Più di 300 operatori del settore davanti alla sede della Regione Emilia-Romagna per protestare contro la spending review: “la matematica non funziona quando si parla di tagli a un comparto che tutela il benessere della popolazione”
C’erano i vigili del fuoco, che dall’Emilia terremotata hanno raggiunto Bologna per ricordare che “tagliare i fondi per la sicurezza equivale a creare disagi per i cittadini”. C’era la polizia di stato, la guardia forestale e la polizia penitenziaria, i cui mezzi di trasporto sono così obsoleti che non è strano rimanere fermi, per strada, mentre si trasportano i detenuti. C’erano più di 300 operatori del settore sicurezza oggi a manifestare davanti agli uffici di viale Aldo Moro, così come davanti alle sedi regionali di tutta Italia e a Palazzo Chigi, per ricordare al governo che “la matematica non funziona quando si parla di tagli a un comparto che tutela il benessere della popolazione”.
Perché sono tanti i problemi provocati dalla spending review, e riguardano l’intero comparto sicurezza. Tagli lineari ai fondi, slittamento dell’età pensionabile, blocco delle assunzioni e del turn over, che diminuiranno il personale dell’80% in pochi anni, mezzi obsoleti e strumentazioni inadeguate. E di comparto in comparto, la situazione è trasversalmente critica. Un’emergenza, in effetti.
“Il blocco del turn over e l’innalzamento dell’età pensionabile – spiega Gianni Pollastri, segretario nazionale dell’Ugl Polizia di Stato – creano, non solo alla polizia ma a tutte le categorie comprese nel settore sicurezza, dai vigili del fuoco ai carabinieri, un problema serio, perché nel nostro lavoro la fisicità è un requisito professionale fondamentale. Basti pensare a chi fa servizio d’ordine allo stadio, o ai pompieri che quotidianamente lavorano in condizioni difficili. Se il governo non cambia rotta finiremo, nei prossimi anni, ad avere una polizia di vecchietti, che poi saranno i nuovi poveri”. In questi anni, infatti, le detrazioni a stipendi e pensioni hanno inciso duramente su chi indossa una divisa. “Io ad esempio, in tre anni ho perso 6.000 euro di stipendio, e con gli straordinari che ci vengono pagati 12 euro lordi l’ora, far fronte al costo della vita diventa sempre più difficile”.
Ma c’è anche chi gli straordinari non li riceve nemmeno. “Un vigile del fuoco – racconta Alessandro Zangoli, della Conapo, sindacato autonomo dei pompieri e membro della Consulta sicurezza – guadagna in media 1300 euro al mese e il precariato per noi è una costante. Dobbiamo lavorare con mezzi vecchi di 30 anni, senza carburante, col personale ridotto all’osso e l’età pensionabile, aumentata dai 60 ai 63 anni. Per prestare soccorso durante il terremoto, un’emergenza che per noi continua tutt’oggi, veniamo retribuiti con 150 euro la settimana a fronte di turni massacranti e straordinari che non esistono”. E con la famiglia da mantenere, un mutuo sulla casa, l’affitto da pagare, le bollette e le indennità che non arrivano, “non ci hanno ancora pagato quelle per il sisma dell’Aquila, per l’Emilia dovremo aspettare anni”, è difficile lavorare.
Anche per la polizia penitenziaria, al lavoro in carceri sovraffollate e una carenza di personale che ha già raggiunto le 7.000 unità, a cui si sommano le 4.000 previste a causa della manovra, la situazione ha raggiunto ormai livelli critici. “Lavoriamo in condizioni igieniche inaccettabili – spiega Massimo Frabetti, segretario generale della Fns Cisl, che rappresenta vigili del fuoco, polizia penitenziaria e corpo forestale dello stato – i mezzi sono obsoleti, hanno chilometraggi altissimi e molte volte è capitato che si fermassero per strada con detenuti a bordo, anche condannati al 41 bis, quindi legati alla mafia”. I pesanti tagli ai bilanci però riguardano anche i corpi che oggi non hanno potuto manifestare, come la guardia di finanza, che in qualità di organo militare non può scendere in piazza.
Così, al governo, le forze dell’ordine e gli operatori alla sicurezza hanno proposto uno scambio. “Noi continueremo, nonostante tutto, la nostra missione, lavorare per assicurare l’ordine e la sicurezza pubblica”. In cambio, però, servono misure che compensino, almeno in parte, le pesanti perdite che il comparto subirà a causa della politica ministeriale portata avanti con la spending review. Una previdenza complementare, prima di tutto, un fondo supplementare che supplisca al passaggio contributivo e compensi il blocco degli stipendi, nonché i tagli alle pensioni “che ammontano a circa 400 euro”. E poi lo sblocco delle assunzioni, per ora ferme al 2014, “perché oggi mancano 30.000 operatori nel settore e la spending review non farà che togliere personale”.
“Presenteremo le vostre richieste al ministero dell’Interno – ha promesso il presidente dell’Emilia Romagna Vasco Errani – col quale abbiamo instaurato uno stretto contratto per via del terremoto”. “Ancora una volta, i tagli di questo Governo si ripercuotono sulla tenuta, e dunque sulla sicurezza di questo Paese – ha commentato anche Sandro Mandini, vicepresidente dell’Assemblea Legislativa, e consigliere regionale Idv, sceso per incontrare i sindacati – quale indipendenza si può garantire, a Forze Armate decimate? Quale efficienza alla Polizia penitenziaria con innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni e pensione decurtata a causa del contributivo? Quale garanzia possono avere, e dunque restituire, Vigili del Fuoco precari? Quando a scendere in piazza contro il governo, sono perfino i lavoratori delle forze dell’ordine, è un segnale più che evidente che si è superato il limite”.