Diritti

Napoli, migranti si scontrano con la polizia. Pena sospesa un anno e mezzo

Circa venti nordafricani si sono presentati negli uffici immigrazione della Questura, dove però "non c'era alcun mediatore che potesse aiutarli a capire l'esito delle loro domande". Una ventina gli agenti feriti, cinque fermati tra i profughi. Tutti alloggiano negli "hotel" previsti per l'accoglienza dalla Protezione Civile. Pena sospesa a un anno e mezzo

Alla fine, la situazione è esplosa. Ieri una ventina di nordafricani ha fatto irruzione negli uffici immigrazione della Questura di Napoli in via Galileo Ferraris, ferendo una ventina di poliziotti, e, secondo quanto riporta la Questura, distruggendo un’auto di servizio. A innescare la tensione, la mancanza di notizie sulla loro richiesta di asilo, che deve essere emessa dalla Commissione Territoriale per riconoscimento dello status di rifugiato. Uno scontro arrivato dopo il rifiuto della prima istanza d’appello, e dopo ben oltre il limite di tempo, previsto dalla legge, di attesa. I migranti che oggi sono insorti, sono arrivati al porto di Napoli con l’ondata che ha seguito la guerra in Libia, e che ha costituito, per lo Stato italiano e, soprattutto la Protezione Civile, la costosa Emergenza Nordafrica

L’ipotesi di reato per i trenta che hanno compiuto il raid è di interruzione di pubblico servizio, lesioni aggravate e danneggiamento di auto della polizia. I migranti fanno parte di un  piccolo esercito di rifugiati nordafricani, complessivamente 1.200, che hanno dovuto incassare il no della Commissione Territoriale della Prefettura alla richiesta dello status di rifugiati politici. Comunicata oggi la pena sospesa di un anno e mezzo. 

Yasmine Accardo, attivista dell’associazione Garibaldi 101, raggiunta a telefono dal Fatto Quotidiano, ha raccontato che “in realtà una ventina di migranti si è presentata agli uffici immigrazione, in attesa di avere delle risposte. Ma è da considerare che è da mesi ormai che queste risposte non arrivano”. E “succede – dice – sempre la stessa cosa. Loro vanno lì, da soli, ma nessuno risponde alle loro domande. E limite di tempo previsto per l’accoglienza in Italia, il 31 dicembre, ormai si avvicina”. Questa mattina, racconta Yaya, “come sempre nell’ufficio non c’era alcun mediatore. I ragazzi hanno continuato a chiedere e chiedere con insistenza, e si è arrivati allo scontro quando si sono visti di fronte i poliziotti con scudi e caschi. Basta solo una scintilla, la situazione ormai è incandescente”. I ragazzi sono del Mali, e dovrebbero vedersi riconosciuta “la protezione sussidiaria con circolare del Ministero come accade nel resto d’Italia, ma qui i tempi sono lunghissimi, e ciò non accade”. La polizia ha fermato cinque di loro, “e sappiamo che uno è stato ammanettato e portato via, ma non sappiamo dove, non hanno risposto all’avvocato della nostra associazione”. 

Per l’Associazione L.E.S.S : “Gli scontri avvenuti presso l’Ufficio immigrazione della Questura di Napoli, sono gli effetti di un clima insostenibile che si protrae da più di un anno. Quella che si pensa essere un’azione premeditata e violenta contro la polizia non è altro che la degenerazione di una situazione esasperante. Gli immigrati, per lo più maliani, malmenati da agenti in assetto anti sommossa, richiedevano semplicemente e legittimamente notizie in merito all’esito della loro procedura di protezione internazionale e al rilascio del loro permesso di soggiorno per richiesta d’asilo, bloccato in Questura da più di sei mesi”.

Il questore Merolla ha sottolineato che gli li agenti “sono stati assaliti da un gruppo di oltre trenta extracomunitari. Queste persone, nei giorni scorsi, hanno visto rifiutata l’istanza per ottenere lo status di rifugiati. Tuttavia l’azione di oggi non può dirsi dettata dalla rabbia del momento, ma ci sembra piuttosto un atto irrazionale e premeditato, il che ci lascia sconcertati”. “L’episodio – osserva il questore – non è da sottovalutare e ci preoccupa il timore che possa non essere isolato ma un segnale”.

LE REAZIONI DEL GOVERNO E UNHCR
Il ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi ha espresso la sua “totale solidarietà agli agenti aggrediti questa mattina a Napoli e invio ai feriti gli auguri di una pronta guarigione” sottolineando che, l’Italia, “è un paese accogliente, ma dobbiamo lavorare tutti, italiani e stranieri, per favorire l’integrazione che è un processo lungo. Non possono essere tollerate illegalità e violenze e tutti devono rispettare le leggi e le regole del vivere civile”.

Anche Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati (Unhcr), ha definito “intollerabile e da condannare la violenza perché non è questo un metodo accettabile per risolvere le situazioni”, ma si è detta anche preoccupata per quel che accadrà “dopo il 31 dicembre, quando terminerà l’accoglienza per l’emergenza Nordafrica”. “A quel punto – si chiede – quale sarà la sorte di queste persone?. Bisogna trovare una soluzione alternativa per i tanti uomini e donne, e le famiglie con minori per esempio prevedendo un sostegno materiale in alternativa all’accoglienza”.

Sulla vicenda di Napoli, Boldrini aggiunge: “Siamo di fronte a casi di iter non portati a conclusione, che chiaramente hanno tempi molto lunghi. In questo momento infatti alcune commissioni territoriali (sono 20 in Italia) c’è un’attesa di 10-12 mesi, e ciò lascia le persone in uno stato di sospensione ed esasperazione, che però – ammonisce – non può mai sfociare in un atto violento”.

ACCOGLIENZA NEI C.A.R.A
Situazione di sospensione che “più che un limbo – secondo Sergio D’Angelo, assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli – è un purgatorio, che si è fatto presto inferno”. Perché i migranti sono parcheggiati da un anno in hotel che, secondo la gestione di Governo dell’Emergenza Nordafrica, avrebbero dovuto costituirsi come dei C.A.R.A, dei centri di accoglienza per richiedenti asilo. Ma questa politica, affidata alla Protezione Civile, non ha avviato alcuna collaborazione con gli enti locali, con il Comune, e ha delegato il tutto agli albergatori. “Quando l’anno scorso, in piena emergenza rifiuti, è arrivata la manna degli immigrati, ognuno di loro a 30, 40, 50 euro al giorno, gli albergatori hanno detto ‘ma certo! apriamo tutte le porte, le finestre’ ” ha detto il responsabile per l’immigrazione della CGIL Jamal Quaddorah.

Jamal spiega che, secondo l’allegato 1C per la gestione dei C.A.R.A: “Gli hotel che diventano dei Centri accoglienza per richiedenti asilo, per una somma che va dai 36 ai 42 euro al giorno per migrante , sono obbligati a fornire dei servizi di assistenza sanitaria, legale, mediazione culturale, di pulizia e orientamento al territorio”.  Nella realtà, da quanto è emerso dalle denunce dei migranti che hanno iniziato ad affollare gli sportelli delle onlus per rifugiati di Napoli, e dell’ufficio per l’immigrazione della CGIL, questi servizi non sono forniti. C’è di più: i ragazzi sono stati costretti a svolgere dei lavori di manutenzione negli alberghi, non hanno avuto alcun aiuto per quanto riguarda l’assistenza sanitaria (problemi tra l’altro ancor più gravi se affrontati nella totale incapacità di comunicazione in italiano).

SITUAZIONE IN CAMPANIA
Secondo l’accordo i richiedenti asilo devono essere suddivisi nelle Regioni in modo equo e proporzionale alla popolazione residente. In Campania, 2278 richiedenti asilo sono ospitati in strutture alberghiere che incassano dai 36 ai 42 euro per immigrato al giorno. Di 44 siti per rifugiati, 11 sono gli alberghi che a Napoli e provincia sono stati trasformati in C.a.r.a grazie a un accordo con Federalberghi.

Secondo l’accordo l’albergatore che ogni giorno percepisce denaro per ogni ospite straniero deve inoltre fornire cibo adeguato, vestiario, forme semplici di avviamento professionale, mappatura dei negozi dove poter spendere i 10 buoni da 2.50 euro in dotazione periodica a ciascun rifugiato. Questi e altri gli obblighi, secondo il protocollo d’intesa, che non vengono rispettati. Nella maggior parte dei casi infatti, “gli ospiti” sono costretti a svolgere dei lavori in nero (come pulire le camere al posto delle ditte incaricate), vivono in 7 o addirittura 10 in una stanza e, dopo essere stati sfruttati, sono anche oggetto di insofferenza e di richiesta di “respingimento”. I negozi convenzionati con i ticket spesso rialzano i prezzi per i migranti del 50%. 

Il Governo italiano ha giustificato la costosa gestione proclamando un’emergenza umanitaria, che è stata prolungata fino a dicembre 2012. Dei 50mila profughi previsti però, sono arrivati sulle nostre coste soltanto 28mila.

I DINIEGHI DELLA COMMISSIONE 
Ogni rifugiato soggiorna nei C.A.R.A  per tutto l’iter che precede il processo presso la Commissione territoriale di Caserta. Ma, ad oggi, la percentuale di dinieghi è del 98%, e i tempi di attesa dei processi superano di gran lunga quelli previsti dalla legge, prolungando così l’emergenza, i costi dell’accoglienza, e l’esasperazione.

Le commissioni, spiega Laura Boldrini dell’Unhcr, devono fare una valutazione sulle condizioni del paese d’origine dei migranti, non di transito. Quindi, accade che “oggi, è vero che molte persone sono qui perché fuggite dalla guerra in Libia, ma non sono libici, e non hanno problema di protezione del loro paese d’origine. Per questo hanno risposte negative”. L’associazione Melting Pot ha avviato una petizione per la richiesta di permesso per diritti umanitari per tutti i profughi.