Cronaca

Frequenze radio, a processo un funzionario del ministero dello Sviluppo Economico

Domenico Spoto, già direttore dell'Ispettorato lombardo è accusato di abuso d'ufficio assieme all'editore di Radio Milan-Inter. Secondo l'accusa il funzionario pubblico ha favorito l'imprenditore autorizzando l'accensione di uina frequenza che però va a interferire con quella regolarmente pagata da Radio Lombardia. Un danno che vale qualche milione di euro

Un funzionario del ministero dello Sviluppo Economico rinviato a giudizio per abuso d’ufficio. Accusa che il dirigente pubblico condivide con Gabriele Bucchi, imprenditore lombardo con residenza svizzera, amministratore dell’Ati srl, società cui fa riferimento radio Milan-Inter. Alla sbarra va così il palermitano Domenico Spoto, ex direttore dell’Ispettorato territoriale lombardo, il quale, dopo essere stato iscritto sul registro degli indagati dal pm milanese Grazia Colacicco, viene promosso e trasferito al ministero. Una classica storia all’italiana che ha come sfondo il complicato mondo delle frequenze radiofoniche. Mondo in cui la precarietà delle autorizzazioni a trasmettere distorce il rapporto tra imprenditore e pubblica amministrazione. A tal punto che il rischio di corruzione è sempre dietro l’angolo.

Ecco allora i fatti che incrociano un procedimento penale e un altro amministrativo. A dar fuoco alle polveri del caso è un esposto della società Radio comunication service srl cui fa capo Radio Lombardia, emittente che da 30 anni trasmette nel Milanese sulla frequenza 100,3 Mhz. Vengono squadernati episodi di interferenza. Tradotto: un’altra emittente utilizza in modo fraudolento la frequenza per la quale Radio Lombardia ha pagato e ottenuto regolare autorizzazione. A prima vista una banalità che però rischia di costare qualche milione di euro. Un tesoretto frutto di un calcolo parametrato sul valore di una radio-frequenza (fino a 3 euro) moltiplicato per il numero dei possibili ascoltatori. Che in Lombardia certo non sono pochi.

E del resto il rinvio a giudizio firmato nel maggio scorso dal gip Fabrizio D’Arcangelo, ha un antefatto nel gennaio 2003. Anno e mese in cui Radio Lombardia denuncia per interferenza Radio Disc Jockey, all’epoca gestita dalla Grt, società riconducibile sempre alla famiglia Bucchi. E’ il primo capoverso della storia. L’autorizzazione viene ritirata. Nulla, però, cambia. Le trasmissioni proseguono. Due anni dopo, altra denuncia. Identico risultato. Si arriva così nell’aprile 2007, quando Radio Lombardia invia una diffida all’Ispettorato. Contenuto: la contrarietà (l’ennesima) alla possibile assegnazione ad Ati srl di una frequenza sui 100.00 Mhz. Questa volta si agisce in modo preventivo. L’effetto non è quello sperato. Il 26 novembre 2011 la richiesta di Bucchi atterra sul tavolo dell’ispettorato. L’ok arriva, addirittura, il giorno dopo. Il protocollo porta la firma di Domenico Spoto, mentre l’iter ha in calce il nome di Fabrizio Todisco, il quale però risulterà assente dal settembre fino al dicembre del 2007. Lui, dice, non ne sa niente. E lo denuncia. Il 28 dicembre 2007 la querela di Radio Lombardia arriva sul tavolo del pubblico ministero Grazia Colacicco. Domenico Spoto viene iscritto qualche settimana dopo. A marzo, il gip Guido Salvini dispone il sequestro preventivo dell’impianto di radiodiffusione che si trova in piazzale Biancamano 2 a Milano. Il 28 marzo successivo il Riesame conferma.

L’indagine penale corre veloce. Nel marzo 2011, la procura chiede il rinvio a giudizio per Spoto e Bucchi. Il prossimo novembre il tribunale di Milano celebrerà la prima udienza. Nel frattempo, però, la partita si sposta sul piano amministrativo. E anche qui le sorprese non mancano. Intanto, dopo il sequestro del 2008, Gabriele Bucchi, ragionano i legali di Radio Lombardia, ottiene il dissequestro dell’antenna con la promessa di non voler più operare su quella frequenza. Detto, fatto: nell’ottobre 2008, l’Ati chiede l’autorizzazione per l’ennesima volta. La pratica decanta per quasi due anni, quando, nel 2011, il Tar accoglie il ricorso di Bucchi sul silenzio dell’Ispettorato. Si riparte. Obiettivo: una campagna di misurazione per verificare l’interferenza. Il tribunale amministrativo nomina un commissario ad acta con il compito (entro 60 giorni) di programmare nuove misurazioni. La scelta del Tar cade su Francesco Troisi, dg del dipartimento delle Comunicazioni. Ufficio, vedi la casualità, dove lavora anche Domenico Spoto. Il 28 giugno scorso le analisi sono chiarissime: il progetto, pensato da Bucchi, non è fattibile. Nessun problema. Il 9 luglio, lo stesso Troisi, ormai privo di incarico, ordina nuovi rilievi. Che l’Ispettorato fissa per il prossimo 31 ottobre. E lo fa, attraverso una comunicazione dell’8 ottobre, che mette nero su bianco la geografia dei controlli. Un risiko di vie e comuni che quel giorno impegnerà tre quarti dell’ufficio ispettorato compreso il direttore. Una singolare misurazione che potrebbe essere bloccata se oggi il Tar accoglierà il ricorso di Radio Lombardia.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA LETTERA DI ATI SRL