L'ex responsabile delle Attività produttive risponde del reato di corruzione: "Sereno, a disposizione dei magistrati". Arrestato il manager Pozzessere. Nel registro degli indagati risulta iscritto anche Nicolucci, il deputato che nel 2007 aveva dichiarato un reddito da 215 euro. In carcere il senior advisor dell'azienda del settore difesa: "Promessa una tangente da 18 milioni al presidente del Panama"
Corruzione internazionale. E’ l’accusa mossa all’ex ministro dello Sviluppo Claudio Scajola nell’inchiesta della Procura di Napoli su Finmeccanica. Un’indagine che si allarga, che coinvolge anche un ex consigliere dello stesso parlamentare del Pdl (Massimo Nicolucci) e che soprattutto oggi ha raggiunto il culmine con l’arresto di Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale e attuale senior advisor in Russia dell’azienda controllata dallo Stato che opera nel settore della difesa. L’iscrizione nel registro degli indagati di Scajola e la misura cautelare nei confronti del dirigente di Finmeccanica sono due facce della stessa inchiesta dei pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock. Da una parte i magistrati indagano su una presunta tangente per una commessa di fregate in Brasile, dall’altra parte si tratta di una presunta tentata corruzione del presidente della Repubblica di Panama, Ricardo Martinelli, al quale sarebbero stati promessi 18 milioni di euro come corrispettivo per le forniture di Finmeccanica per 180 milioni di euro che riguardavano sistema di vigilanza costiera, cartografie del territorio e 6 elicotteri Agusta.
Nei giorni scorsi gli inquirenti svizzeri avevano arrestato Guido Ralph Haschke per riciclaggio per poi scarcerarlo 24 ore dopo. Su Finmeccanica è aperto anche un altro fascicolo, a Busto Arsizio: lì tra gli indagati figura il numero uno Giuseppe Orsi, dopo che la Cassazione ha dichiarato l’incompetenza territoriale dei magistrati napoletano sulle presunte tangenti pagate per una fornitura di elicotteri all’India. Il mese scorso la società era stata iscritta per la legge 231 sulla responsabilità amministrativa.
Scajola è ritenuto molto vicino al ministero della Difesa brasiliano, secondo le carte dell’inchiesta. Sarebbe stato lui il “canale privilegiato” che avrebbe consentito a Fincantieri e all’imprenditore Paolo Graziano (presidente della Confindustria di Napoli e pure lui indagato in qualità di ad della Magnaghi) di concludere affari con il Paese sudamericano. Tutto questo si poggia sulle dichiarazioni rese a verbale da Lorenzo Borgogni, ex responsabile comunicazioni esterne di Finmeccanica, citato nel decreto di perquisizione notificato a Graziano e Nicolucci, ex consigliere di Scajola per gli affari esteri quando quest’ultimo era ministro. A dire di Borgogni per i mediatori – e tra questi Scajola – sarebbe stata pattuita una percentuale. Dichiara Borgogni il 10 novembre 2011: “Pozzessere mi disse che Graziano era parte attiva, oltre a Fincantieri e Finmeccanica, nell’affare delle fregate e mi disse chiaramente di aver capito il motivo per il quale Fincantieri – nostra partner nell’affare – era molto più avanti di noi, e cioè di Finmeccanica; in poche parole Pozzessere mi disse che il dott. Bono di Fincantieri e Graziano gli avevano chiaramente detto di aver trovato un ‘canale’ tra l’Italia e il Brasile tale da agevolarli nei rapporti con l’allora ministro della Difesa brasiliano Jobin, ‘canale’ trovato da Graziano. Subito dopo tale colloquio, che avvenne nel 2009, io chiamai immediatamente, chiesi di incontrare e incontrai il mio amico Graziano, che conoscevo da tempo, appunto per chiedergli quale fosse il suo ‘canale’ e se c’era la possibilità che anche noi di Finmeccanica potessimo beneficiare di tale ‘canale’ privilegiato”.
“In quell’occasione, siamo tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 – prosegue Borgogni – Graziano mi disse che il ‘canale’ privilegiato tra Fincantieri e il governo brasiliano era rappresentato dall’onorevole Claudio Scajola e dal parlamentare napoletano, della corrente di Scajola, on. Nicolucci, e ciò perché Scajola era molto legato al ministro della Difesa brasiliano Jobin; preciso che, anche se all’epoca Scajola era ministro dello Sviluppo economico, in realtà il suo dicastero non aveva nulla a che vedere con l’affare della fornitura delle fregate nel quale era invece semmai coinvolto il ministero della Difesa. In tale occasione il mio amico Graziano scese nei dettagli e mi spiegò che lui aveva creato il contatto tra l’on. Nicolucci di Napoli e il dott. Bono di Fincantieri e che l’on. Nicolucci era praticamente un emissario dell’on. Scajola il quale appunto aveva il contatto con il ministro brasiliano Jobin. Dunque Scajola, contattato attraverso Nicolucci, si era impegnato ad intervenire su Jobin appunto per favorire Fincantieri”.
“Ancora successivamente – prosegue Borgogni – Pozzessere mi disse di aver appreso da Bono, o comune da Fincantieri, che in cambio delle agevolazioni era stato pattuito un ‘ritornò che avrebbe dovuto pagare la stessa Fincantieri quale contratto di agenzia dell’ammontare dell’11 per cento dell’affare complessivo, pari quest’ultimo, per la sola parte di Fincantieri, a 2,5 miliardi di euro. Tale cifra di ritorno percentuale, secondo quanto riferitomi da Pozzessere, doveva essere parzialmente destinata tra Scajola e Nicolucci da una parte e Jobin dall’altra. In una fase immediatamente successiva appresi sia da Pozzessere sia dall’ad Guarguaglini, evidentemente messo a parte da Pozzessere, che era stata chiesta anche a noi di Finmeccanica la stessa percentuale di ‘ritornò dell’11 per cento della nostra parte di affare, pari anch’essa a 2,5 miliardi di euro; a tal riguardo Guarguaglini mi disse di aver detto a Pozzessere che la percentuale massima di ‘ritorno’ che lui era disposto a pagare era quella del 3 per cento. Come ho detto tale percentuale doveva essere pagata sia da Fincantieri sia da Finmeccanica tramite la stipula di un contratto di agenzia in Brasile in capo ad un agente evidentemente indicato dal ministro Jobin. Non so se Finmeccanica o qualche società del gruppo ha già stipulato un contratto di agenzia, credo che Fincantieri l’abbia sicuramente stipulato, almeno così mi è stato detto”.
L’ex ministro si dice “sereno, ma non capisco cosa ci sia dietro” e assicura che “da adesso sono a disposizione dei magistrati, se volessero sentirmi sull’argomento”. Ai microfoni di TgCom24, non nasconde peraltro che “mi pare strambo che in questo momento un’attività di ministro di cui sono orgoglioso possa essere vista come qualcosa di losco. Non ammetto alcuna speculazione vergognosa. Non ho alcun portavoce che si chiama Nicolucci. Conosco un deputato, ma non ho mai avuto un portavoce con questo nome”. E infatti Nicolucci era consigliere, politico noto alle cronache perché nel 2007 nella sua dichiarazioni dei redditi aveva denunciato guadagni per215 euro. Sempre a proposito dell’indagine sul filone d’inchiesta della Procura di Napoli sulle forniture Finmeccanica in Brasile, Scajola aggiunge di “aver appreso adesso di questo avviso di garanzia. Ribadisco che nell’ambito delle competenze di ministro dello Sviluppo economico ho girato il mondo sempre nel rispetto delle leggi e delle regole e ho sempre svolto questi compiti alla luce del sole e in incontri ufficiali. Non ho mai avuto incontri privati”.
Seguendo l’altro filone della stessa inchiesta i carabinieri del Noe e gli agenti della Digos hanno arrestato Paolo Pozzessere. In questo caso si tratta di forniture di elicotteri e armamenti allo Stato di Panama. L’attività investigativa in questo caso riguarda, in particolare, le forniture di elicotteri e armamenti effettuate da tre società del gruppo Finmeccanica (AgustaWestland, Selex, e Telespazio) al governo di Panama, nell’ambito di accordi stipulati con lo Stato italiano. In particolare, secondo l’inchiesta, sarebbero stati promessi 18 milioni di euro al presidente della Repubblica di Panama, Ricardo Martinelli, come corrispettivo per le forniture.
La misura dell’arresto per Pozzessere è “idonea”, “adeguata e proporzionata” alla gravità dei fatti, scrive il gip Dario Gallo, che non ritiene possibile concedere il beneficio dei domiciliari. Nuove attività investigative dei pm sono concentrate sulla Russia e sul ruolo svolto da Pozzessere, che è stato nominato senior advisor della holding in quel paese per decisione dell’ad Giuseppe Orsi. Una decisione adottata da Orsi dopo che Pozzessere era finito nell’occhio del ciclone arrivando così all’autosospensione.
Il nuovo spunto di indagine sarebbe offerto da alcune intercettazioni telefoniche tra Marco Acca, responsabile vendite del settore militare di AgustaWestland e l’amministratore delegato Bruno Spagnolini. Quest’ultimo, in particolare, raccomanda all’interlocutore, in una conversazione del 16 aprile scorso a proposito di elicotteri: “Se dovete dire che ci volano vari Capi di Stato così, non menzionate Putin perché… Siccome me l’ha detto il presidente cioè e loro gliel’avevano fatto vedere… Lei può dire ci volano una miriade di Capi di Stato… ma senza che nessuno dica Putin o che ne so…”. Il gip ricorda che si fa riferimento a elicotteri Agusta e alla loro vendita in favore di vari capi di Stato stranieri. “Lo stesso Spagnolini aggiunge che ciò è voluto dal presidente (evidente il riferimento a Orsi Giuseppe, presidente e amministratore delegato di Finmeccanica)”. Dal momento che lo stesso Orsi aveva già parlato dell’acquisto di un elicottero da parte di Putin in un’intervista al Sole 24 ore, questo “cambio di atteggiamento – spiega il giudice – è secondo i pubblici ministeri da ravvisare nell’esigenza di tenere riservati gli affari di Finmeccanica con Putin e la Russia in generale”.
Pozzessere era indagato a Napoli da tempo, ed era stato anche ascoltato dal pool di pm che avevano avviato le indagini su Valter Lavitola. Conversazioni telefoniche tra lui e Lavitola intorno a commesse di Finmeccanica legate agli appalti favoriti dall’accordo firmato dall’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Panama erano già note nell’ambito delle inchieste sui rapporti tra Berlusconi, Lavitola e l’imprenditore Gianpaolo Tarantini. La procura aveva chiesto anche una nuova misura cautelare a carico di Lavitola, ma il giudice non ha accolto l’istanza ritenendo che Lavitola non possa “essere oggetto di altro provvedimento in quanto già detenuto”.