E cosi, si prospetta, come volevasi dimostrare, il ribaltamento delle intenzioni iniziali di chi aveva proposto il
ddl sulle diffamazioni, o meglio di chi pensava che la
riforma della disciplina portasse con sé solo l’eliminazione del carcere per i giornalisti.
L’intenzione, era sbagliata sin dall’inizio, per il semplice motivo che, per logica prima che per diritto, quando si interviene senza analisi preventiva su temi cosi delicati come la libertà di stampa e i diritti all’onore ed alla reputazione di un individuo, si commette lo stesso errore di chi intende “operare” un paziente ad una mano senza prima aver verificato cosa modificare nel polso, nel braccio e, via via nell’intero corpo.
Il dibattito parlamentare in Senato, sta mettendo in luce le intime contraddizioni del disegno di legge che, solo i semplicisti, chi è in mala fede o vuole far passare sotto silenzio norme ad personam, può pensare di far approdare alla sola eliminazione del carcere per chi diffama. E, tra questi vi è anche chi ha operato sin dall’inizio in base ad un calcolo cinico ed a una logica di salvaguardia dei diritti di bottega.
Il Senato è in stallo: lunedì prossimo vi sarà la ripresa dei lavori, ma già alcune norme sui quali si era trovata l’intesa sono saltate, come quella che sembrava evitata e che invece in caso di condanna obbliga i giornali a restituire i contributi per
l’editoria, così come prevede il comma 2 dell’art. 9 del quale era stata decisa la soppressione con parere favorevole di governo e relatori.
Il voto segreto autorizzato dalla Presidenza, in merito all’articolo 1 del ddl, farà il resto.
Un grave errore strategico è stato compiuto dagli opinion maker sul disegno di legge nelle fasi iniziali della proposta, e di ciò dovrà farsi carico anche chi nei primi attimi della
condanna Sallusti si è stracciato le vesti a difesa di un diritto alla libertà di espressione.
Non si possono sacrificare migliaia di morti da buttare sul tavolo della pace per poter strappare delle condizioni vantaggiose nel dopoguerra che seguirà, come sperava inutilmente Mussolini alla vigilia dell’entrata in guerra, per salvarne uno o pochi più.
E le vittime saranno da entrambe le parti, come in tutte le guerre che si rispettano, diffamati e diffamanti, anzi no questi ultimi la faranno franca, mentre i giornalisti che lavorano ogni giorno e che non hanno centinaia di migliaia di euro da spendere vivranno con il pensiero delle ipoteche, mentre i diffamati non avranno modo di riparare l’offesa in alcun modo.
Ma, la storia, evidentemente non insegna.
Fulvio Sarzana
Avvocato e blogger
Media & Regime - 25 Ottobre 2012
La Legge sulla diffamazione. L’errore
Il Fatto Personale
di Antonio Padellaro 12€ AcquistaArticolo Precedente
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l’interesse europeo, all’interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche una attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai paesi fondatori dell’Europa, per collocare l’Italia sulla frontiera più avanzata dell’integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un’iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autoderminazione, l’ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Il piano ReArmEU, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
"La difesa non può essere considerato un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l’affermazione dei nazionalismi disgregatori dell’unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell’amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, rilanciando anche l’iniziativa multilaterale per l’introduzione della Global Minimum Tax". E' quanto chiede il Pd al governo nella risoluzione sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo, nella risoluzione presentata sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni, di "collocare l’Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un’unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Promuovere, nell’attuazione del Libro bianco sulla difesa europea, tutti gli strumenti che puntano a una governance democratica chiara del settore, agli investimenti comuni necessari per realizzare l’autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all’integrazione della capacità industriali europee e dei comandi militari, all’interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.