Di Stefano vince tutti i processi ma resta fregato! È stato derubato di due reti Tv, una se l’è presa Rete4. Questa storia è veramente una vergogna. Una perla di putredine in mezzo a tante schifezze. Una storia che dovrebbe stare sulle prime pagine di tutti i giornali e invece la conoscono pochi italiani. Ed è importante che tu la sappia, perché a un certo punto dovremo decidere cosa fare di storie come questa. Non nasce una nuova Italia se si lasciano aperte tali ferite inferte alla giustizia. Nel 1999 il governo D’Alema, per mettere ordine nel caos delle frequenze televisive, indice un concorso per l’assegnazione delle frequenze, lo fanno complicato per essere sicuri di non avere sorprese (mai si dovesse deludere Silvio).
Ma accade l’imponderabile. Il destino fa uno scherzo ai potenti… Al concorso si presenta un signore poco conosciuto, Francesco Di Stefano, un imprenditore romano proprietario di alcune tv locali, che arriva con le carte in regola per ottenere addirittura due frequenze televisive nazionali. Ha investito milioni di euro per creare a Roma un colossale centro di produzione video con tutte le attrezzature più d’avanguardia e gradi studi di ripresa da far invidia a Hollywood. E ha anche depositato tutte le esorbitanti fideiussioni di garanzia che le regole durissime del concorso prevedono. È assolutamente perfettamente in regola.
Alcuni giudici del concorso, molto amici di alcuni amici, cercano di trovare qualche cavillo, qualche sbavatura nelle centinaia di pagine di documenti che accompagnano la domanda ma non ci riescono. È tutto irreprensibile! E lui così ottiene due frequenze televisive nazionali: è nato il Quarto Polo della tv italiana! Finalmente abbiamo il pluralismo. Poi la situazione diventa comica quando ci si accorge che Rete4 non è in regola (si sono sbagliati a scrivere le regole!!!) e quindi non può più trasmettere sul territorio nazionale. Ma i vari governi che si succedono (D’Alema, Prodi, Berlusconi) fanno di tutto per non dare a Di Stefano le due reti a cui ha diritto. Inizia così una battaglia legale spaventosa, nella quale Di Stefano vince tutti i livelli di giudizio possibili e immaginabili: Tar, Cassazione, Consiglio di Stato, Corte Europea dei Diritti Umani, tutto. Dodici anni di guerra legale.
E, visto che ha ragione, alla fine i tribunali stabiliscono che debba anche essere risarcito per il danno economico subito. Centinaia di milioni di euro in investimenti e 12 anni di lavoro buttati al cesso, spese legali spaventose…e i danni collaterali per tutte le sue attività imprenditoriali (se sei nemico del Re…). E i danni morali. E poi il senso di giustizia vorrebbe che vi fosse anche un aumento della pena pecuniaria a scopo punitivo, per la gravità dello schiaffo inferto alla legge da una banda di valvassori. Ma alla fine Di Stefano per tutto quel che ha subito viene risarcito con una decina di milioni di euro.
Ci dovrà essere in futuro un momento in cui in Italia arriva la legalità (che non c’è mai stata!!!) e si tira una linea diritta. E si riaprono i processi, non me ne frega un cazzo se c’è la prescrizione tombale obbligatoria.
Chi l’ha deciso che il caso è chiuso? Un sistema basato su leggi emanate da un Parlamento in mano a una casta ha stabilito che Di Stefano deve restare comunque scottato. L’Italia di domani, quella bella e onesta, dovrà aprire nuovi processi perché quelli fin qui celebrati soffrivano un vizio di forma interno al sistema di leggi ideato dalla Casta per gestire illegalmente il potere. Sono arrivati all’infamia di non rispettare neanche le leggi che si sono scritti da soli per fare i loro porci comodi… Va fatto un processo al sistema di Tangentopoli che ha infangato e avvilito l’Italia per decenni e che ancora ci domina (vedi legge anticorruzione, ah :-)) ah! :-))).
Ma intanto che lottiamo per un’Italia che verrà credo che i democratici dovrebbero fare qualche cosa per onorare la battaglia di Di Stefano. Penso che dovremmo dirgli: Signor Di Stefano, noi vediamo che hai combattuto con onore e perseveranza per difendere i tuoi diritti e siamo consci che hai pagato un caro prezzo per questo, e ti stimiamo!
Grazie.
Se vuoi saperne di più ecco qui l’appello che lanciammo nel 2003 (È un vecchio archivio si apre lentamente… Ma si apre)
Qui gli articoli successivi