Quattro euro è il prezzo di copertina della copia di carta – l’unica avente validità legale – della Gazzetta Ufficiale della Repubblica dello scorso 19 ottobre, integramente dedicata alla pubblicazione del Decreto Legge, n. 179 del 18 ottobre, recante “Ulteriori misure per la crescita del Paese”.
Cinquantasei pagine di cui quattro bianche e due riservate alla pubblicità degli abbonamenti alla stessa Gazzetta Ufficiale e, dunque, quattro euro per cinquanta pagine – quasi un euro ogni dieci pagine – contenenti esclusivamente una legge dello Stato elaborata e scritta con i nostri soldi e non coperta – per fortuna – dal diritto d’autore.
L’abbonamento annuale alla Gazzetta Ufficiale può arrivare a costare – nella sua versione completa – oltre 800 euro.
Editore di uno dei periodici più remunerativi della storia dell’editoria italiana è l’Istituto Poligrafico della Zecca dello Stato S.p.A., ovvero una società per azioni interamente controllata dal Ministero dell’Economia, monopolista legale della stampa e distribuzione della Gazzetta ufficiale della Repubblica. Il Bilancio 2011 della società racconta, che solo dalla stampa e distribuzione della Gazzetta, l’Istituto poligrafico ha fatturato nel 2011 oltre seicentomila euro.
Irresistibile la tentazione di domandarsi se in un Paese moderno sia ammissibile che una società fatturi centinaia di migliaia di euro rivendendosi in regime di esclusiva le leggi dello Stato. Ma non basta.
I seicentomila euro di abbonamenti alla Gazzetta Ufficiale, infatti, sono briciole se rapportati agli oltre 30 milioni di euro che, nel solo 2011, lo stesso Istituto Poligrafico si è portato a casa per la pubblicazione – anche in questo caso in regime di monopolio legale – di inserzioni a pagamento che, in una serie di ipotesi, la legge prescrive come adempimento obbligatorio.
Parte dei seicentomila euro di abbonamenti, dunque, è il risultato della rivendita di pagine contenenti inserzioni legali la cui pubblicazione è già stata pagata, a caro prezzo, dagli inserzionisti pubblici e privati.
Come si fa a credere che il Governo faccia sul serio quando parla di futuro, innovazione, digitale e liberalizzazioni se nel 2012, continua a tollerare l’esistenza di un monopolio di carta come quello sulla stampa e distribuzione della Gazzetta Ufficiale della Repubblica?
Perché la Gazzetta Ufficiale deve continuare ad essere stampata e distribuita da un monopolista?
Perché oltre trenta milioni di euro di inserzioni legali a pagamento devono confluire esclusivamente nelle casse di un’unica società multimilionaria?
Ma, soprattutto, come è possibile che nel 2012 si consenta che l’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, renda accessibili online le copie digitali della Gazzetta Ufficiale – prive, peraltro, di ogni effetto legale – per soli sessanta giorni successivi alla pubblicazione, conservandole poi in un’area ad accesso a pagamento dello stesso sito?
E’ legittimo, civile, democratico e moderno imporre ai cittadini di pagare un abbonamento per accedere alle leggi che ne governano la propria vita? E’ tollerabile che l’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato si riservi il diritto di autorizzare o meno – probabilmente in ragione alle proprie prospettive di guadagno – chiunque sia interessato a ri-pubblicare e re-distribuire, in formato digitale, la Gazzetta Ufficiale della Repubblica?
La risposta deve, naturalmente, essere negativa a tutte le domande e, d’altra parte, sin dal maggio dello scorso anno, l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato ha segnalato al Parlamento l’urgenza di eliminare – o, almeno, ridimensionare – il monopolio, anzi i monopoli su dozzine di servizi diversi, riconosciuti all’Istituto poligrafico della Zecca dello Stato S.p.a., per legge.
Inutile, tuttavia, dire che il Governo dei professori, fiero alfiere delle liberalizzazioni e della modernità, si è ben guardato dallo smantellare uno dei monopoli democraticamente più odioso: quello sulle leggi dello Stato.
La prossima volta che a Palazzo Chigi, qualcuno parla di liberalizzazioni o di internet, sarebbe il caso di chiedergli cosa abbia fatto o intenda fare per smantellare il monopolio sulle leggi e rendere le leggi dello Stato accessibili, gratuitamente, per tutti i cittadini ed a tempo indeterminato.