”Non so se dopo questo attacco diffamatorio avrò ancora voglia di ricandidarmi. Sono disgustato, più che preoccupato”. E’ la riflessione di Claudio Scajola in un’intervista rilasciata stasera al direttore dell’emittente genovese Telenord, Paolo Lingua, rispondendo ad una domanda sulla sua eventuale ricandidatura. “Quelli che pensano, o che hanno pensato di eliminarmi dalla scena politica con ogni strumento forse questa volta ci sono riusciti – ha detto Scajola -. Se fino a tre giorni fa ero deciso a ricandidarmi, ora devo valutare con attenzione a tutela mia e della mia famiglia. Ma attenzione: è un fallimento accettare di fare politica con armi improprie come la diffamazione e la calunnia”.
L’ex ministro allo Sviluppo economico, spiegando la sua estraneità ai fatti sulla vicenda di Finmeccanica, ha detto di aver “dedicato la mia vita alla cosa pubblica, non certo a fare affari. Non ho mai chiesto nulla, neppure una cena”. Scajola spiega poi come già in passato le inchieste erano partite con titoloni sui giornali, per poi ridimensionarsi se non addirittura essere archiviate. “Quando è uscita la notizia sulla casa al Colosseo si confondevano le acque parlando anche di un coinvolgimento nell’inchiesta sulle grandi opere della protezione civile – ha detto -. Dopo un anno e mezzo di indagini, dalla procura di Perugia non ho mai ricevuto nemmeno un avviso di garanzia: non si ravvisavano ipotesi di reato. Poi, è stato tutto ripreso da Roma, mesi dopo, con l’accusa di finanziamento illecito. Ma non c’è neppure questo, e lo dimostreremo”. Per la Procura di Napoli l’ex ministro avrebbe avuto un ruolo di intermediatore per la vendita di fregate alla Marina Militare del Brasile.