La nuova Milano si muove attraverso le app: il 22 e 23 ottobre è andata in scena la prima maratona per la mobilità sostenibile. Non si è trattato, però, di una gara di corsa: la sfida era tutta dedicata a giovani esperti di informatica, scesi in campo nell’hackathon (meeting di programmazione per hacker e appassionati di informatica, ndr) organizzata nel corso della settima edizione di MobilityTech, il forum internazionale per l’innovazione tecnologica. Preceduta da un appuntamento simile a Napoli, la gara di cervelli ha fatto tappa nel capoluogo lombardo con l’obiettivo di sviluppare nuove applicazioni per smartphone e tablet (piattaforme iOs, Android e Windows Phone), per offrire soluzioni concrete ad alcune questioni legate alla mobilità sostenibile.
Due i temi principali sui quali i giovani hacker – studenti delle università di Bologna e Napoli – si sono confrontati in una “sessione di programmazione informatica collaborativa”. Il primo argomento riguarda l’uso della bicicletta in città: “Bici mon amour – Non solo piste ciclabili”, è la proposta di un’app dedicata a tutti quelli che si spostano su due ruote, una sorta di “tripadvisor” dei ciclisti dove raccogliere e condividere informazioni, valutazioni e suggerimenti. Il premio è andato al gruppo Ambientech, composto da Fabio Politi, Fabio Galeppi, Paolo Acquaviva e Radu Cosmin Iftode, con l’applicazione Betrò, definita “un contributo originale nel settore del cicloturismo e del bike sharing”, che guarda con “attenzione alla creazione di una community, e alla segnalazione e condivisione di percorsi ciclistici”.
“Il nome indica il concetto di ‘metro’ esteso alla bicicletta – spiega Galeppi a Ilfattoquotidiano.it -. L’app fornisce quattro funzionalità di base, a cui si accede tramite altrettanti ‘bottoni’: con il primo si possono scaricare i percorsi condivisi da altri utenti, mentre il secondo propone una navigazione libera, su percorsi che non prevedono le piste ciclabili. Con il terzo pulsante, ‘warning’, si può segnalare la presenza di buche o altri pericoli direttamente all’amministrazione responsabile. La quarta funzionalità è relativa alla community, dato che il programma doveva comprendere un aspetto ‘social’: si può effettuare il login, anche tramite Facebook, per vedere dove si trovano gli altri ciclisti e condividere il percorso, e alla fine dare una valutazione”.
L’altra applicazione con cui si sono misurati gli hacker in gara riguarda i mezzi pubblici: “Mi muovo, creo informazione – I tempi del trasporto cittadino a confronto” è il tema su cui i concorrenti hanno lavorato per sviluppare un programma in grado di fornire informazioni sui tempi reali di percorrenza in ambito urbano, tenendo conto delle differenti condizioni del traffico, del meteo e degli eventi straordinari. In questa categoria il premio è stato assegnato al gruppo Full Wipe di Valentina Lipari e Giovanni Meo, ideatori dell’applicazione MoveMeUp. Dedicata in particolare alla “mobilità di persone disabili o con difficoltà temporanee”, l’app propone di affrontare la questione attraverso la creazione di un social network per segnalare opportunità e difficoltà degli utenti. “Il nostro obiettivo – racconta Lipari – è di facilitare gli spostamenti dei disabili in città attraverso diverse innovazioni. Ad esempio, la persona con disabilità può inviare, attraverso l’app, una notifica per informare gli autisti dei mezzi pubblici che sta uscendo di casa e che si troverà dopo pochi minuti alla fermata, in modo da far sapere che potrà avere bisogno di aiuto per salire sul mezzo”.
Amat, l’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio del Comune di Milano, darà a ciascuno dei due gruppi di hacker la possibilità di svolgere uno stage con un compenso totale di mille euro, per sviluppare le applicazioni ideate. L’agenzia fornirà dati e supporto tecnico per la realizzazione dei progetti anche ai partecipanti che non hanno vinto, mentre Siemens, uno degli sponsor insieme a Renault, ha offerto ai concorrenti una visita nei suoi laboratori milanesi, per vedere da vicino come funzionano le smart grid (le reti informatiche che gestiscono la distribuzione di energia elettrica, alla base del concetto di smart city, ndr). “ll periodo in cui svilupperemo l’app ci verrà riconosciuto come tirocinio universitario – conclude Galeppi -. Una volta completato il prodotto, la proprietà intellettuale resterà a noi e potremo accordarci con le aziende interessate per implementarlo: qualcuno ci ha già contattato durante l’hackathon. Per quanto ci riguarda, però, vorremmo che la nostra applicazione resti gratuita per gli utenti”.