In questi giorni i mass media tutti hanno dato spazio a un grave fatto di cronaca, nel quale è stata barbaramente uccisa una donna. Da un uomo. Il quale è giusto che sia severamente punito poiché dinanzi alla barbarie non può che esservi una severa punizione. L’occasione però è stata sovrana per avviare l’ennesima campagna a tutela delle donne, dinanzi al cosiddetto “femminicidio”, invocando così in Italia in danno della donna uno stato di: incivile soggezione, sopraffazione cruenta, violenza inaudita e perpetua, grave disparità di trattamento, terrore psicologico e fisico (un Paese pieno di stalker, mobber o quanto meno di feroci egemoni maschi). Ma è proprio così la realtà? Non mi pare proprio e i numeri lo smentiscono.
Premetto subito che avverso qualsivoglia forma di -ismo, incluso il maschilismo e il femminismo, che fanno rima con fanatismo. Odio dunque tanto la misoginia quanto la misandria (fenomeno ben crescente se si vuole guardare in faccia la realtà) e mi oppongo a qualsivoglia forma di sopraffazione del più debole. Premetto che faccio parte di una Commissione Pari opportunità rilevante ma che non distinguo tra maschi e femmine, quanto tra soggetti deboli e soggetti forti, dunque indistintamente dal sesso.
Premesso ciò ho la forte sensazione che siamo dinanzi all’ennesima campagna di grave disinformazione tanto cara ai mass media che in un crescendo simil spazzatura tendono a gonfiare una notizia, attribuendo veridicità sol perché lo scrivono, tuttavia non corrispondente alla realtà. Si vuole allarmare l’opinione pubblica per la necessità di alimentare un dibattito (ergo le vendite) pur dinanzi a un fenomeno inesistente. Come dimostrerò tra poco.
Abbiamo già vissuto un fenomeno analogo che ha prodotto gravi e irresponsabili danni (con la xenofobia imperante, con la caccia allo straniero, anche se non clandestino) grazie alla politica speculativa della Lega, ben sostenuta dall’intero Pdl, quando per anni si sono posti in risalto i delitti compiuti da alcuni soggetti extracomunitari, nascondendo le buone azioni di altri extracomunitari. La bufala dell’uomo nero e delinquente, a prescindere, ha ingenerato un clima di paura che ha poi portato tanti voti alla destra xenofoba. Una tale squallida politica ha però destabilizzato la società civile. Il cui prezzo è incomparabile, per tutti.
Ora l’allarme lanciato è che si vive in un Paese nel quale le donne sono costantemente uccise, violentate, sopraffatte da uomini barbari e gretti i quali vogliono esercitare poteri primordiali sulle donne, trattandole come oggetti. Questa grave insinuazione poi genera mostri, tra cui mi (s)piace ripeterlo, alimenta una cultura sessista del diritto di famiglia, perpetrata da una giurisprudenza retrograda e non paritaria (tanto per le scelte economiche quanto per l’affidamento dei figli, dove le donne sono dipinte tutte come soggetti deboli, caste e pure).
Se si analizzano invece i dati ufficiali e incontrovertibili, quali quelli forniti dalle Nazioni Unite per il 2011 (dati esaminati 2008/2010) con il Global study on homicide, possiamo verificare nella parte “Homicides by sex” l’esatta ripartizione della percentuale che ha interessato le donne assassinate nel mondo, facendo la singolare scoperta che in Europa l’Italia si pone negli ultimi tranquillizzanti posti (23,9% di vittime è donna), quando ad esempio nella civile Svizzera si ha il 49,1%, in Belgio il 41,5%, a Malta il 75%, oppure guardando ad Est, in Ungheria il 45,3% e in Croazia il 49%. Oltreoceano, i civilissimi Stati Uniti hanno una percentuale del 22,5%, dunque pressoché identica alla nostra. Nel mondo siamo tra i Paesi meglio messi. La donna da noi gode di piena tutela ed ogni altro messaggio è falso e tendenzioso.
Dunque di quale femminicidio stiamo parlando? Di quale sopraffazione stiamo discutendo? Di quale disparità stiamo ciarlando? Di quale emergenza si ciancia? Una tale campagna di disinformazione determina comportamenti e condotte sessiste ovvero risposte sproporzionate, irragionevoli, non meditate, infondate. Che poi pagheremo tutti con una assurda guerra tra sessi. E’ questo che vogliamo? Un Paese continuamente spinto verso le divisioni, le distinzioni, gli scontri? Quelli fisiologici (tra onesti e disonesti) non si affrontano e quelli farlocchi si montano ad arte. Non ci si stupisce certo, in un Paese nel quale gli onesti vengono additati come diversi e i ladri dominano e svettano, impuniti.