Non solo Roberto Cammarelle, derubato dell’oro in finale contro il padrone di casa, l’inglese Joshua, grazie ad un verdetto assai discutibile dei giudici. Tutto il pugilato alle Olimpiadi di Londra potrebbe essere stato vittima di una truffa colossale, con molti dei risultati e delle medaglie decise in anticipo. Lo rivela un reportage di Stade 2 trasmesso la settimana scorsa dal canale della televisione pubblica francese France 2, che accusa l’Aiba (Associazione Internazionale Boxe Amatori) e le federazioni pugilistiche di Gran Bretagna, Ucraina e Kazakistan di essersi spartite le medaglie a suon di milioni. Il documentario prende spunto dalla clamorosa eliminazione nei quarti del pugile francese Alexis Vastine, e si addentra nei meandri di una realtà dove tutto sembra deciso prima ancora che gli atleti indossino i guantoni.

Come spiegano gli arbitri internazionali francesi Manuel Lorente e Patrick Baillevet: “Prima di una gara ufficiali dell’Aiba ti dicono di fare attenzione, che qualcuno merita di andare avanti. La gente pensa che la corruzione nella boxe sia dovuta a noi, ma non è così, è troppo facile. In realtà parte tutto da molto più alto”. Nel documentario è poi citato il servizio trasmesso dalla BBC nel settembre 2011, in cui era dimostrato un versamento di 10 milioni di dollari da parte di una società dell’Azerbaijan su un conto svizzero della società americana WSB, sussidiaria dell’Aiba, in cambio di due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Londra 2012. Detto fatto, ecco che a Londra l’azero Abdulhamidov dopo avere preso pugni per tutto l’incontro dal giapponese Shimizu, ed essere finito sei volte al tappeto , è stato eletto vincitore tra le sonore proteste del pubblico. Un caso talmente clamoroso la federazione è stata costretta a intervenire a posteriori, assegnando la vittoria al giapponese.

Che il marcio parta da molto in alto lo conferma il rumeno Rudel Obreja, ex presidente della stessa Aiba: “A Londra 2012 c’è stato un chiaro traffico di medaglie nel pugilato. E’ un sistema diabolico, tutte le medaglie d’oro sono state decise a priori dall’Aiba – e poi aggiunge – l’anno scorso Jacques Rogge (presidente del Comitato Olimpico Internazionale ndr) è venuto a Bucarest, dove gli ho consegnato le prove di com’era organizzata la truffa nella boxe olimpica in vista di Londra. Non ne ho più saputo nulla”. Un accusa certificata, suo malgrado, anche dal presidente federale francese Humbert Furgoni, che prima smentisce di aver dichiarato che la Francia non ha vinto medaglie perché non ha abbastanza soldi e poi, pensando di non essere ripreso, candidamente racconta: “L’anno prossimo il Kazakistan inaugurerà la prima accademia internazionale della boxe, hanno speso 3 miliardi (3 milioni di dollari in realtà ndr), è normale che a Londra siano stati aiutati un po’”.

La conclusione è per la testimonianza di un giudice di gara, intervistato di spalle, che spiega i contorni della corruzione olimpica. “Prima di un incontro un rappresentante dell’Aiba è venuto da me e mi ha detto senza mezzi termini che un certo pugile doveva vincere, per il bene dell’Aiba, del pugilato, e anche per il mio bene personale. Per avere le prove di quanto dico basta guardare al medagliere finale, e si capisce tutto”. Medagliere del pugilato che recita: 5 per Gran Bretagna ed Ucraina, che per lanciare le loro squadre professioniste (con vista sulle prossime Olimpiadi di Rio 2016, dove per la prima volta saranno ammessi i professionisti) hanno stretto un accordo commerciale con l’Aiba; 4 per il Kazakistan, che all’Aiba ha versato 3 milioni per organizzare i prossimi campionati dilettanti; 3 per il Brasile, prossimo ospite dei Giochi a Rio 2016, che come sottolinea il documentario deve aver scoperto di punto in bianco una strana vocazione per la boxe. O forse qualcos’altro.

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