Scontri allo stabilimento Ikea a Piacenza, tra i facchini in sciopero e coloro che invece vogliono continuare a lavorare. Il bilancio è di cinque feriti.
Dopo la manifestazione della scorsa settimana, i Si Cobas sono di nuovo in agitazione da questa mattina fuori dai magazzini del Polo logistico con una sessantina di lavoratori che stanno impedendo ai camion di muoversi in entrata e in uscita e, di fatto, bloccando l’intera produzione (nell’impianto più grande di oltre 200 mila metri quadrati).
Imponente lo schieramento di forze dell’ordine, soprattutto per evitare che la situazione degeneri in seguito a un incidente avvenuto alle prime ore dell’alba che ha coinvolto due facchini, urtati da un mezzo che tentava di entrare nello stabilimento forzando il picchetto. Ma non solo perché, rispetto al passato, l’unità della protesta è mancata e gli scontri sono successi proprio tra facchini in sciopero e coloro che non sono d’accordo con il blocco dei cancelli.
I motivi della protesta sono, in particolare: contratti irregolari e mancanza di relazioni sindacali. Molti i facchini che in mattinata hanno mostrato le ultime buste paga, lamentando pagamenti irregolari e straordinari mai pagati, spiegando che molti lavoratori sono obbligati a lavorare molte più ore del dovuto, mentre ad altri vengono ridotte le ore di servizio, con stipendi che scendono fino a 400 euro al mese. Ad essere penalizzati, come denunciato dallo stesso sindacato nei giorni scorsi, sono proprio coloro che sono iscritti al sindacato Si Cobas.
Mohammed Arafat, rappresentante del sindacato a Piacenza, ha chiesto una volta per tutte il rispetto del contratto nazionale di lavoro: “C’è gente che fa 60, 70 ore al mese, mentre chi è dalla parte della cooperativa arriva anche a 250 ore. Di conseguenza ci sono stipendi di 400 euro e altri che arrivano fino a 2mila e 500”.
L’aspetto nuovo, rispetto a tante altre proteste andate in scena nel Polo logistico è però quello degli scontri tra lavoratori. A lamentare l’aggressione, coloro che volevano entrare per poter effettuare le loro ore di lavoro che invece sono stati avvicinati dagli scioperandi che, dopo averli apostrofati a male parole, sono passati a maniere ben più brusche.
La protesta comunque continua, anche perché Aldo Milani, segretario nazionale del Si Cobas, ha dichiarato che “i manifestanti resteranno davanti al magazzino finché non saranno portati via dalla polizia”.
Presente in mattinata davanti ai cancelli anche Giampiero Gortanutti, presidente del consorzio gestione servizi di Milano, global contractor dell’impianto Ikea, che ha accompagnato due facchini aggrediti in questura per sporgere denuncia. Gortanutti non ha usato mezze parole sui metodi di protesta dei Cobas: “I lavoratori che volevano prendere servizio sono stati aggrediti mentre si trovavano a bordo dei propri mezzi: le loro macchine sono state prese a calci. Sceso dall’auto, un dipendente è stato colpito ed è dovuto ricorrere al pronto soccorso, una ragazza è stata strattonata ed è stata pure ricoverata. Per l’uomo sono stati dichiarati sei giorni di prognosi, per la donna fortunatamente solo uno” ha spiegato il presidente del consorzio, sconcertato.
“Questo non è uno sciopero, sono disordini creati ad arte, perché noi non vogliamo cedere a nessun ricatto” ha concluso Gortanutti, che alla linea dura dei Cobas ha risposto con altrettanta rigidità.