La Guardia di Finanza, su incarico della Procura di Torino che indaga sul dissesto di Fondiaria Sai, sta eseguendo perquisizioni a Roma nella sede dell’Isvap, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni e, in particolare, nell’ufficio del presidente Giancarlo Giannini, al quale è stato notificato un avviso di garanzia. Le Fiamme Gialle, da quanto si è appreso, stanno anche perquisendo l’abitazione di Giannini. Le verifiche disposte dalla magistratura torinese riguardano verifiche su presunti inadempimenti o ritardi dell’Autorithy di controllo sulle assicurazioni negli anni 2009-2011 nell’esercizio dell’attività di vigilanza sul gruppo assicurativo fino all’inizio dell’estate di proprietà della famiglia Ligresti.
A quanto si apprende, i pm titolari dell’inchiesta, Vittorio Nessi e Marcio Gianoglio, hanno iscritto nel registro degli indagati Giannini per l’ipotesi di reato di concorso in falso in bilancio, tanto che il magistrato, oggi a Roma a effettuare le perquisizioni insieme alla Gdf, ha ordinato l’acquisizione di documenti allo scopo di capire se l’Isvap fosse a conoscenza della situazione dei conti di FonSai il cui salvataggio da parte di Unipol ai risparmiatori è costato l’azzeramento di oltre 300 milioni di euro di investimenti. Nel caso la circostanza fosse accertata, si intende capire se vi siano state negligenze o omissioni dolose nel controllo della società assicurativa. Sono stati inoltre stati notificati inviti a comparire ad alcuni dirigenti dell’istituto in grado di riferire sui fatti.
“L’iscrizione del presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini nel registro degli indagati per concorso in falso in bilancio e false comunicazioni sociali, è una ottima notizia per migliaia di piccoli azionisti truffati e che hanno visto ridursi dell’80% il valore dei loro investimenti nel Gruppo Ligresti, per omessa vigilanza, se non complicità diretta di colluse autorità compresa la Consob”, sostiene il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti.
L’associazione dei consumatori è quindi “grata alle Procure della Repubblica di Torino e Milano, alle quali già da gennaio si era rivolta con esposti denunce per l’omessa vigilanza e l’evidente collusione di Isvap e Consob sull’allegra gestione del Gruppo Fondiaria Sai, e che nella giornata di domani integrerà con nuove carte a tutela dei piccoli azionisti truffati dai distratti vigilanti”. Di contro Lannutti lamenta di aver “presentato numerosi interrogazioni al Governo su questa vicenda e sull’omessa vigilanza dell’Isvap, che hanno causato enormi danni a migliaia di piccoli azionisti. Il governo è sempre stato sordo alle mie denunce e, come al solito, la magistratura è arrivata per prima”.
L’Adusbef, che nelle scorse settimane ha avviato la promozione di una class action per i danni causati ai risparmiatori dalla fuisione Unipol-FonSai, invita “Monti e il ministro Grilli si attivino al più presto per offrire un minimo di tutela ai cittadini stritolati dall’avidità dei manager delle società quotate in Borsa e dall’omessa vigilanza di autorità preposte ai controlli”.
L’inchiesta dei magistrati torinesi era stata aperta la scorsa primavera in seguito a esposti presentati da soci di minoranza di Fondiaria Sai. Alcuni componenti e anche esponenti della Consob erano stati sentiti dai pm, che fino all’inizio di agosto avevano mantenuto il fascicolo contro ignoti, salvo poi, il 3 agosto scorso, notificare avvisi di garanzia per otto amministratori ed ex amministratori, membri del comitato esecutivo della società nel periodo 2008-2011.
L’attenzione degli inquirenti è stata rivolta in particolare su 13 operazioni immobiliari effettuate in quegli anni. Tra queste, l’acquisto di Atahotels, ceduta da Sinergia, la holding della famiglia Ligresti fallita all’inizio dell’estate, che alcuni soci avevano giudicato troppo onerosa, e sull’accantonamento della riserva sinistri ritenuto dagli stessi soci troppo esiguo per una società assicurativa. Gli indagati sono Paolo, Jonella e Giulia Ligresti, figli del patron del gruppo, Salvatore; Emanuele Erbetta, amministratore delegato; Fausto Marchionni, Antonio Talarico, Massimo Pini (poi defunto) e Vincenzo La Russa, già manager e componenti del comitato esecutivo del gruppo.
Quanto a Giannini, che ha guidato la vigilanza delle assicurazioni dal 2002, dopo un trentennio all’Assitalia e un passaggio all’Ina e il cui figlio Andrea tra il 2005 e il 2006 è stato ispettore commerciale con il grado di funzionario proprio in FonSai, è stato appena premiato per la sua discussa gestione dell’Authority. A lui che nel 2010 percepiva 447.626 euro annui, infatti, all’inizio dell’estate, è stato assegnato il compito, in veste di commissario, di traghettare l’Isvap sotto la Banca d’Italia. L’incarico è arrivato dopo che, in luglio, il suo mandato da presidente era giunto a scadenza e non era più prorogabile.
Giustizia & Impunità
Affaire Ligresti, avviso di garanzia anche al presidente dell’Isvap
Perquisizioni in corso a Roma nella sede dell'Authority delle assicurazioni e nell'abitazione del presidente Giancarlo Giannini. Le verifiche disposte dalla magistratura torinese riguardano presunti inadempimenti o ritardi della vigilanza negli anni 2009-2011 nell’esercizio dell’attività di controllo sul gruppo assicurativo sulla Fondiaria Sai della gestione della famiglia siciliana. Adusbef contro la "sordità" del governo sui danni ai risparmiatori
La Guardia di Finanza, su incarico della Procura di Torino che indaga sul dissesto di Fondiaria Sai, sta eseguendo perquisizioni a Roma nella sede dell’Isvap, l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni e, in particolare, nell’ufficio del presidente Giancarlo Giannini, al quale è stato notificato un avviso di garanzia. Le Fiamme Gialle, da quanto si è appreso, stanno anche perquisendo l’abitazione di Giannini. Le verifiche disposte dalla magistratura torinese riguardano verifiche su presunti inadempimenti o ritardi dell’Autorithy di controllo sulle assicurazioni negli anni 2009-2011 nell’esercizio dell’attività di vigilanza sul gruppo assicurativo fino all’inizio dell’estate di proprietà della famiglia Ligresti.
A quanto si apprende, i pm titolari dell’inchiesta, Vittorio Nessi e Marcio Gianoglio, hanno iscritto nel registro degli indagati Giannini per l’ipotesi di reato di concorso in falso in bilancio, tanto che il magistrato, oggi a Roma a effettuare le perquisizioni insieme alla Gdf, ha ordinato l’acquisizione di documenti allo scopo di capire se l’Isvap fosse a conoscenza della situazione dei conti di FonSai il cui salvataggio da parte di Unipol ai risparmiatori è costato l’azzeramento di oltre 300 milioni di euro di investimenti. Nel caso la circostanza fosse accertata, si intende capire se vi siano state negligenze o omissioni dolose nel controllo della società assicurativa. Sono stati inoltre stati notificati inviti a comparire ad alcuni dirigenti dell’istituto in grado di riferire sui fatti.
“L’iscrizione del presidente dell’Isvap Giancarlo Giannini nel registro degli indagati per concorso in falso in bilancio e false comunicazioni sociali, è una ottima notizia per migliaia di piccoli azionisti truffati e che hanno visto ridursi dell’80% il valore dei loro investimenti nel Gruppo Ligresti, per omessa vigilanza, se non complicità diretta di colluse autorità compresa la Consob”, sostiene il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti.
L’associazione dei consumatori è quindi “grata alle Procure della Repubblica di Torino e Milano, alle quali già da gennaio si era rivolta con esposti denunce per l’omessa vigilanza e l’evidente collusione di Isvap e Consob sull’allegra gestione del Gruppo Fondiaria Sai, e che nella giornata di domani integrerà con nuove carte a tutela dei piccoli azionisti truffati dai distratti vigilanti”. Di contro Lannutti lamenta di aver “presentato numerosi interrogazioni al Governo su questa vicenda e sull’omessa vigilanza dell’Isvap, che hanno causato enormi danni a migliaia di piccoli azionisti. Il governo è sempre stato sordo alle mie denunce e, come al solito, la magistratura è arrivata per prima”.
L’Adusbef, che nelle scorse settimane ha avviato la promozione di una class action per i danni causati ai risparmiatori dalla fuisione Unipol-FonSai, invita “Monti e il ministro Grilli si attivino al più presto per offrire un minimo di tutela ai cittadini stritolati dall’avidità dei manager delle società quotate in Borsa e dall’omessa vigilanza di autorità preposte ai controlli”.
L’inchiesta dei magistrati torinesi era stata aperta la scorsa primavera in seguito a esposti presentati da soci di minoranza di Fondiaria Sai. Alcuni componenti e anche esponenti della Consob erano stati sentiti dai pm, che fino all’inizio di agosto avevano mantenuto il fascicolo contro ignoti, salvo poi, il 3 agosto scorso, notificare avvisi di garanzia per otto amministratori ed ex amministratori, membri del comitato esecutivo della società nel periodo 2008-2011.
L’attenzione degli inquirenti è stata rivolta in particolare su 13 operazioni immobiliari effettuate in quegli anni. Tra queste, l’acquisto di Atahotels, ceduta da Sinergia, la holding della famiglia Ligresti fallita all’inizio dell’estate, che alcuni soci avevano giudicato troppo onerosa, e sull’accantonamento della riserva sinistri ritenuto dagli stessi soci troppo esiguo per una società assicurativa. Gli indagati sono Paolo, Jonella e Giulia Ligresti, figli del patron del gruppo, Salvatore; Emanuele Erbetta, amministratore delegato; Fausto Marchionni, Antonio Talarico, Massimo Pini (poi defunto) e Vincenzo La Russa, già manager e componenti del comitato esecutivo del gruppo.
Quanto a Giannini, che ha guidato la vigilanza delle assicurazioni dal 2002, dopo un trentennio all’Assitalia e un passaggio all’Ina e il cui figlio Andrea tra il 2005 e il 2006 è stato ispettore commerciale con il grado di funzionario proprio in FonSai, è stato appena premiato per la sua discussa gestione dell’Authority. A lui che nel 2010 percepiva 447.626 euro annui, infatti, all’inizio dell’estate, è stato assegnato il compito, in veste di commissario, di traghettare l’Isvap sotto la Banca d’Italia. L’incarico è arrivato dopo che, in luglio, il suo mandato da presidente era giunto a scadenza e non era più prorogabile.
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Roma, 20 dic. (Adnkronos) - "Non aspettavo alcuna sentenza e nessun tribunale per giudicare Matteo Salvini. Io l’ho condannato moralmente e politicamente, senza alcun appello, già da tempo. Non serve una sentenza". Lo dice Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.
"In più, non ho mai usato, come invece spesso ha fatto lui, la spregevole frase 'in galera e buttare la chiave'. Per questo mi fa piacere che Salvini si stato assolto. Le sue idee barbare sull’immigrazione vanno sconfitte con le elezioni, auspicare scorciatoie giudiziarie è altrettanto barbaro", conclude.
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