Mai come in questo momento storico di crisi e di trapasso la filosofia è tornata prepotentemente d’attualità. La filosofia come ricerca del vero diventa – come suggeriva uno dei più grandi filosofi della modernità, Hegel – lettura nel profondo dei motivi di crisi più evidenti e, nel contempo, proposta di un’alternativa critica di cui, pur nella decadenza-dissoluzione di un periodo e di un’epoca storica, cominciano a delinearsi chiari i segnali.
È finita per sempre la tranquillizzante visione della storia del mondo, prospettata dal politologo statunitense di origine nipponica Francis Fukuyama in La fine della storia e l’ultimo uomo, in cui viene argomentata anche una caricaturale interpretazione del pensiero hegeliano. Anche la filosofia della storia che sembrava essersi esaurita, data l’apologetica di una ormai sopraggiunta età aurea dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, torna a svolgere la funzione essenziale di contestualizzare nei loro limiti e nelle loro specificità “tutti” i periodi storici. Anche il nostro, che reclama una propria visione del mondo.
Questo ritorno a una filosofia “forte” presume anche il ripudio di quella concezione che riduce il filosofare a un genere di scrittura e che aveva trovato in Richard Rorty il suo interlocutore privilegiato. Proprio a questo tema è dedicato il recentissimo volume collettaneo, Forme letterarie della filosofia (Carocci Editore, Roma, 2012), curato da uno degli allievi di maggior prestigio della scuola estetologica romana di Emilio Garroni, Paolo D’Angelo. Invece di discettare vacuamente sulla sovrapposizione di filosofia e letteratura, Paolo D’Angelo propone lucidamente di “indagare nel concreto dei testi e nella pluralità delle forme l’intreccio della filosofia con i modi della sua espressione” (p. 11).
Secondo la preziosa indicazione di uno dei pensatori internazionali più stimolanti, Arthur Danto, la storia della filosofia e dei filosofi è stata anche la storia “di dialoghi, appunti di lezioni, frammenti, poesie, analisi, saggi, aforismi, meditazioni, discorsi, inni, critiche, lettere, summae, enciclopedie, testamenti, commentari, indagini, tractati, Vorlesungen (lezioni), Aufbauen (composizioni), prolegomeni, parerga, pensées, sermoni, supplementi, confessioni, sententiae, inchieste, diari, profili, cenni, libri comuni … Holzwege (sentieri interrotti), grammatologie, postille non scientifiche, genealogie, storie naturali, fenomenologie”. Il volume collettaneo, tra tanti diversi stili, sceglie di approfondire l’aforisma, l’autobiografia, il commento, il dialogo, l’enciclopedia/dizionario, l’epistola, la quaestio/disputatio, il racconto/romanzo, la satira, il trattato/saggio. Approfondimento che va in direzione contraria alla “totale sovrapponibilità di filosofia e letteratura”, come suggerisce Paolo D’Angelo.
Il vento nuovo che spira in primo luogo sulla filosofia, e che è auspicabile cominci a soffiare anche sulla società e le istituzioni, aspira a recuperare – tenendo ferma la distinzione di principio tra comprendere e argomentare da un lato e fingere e narrare dall’altro – l’impegno conoscitivo della ricerca filosofica e con esso anche la capacità di incidere sulla realtà.