Milano avrà presto una Casa delle donne. Dopo una serie di incontri cominciati lo scorso anno e la costituzione di tre tavoli (sui temi degli spazi, del lavoro e della salute), l’idea di uno spazio pubblico per le donne sta per diventare realtà. Si è infatti appena costituita l’associazione Casa delle donne di Milano che verrà presentata il 23 ottobre a Palazzo Marino, alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia. Il progetto prevede la realizzazione di un luogo che vuole essere prima di tutto inclusivo: le presidenti dell’associazione sono Nicoletta Gandus, ex magistrato, Stella Okungbowa, mediatrice culturale di origine nigeriana e Camilla Notarbartolo, giovane freelance.

“Credo che sia importante per Milano, così come accade in altre città italiane ed europee, avere una sede dove le donne si possano incontrare per dialogare, fare rete e progetti, studiare e divertirsi, fare cultura e darsi reciproco riconoscimento e sostegno – spiega Gandus – . Un luogo ‘civico’ di cui sia riconosciuto il ruolo, l’autorevolezza e l’importanza simbolica sia da parte delle donne sia da parte delle istituzioni”. Se la parola d’ordine del progetto è inclusione, la presenza di una donna di origine straniera è fondamentale. “Quando noi straniere arriviamo a Milano – dice Okungbowa – ci colpiscono i palazzi, così chiusi. Chi ci abita? Ci chiediamo. E come faremo a conoscerci noi che veniamo da paesi dove siamo abituate a scambiarci di continuo parole e calore umano? Ecco, queste barriere che non riusciamo a superare rischiano di dividerci le une dalle altre. L’apertura della Casa delle donne potrà essere un simbolo di apertura dei palazzi e un invito alle donne straniere affinché escano dal chiuso delle loro case”.

Anche la presenza di una giovane donna freelance è importante per una struttura che vuole dare voce e spazio a tutte le donne. “Noi giovani i lavori non è che non li troviamo, anzi ne abbiamo troppi, spesso mal pagati, e poco o niente tutelati: in pratica siamo delle acrobate – dice Notarbartolo. – Quelle di noi che hanno pure dei figli sono doppiamente acrobate. Vorremmo che la Casa fosse un luogo dove incontrarci, stabilire nuove relazioni con altre donne, valorizzare le nostre intelligenze. I figli? In questa casa potremo portarli con noi”.

Lavoro, integrazione, condivisione sono alcune delle parole chiave che sono emerse nel corso di un anno di intenso confronto e accesi dibattiti nella saletta Ester Angiolini (in via Marino 7) messa a disposizione dalla commissione Pari opportunità del Comune di Milano. “A mio avviso – aggiunge Gandus – l’esperienza vissuta ai diversi tavoli può essere considerata un esempio di democrazia partecipativa: per noi significa un nuovo dialogo fra soggetti diversi della polis. Un dialogo aperto da alcune esponenti dell’amministrazione cittadina e in particolare dalla presidente della commissione Pari opportunità, Anita Sonego. Il nostro obiettivo è quello di trovare la strada per dotare finalmente questa città di una Casa delle donne, ossia di una risorsa che risponda al concetto di bene comune”.

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