Arrivano sempre in autobus pubblico o in tram, talvolta in bicicletta, ma è sempre così. I sindaci in Svizzera, siano essi di una città internazionale o di un piccolo borgo di montagna, usano i mezzi pubblici, perché dimostrano ai cittadini che la mobilità collettiva e pubblica è una convenienza.
Ma non è l’unica stravaganza cui ti abituano. A Zurigo Eldmar Ledergerber, parlava diverse lingue. Mi diceva “non tutte le 127 che si parlano a Zurigo ogni giorno”; rilasciava le interviste nella lingua madre del giornalista della testata straniera senza alcuna difficoltà. Il tono di voce mi appariva come quello di Bruno Ganz in “Pane e tulipani”, ma riteneva il suo premio appena ricevuto, il Mayor” di primo sindaco nel mondo, assieme alla sua collega di Città del Capo in Sudafrica, una cosa del tutto normale. Immaginavo che se fosse accaduto ad un Sindaco italiano, avrei avuto difficoltà ad entrare nel suo ufficio dove sicuramente avrei trovato almeno duecento giornalisti pronti ad intervistarlo. Lui era li, con una semplice camicia, di medio gusto probabilmente acquistata a Manor (negozi di abbigliamento di qualità medio-bassa) e per incontrarlo non feci neanche anticamera. Era in scadenza del suo secondo mandato, e mi impressionò la risposta che diede alla mia domanda da tipico giornalista italiano: certamente adesso lei andrà in Parlamento a Berna ? Lui sorrise rispondendo: no, no, basta con la politica, ho deciso di dedicarmi a mio figlio, che ha sedici anni, ed ho bisogno di recuperare con lui il tempo che ho dedicato alla Città di Zurigo.
Andai via senza credergli, convinto che l’avrei incontrato a Berna come ministro. Da allora non solo non ho più incontrato questo simpatico personaggio politico elvetico scattante come una cavalletta, ma non ho più sentito parlare di lui. E’ come scomparso, si è dissolto, non ho più letto una notizia che lo riguardasse o un commento. E’ quando il suo successore, una donna sindaco eccezionale, ha rivinto il Major, contendendoselo questa volta con Tokyo, non ho sentito parlare di questo Eldmar che aveva raggiunto lo stesso traguardo, ed ho anche capito che per gli Svizzeri questo successo non era una notizia.
Già mi era parso in precedenza che nei sindaci elvetici c’era qualcosa di strano quando Cristen, baffuto sindaco di San Gallo, me lo ritrovai seduto accanto, nel bus cittadino durante la giornata denominata “party di benvenuto” ai nuovi cittadini. Sì, sembra fantapolitica oggi. Ma il giorno in cui ricevetti con altri, dal Comune la carta d’identità di residente in quella città, mi arrivò l’invito a questo party. Praticamente il comune dava il benvenuto ai nuovi arrivati portandoli in giro in un bus per tutta la città con il sindaco che faceva da cicerone.
In ogni fermata c’era un piccolo rinfresco con le Bratwust (particolare salsiccia del posto) e birra. Alla fine del giro Cristhen, il sindaco salutava tutti con una stretta di mano cordiale, e ricordo lo sgomento mio e di mia moglie, che avemmo l’impressione di essere “in mezzo ai pazzi”. Io mi ricordai dello schiaffo “metaforico” che beccò Don Tonino Bello nello stadio San Nicola di Bari stracolmo di albanesi.
Ovviamente anche di Cristen non ho più sentito parlare. Anche lui è sparito nel “nulla della propria vita“. Il Party invece c’è ancora ed è stato potenziato con una due giorni di festa cui partecipano migliaia di persone. Da questi sindaci, come da altri ho avuto una lezione di vita di fronte alla quale la politica è il “nulla”.
di Massimo Pillera