi di altri gruppi potrebbero votare con noi…”. La conta finale è una prospettiva concreta. In Senato si affilano le armi: presto sulla legge sugli stadi sarà guerra. Di trincea.