Ho conosciuto Laura Puppato quand’era sindaco di Montebelluna, provincia di Treviso. Scrivevo sull’Unità di Colombo e Padellaro, ma nel 2004 il Politburo dei Ds aveva decretato il mio ostracismo dalle Feste dell’Unità. Lei se ne infischiò soavemente dell’ukase e seguitò a invitarmi agli incontri sulla legalità e la libertà d’informazione che ogni estate organizzava nel suo comune.
Montebelluna era, se non ricordo male, l’unico comune trevigiano non governato da un sindaco leghista. Una specie di villaggio di Asterix del centrosinistra in una provincia militarmente controllata dalle camicie verdi. O meglio: i leghisti di Montebelluna votavano Lega (la peggiore: quella di Gentilini) alle politiche, alle regionali, alle provinciali, ma alle comunali votavano Laura: non perché era di sinistra, e nemmeno perché era donna; semplicemente perché era un buon sindaco, competente e perbene, apprezzata da tutti. Fors’anche perché non è un pollo di batteria, non viene dall’apparato del partito: piccola imprenditrice del ramo assicurativo, il suo primo impegno “politico”, nel senso migliore del termine, fu negli anni 90 quello nel Wwf e in aiuto alle genti colpite dalla guerra nell’ex-Jugoslavia.
A Montebelluna s’era fatta conoscere con la sua battaglia (vinta) contro il solito inceneritore altamente inquinante. Nel 2002 si candidò a sindaco con una lista civica sostenuta dall’Ulivo e vinse. Fu rieletta cinque anni dopo perché aveva governato bene. Nel 2009 si candidò alle Europee e sfiorò l’elezione, con un mare di preferenze (60 mila). Nel 2010 era il candidato naturale per la presidenza della Regione, infatti il Pd le preferì il solito industriale: per il partito fu un disastro, ma non per lei che nella sua provincia raccolse la bellezza di 26.230 preferenze (su 70.754 voti al Pd) e fu eletta come la seconda consigliera più votata di tutto il Veneto. Ora, capogruppo del Pd in Regione, corre alle primarie del Pd. Unica donna, unica indipendente, unica candidata mai chiacchierata né sfiorata da scandali.
Chi vuole conoscerla meglio, non potendola vedere nei talk show riservati al trio Lescano Bersani-Renzi-Vendola, può leggere il suo blog sul sito del Fatto. Parla di problemi concreti: lavoro, legalità, ambiente. Non fa polemiche, non dà spettacolo, non ha sponsorizzato scalate bancarie, non si circonda di finanzieri domiciliati alle Cayman, non è nemmeno inquisita. Ed è pure una donna. Quindi nessuno parla di lei. Tranne Grillo, che parla sempre male di tutti, ma di lei parla bene. Ha scritto Marco Paolini sul Corriere: “Conosco Laura Puppato da quando era un sindaco di provincia e dalla prima volta ho pensato a Tina Anselmi: mi sembra che abbiano una cosa in comune, sono un’eccezione alla regola. La Anselmi è riuscita a farsi apprezzare anche da chi (come me) aveva un pregiudizio ideologico verso di lei. Oggi il pregiudizio si rivolge in blocco alla classe politica… e conterà moltissimo tenendo sempre più gente lontana dai seggi a meno che non si cominci a cambiare le regole. A questo servono le eccezioni: come dice Brecht, aiutano a riconoscere che ciò che è diventato regola a volte è sbagliato e va cambiato… La proposta di candidarsi alle primarie Laura l’ha fatta da sola ed è una candidatura seria, capace di motivare anche chi sente oggi quel pregiudizio sulla politica.
Le primarie sono un’occasione per dare un po’ di sostanza e speranza alla democrazia”. Sottoscrivo tutto. Laura dice di aver raccolto le 20 mila firme necessarie, ma non ce la farà ad autenticarle tutte entro oggi, perché ancora una volta combatte a mani nude contro tre potenti eserciti. Mi auguro che il Politburo del Pd conceda una proroga di una settimana per l’autentica. Per un’eccezione come lei, si può fare un’eccezione.