I suoi detrattori dicono che l’abbia fregato l’ostentazione di non sentirsi un politico italiano, e che invece oggi fa di lui il più italiano di tutti gli altri: Luis Durnwalder, presidente della provincia autonoma di Bolzano, 150mila euro netti all’anno di solo stipendio più rimborsi spese e un fondo riservato, è accusato dalla Corte dei Conti di aver speso soldi senza nessuna giustificazione. Un milione e trecentomila euro, finiti in viaggi (non solo per lui, in almeno un’occasione in volo per Vienna c’era anche la sua compagna), feste di compleanno, regali di natale, medicine, tasse per il canone Rai e sulla casa, frutta, caramelle e libri. Tutto pagato, secondo l’accusa, con i soldi pubblici, con quel fondo riservato al governatore, 72 mila euro all’anno, che avrebbero la necessità di essere giustificati. Ma soprattutto spesi nell’ambito della sua funzione, e non per questioni private come sembrerebbe da una prima verifica.
Lui, l’uomo più potente del Sudtirolo, e non solo, si difende annunciando “battaglia legale”. Farà una querela contro le insinuazioni della Corte dei conti, che però sono un fascicolo. Nel frattempo spiega di non aver mai usato un euro per spese private, ma per poi virare di nuovo sulla tesi del complotto: “Mi attaccano perché credono che sia un leone ferito, ma si sbagliano di grosso”. I più realisti del re vanno oltre: “E’ come il Berlusconi del 1994”. Lo paragonano a Berlusconi perché la magistratura contabile ha sequestrato le ricevute dal suo ufficio il giorno in cui era in programma uno dei tanti vertici italo tedeschi, durante i quali arrivano a Bolzano ambasciatori e ministri. Un affronto. Come, appunto, sempre secondo i vertici della Sudtiroler Volkspartei, quel giorno di 18 anni fa, quando Berlusconi venne raggiunto da un avviso di garanzia durante il G7 a Napoli.
Il numero uno della corte dei conti neppure lo ascolta. E spiega: “In realtà io di questo vertice non lo sapevo nemmeno – ha detto venerdì il procuratore regionale Robert Schülmers – ma anche se lo avessi saputo non credo che sarebbe cambiato molto. Quello era il giorno che avevo scelto per prelevare i documenti necessari, dal 1994 al 2011, per fare tutti gli accertamenti utili all’inchiesta”.
Alle accuse la risposta è gelida, e l’autunno, dalle parti di Bolzano, potrebbe essere più caldo del previsto. Durnwalder, 23 anni da governatore, quasi 40 ai vertici della politica altoatesina, prima come braccio destro di Silvius Magnago, il grande vecchio, poi da solo e in solitario, senza occuparsi più di tanto degli umori del suo partito, reagisce sul piano personale. Secondo lui sarebbe il modo per farlo fuori nel modo peggiore, accusandolo di essere come “i politici italiani” che – pur non potendolo affermare – ha sempre disprezzato con tutte le sue forze. Ha fatto fuori più avversari politici di amanti e presunte tali. Un gigante, nome da pronunciare sempre sottovoce, perché averlo contro non è semplice.
Oggi qualcosa accade. Ma non per l’indagine, che è appena iniziata e non si sa come possa concludersi, ma semplicemente per il suo riferimento al leone ferito, al potere che con gli anni ha perso e con più di un pretendente per il suo posto che vale quanto Palazzo Chigi. Nel 2013 Durnwalder non sarà ricandidato e dopo 23 anni di potere assoluto deve cercare di ricollocarsi. E oggi i numeri per un qualsiasi incarico non pendono dalla sua parte. Il partito è diviso in correnti e saranno le primarie a decidere chi e cosa farà: per i candidati alle elezioni politiche si terranno in gennaio, quelle per il candidato presidente provinciale si terranno a maggio, cinque mesi prima delle elezioni dell’ottobre 2013. Indicazioni uscite dall’incontro tra i sette responsabili dei Bezirke della Svp, lo stesso presidente provinciale Luis Durnwalder, l’Obmann della Svp Richard Theiner e il segretario organizzativo Philipp Achammer.