Per i giudici della sesta Commissione il disegno di legge prende in esame i magistrati fuori ruolo "in modo disorganico" e "in maniera del tutto estemporanea". Inoltre l'efficacia dell'intervento può essere inficiata "dall'attuale calcolo della prescrizione dei reati"
Giudizio positivo del Consiglio superiore della Magistratura sul ddl anticorruzione con lo spauracchio della prescrizione che rischia di far girare il sistema vuoto. E’ in sintesi di ciò che scrive la sesta Commissione del Csm nel suo parere sul disegno di legge che domani verrà votato in plenum. Parere seguito dal commento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che dall’Aja ha detto che sulla corruzione “parlano le statistiche internazionali” e sull’immagine dell’Italia, anche alla luce del dossier governativo pubblicato ieri, ha poi avvertito: “Ma parla anche l’impegno dell’attuale governo, dell’attuale ministro e del Parlamento su questo tema”.
Nel documento del Csm si legge però che un “intervento ambizioso” avrebbe potuto investire anche il “reato di falso in bilancio“, fattispecie “funzionalmente connessa ai reati contro la pubblica amministrazione”. ”Parlano le statistiche internazionali”. Così il presidente Napolitano ha replicato ai giornalisti che oggi all’Aja gli chiedevano se la corruzione danneggiasse l’immagine esterna dell’Italia. Palazzo dei Marescialli segnala inoltre “l’opportunità di una norma che punisca il cosiddetto ‘autoriciclaggio‘, ossia “il reimpiego e la reimmissione sul mercato di risorse provenienti da reato”. Tale condotta, si legge , “costituisce uno dei principali canali di occultamento dei proventi delittuosi, in particolare del crimine organizzato, dei reati economici e di corruzione”.
“Deve valutarsi positivamente la determinazione” per una riforma “globale e sistematica” dei reati contro la pubblica amministrazione, ma la struttura del processo nella quale la riforma si inserisce “ne può gravemente condizionare l’efficacia. Sembra opportuno – si legge nel documento – porre in evidenza il grave rischio di avviare riforme di diritto sostanziale, inserite nell’attuale metodo di calcolo della prescrizione dei reati, che possono far lavorare a vuoto il sistema”.
Il sistema processuale italiano “basato sulla presunzione di innocenza sino all’esaurimento dei vari gradi di giudizio – si legge nel parere – dovrebbe infatti prevedere di avviare un processo penale solo quando questo è potenzialmente in grado di arrivare a termine, altrimenti le ricadute sul sistema penale, già in difficoltà, potrebbero essere dannose”. Il governo viene poi bacchettato sui magistrati fuori ruolo, che secondo il parere dei giudici viene affrontato nel ddl anticorruzione “in maniera del tutto estemporanea in un contesto completamente estraneo”, prendendo in esame “in modo disorganico e parziale solo alcuni profili di specie”. Quanto al merito della proposta di legge, “appare ragionevole – si legge nel documento – la scelta di definire l’ambito delle attività che devono essere scolte dai soggetti appartenenti alle categorie interessate abbandonando il ruolo organico degli ordinamenti di provenienza” anche per “tutelare l’immagine di assoluta indipendenza e imparzialità, evitando ogni possibile sovrapposizione o conflitto”.
Il documento, di cui sono relatori il presidente della Sesta Commissione, Paolo Auriemma (Unicost) e il togato indipendente Paolo Corder, è stato approvato ieri in Commissione, con il solo voto contrario del laico del Pdl, Bartolomeo Romano. Il parere sarà trasmesso al ministro della Giustizia Paola Severino, che non nella giornata di oggi si è detta disponibile ad essere presente, se sarà utile, ad assistere al plenum.