Cronaca

I Marò e il patriottismo selettivo della Ferrari

La gloriosa e nazional popolare Scuderia Ferrari, in un impeto di patriottismo totalmente disinteressato e puro, ha deciso di correre in India con la bandiera della marina militare al posto del normale tricolore per dimostrare il suo sostegno ai marò trattenuti in India.

Glissando sull’ironia del caso, per cui da una parte sbandiera (è proprio il caso di dirlo) un celodurismo nazional popolare e dall’altra la Fiat (di cui Ferrari fa parte) licenzia, chiude stabilimenti, baracca e burattini per trasferirsi altrove, dove non ci siano troppe zavorre a impedire sviluppo e guadagni, in un atteggiamento molto lineare ma ben poco attento agli “interessi nazionali”.

Ovviamente appresso valanghe di commenti ad approvare con la bava alla bocca il coraggio della Ferrari, che ha avuto ‘le palle’ per provocare l’illiberale India che mantiene ingiustamente in carcere “i nostri ragazzi”.

Che poi già sull’espressione “i nostri ragazzi” ci sarebbe da aprire un dibattito. Nostri di chi? Ragazzi di chi?

Ora mi chiedo, ma per quale ragione un’azienda che palesemente si disinteressa al benessere e allo sviluppo nazionale, ha bisogno di far vedere quanto ci tiene a due “nostri ragazzi” che sono accusati di aver sparato raffiche su un peschereccio di poveracci che stavano a lavorare peraltro nel loro paese?

A quanto capisco i “nostri ragazzi” erano imbarcati su una petroliera e svolgevano operazioni di sicurezza. In molti casi si è registrato come i “nostri ragazzi” svolgano all’estero operazioni di sicurezza privata a protezione di pozzi di petrolio, petroliere e altri interessi privati. Insomma spesso i “nostri ragazzi”  finiscono per svolgere compiti assimilabili a quelli dei contractors.

Nel caso dei Marò, sono accusati di aver crivellato di colpi un peschereccio. Non due colpi partiti per sbaglio, ma una pioggia di proiettili. Per minuti. Perché pare che non sapessero che in quella zona del Kerala i pescherecci si avvicinano spesso alle petroliere per non farsi tagliare le reti dai quei mastodonti. Invece li hanno scambiati per pirati e quindi, in quanto pirati, indiani, minacciosi, meritavano di essere crivellati di colpi.

Allora immaginiamo la scena. Una petroliera russa passa dalle parti nostre, mettiamo nell’Adriatico, e siccome due pescatori di Marghera le si avvicinano troppo, i soldati russi a bordo pensano bene di lavarli col piombo e li ricoprono di proiettili.

Diciamo la verità, agli italiani roderebbe un po’. O no? E l’Italia processerebbe i militari russi. O no?

Quanto meno per stabilire se sono stati loro a sparare e perché. E visto che si dà il caso che l’India sia un paese forte, oltre che densamente popolato, ha anche il diritto di esercitare la giustizia.

Rimane un mistero il motivo per cui la Scuderia Ferrari abbia deciso di prendere una posizione del genere. Sarebbe preferibile che invece di giocare con le bandierine il gruppo Fiat risolvesse ben altri problemi interni. Prima di portarsi via quello che resta delle fabbriche italiane.