La sentenza di condanna di 1 anno e 6 mesi per il maggiordomo di Papa Ratzinger è esecutiva perché non appellata dalla difesa. Ora il Vaticano può concedere il provvedimento di clemenza a patto che dall'ex fidato collaboratore provenga una richiesta di ravvedimento
Il maggiordomo ‘infedele’ di Papa Ratzinger, Paolo Gabriele, sarà nuovamente arrestato oggi per scontare la pena detentiva nelle celle della caserma della Gendarmeria vaticana. Lo ha riferito il direttore della stampa vaticana padre Federico Lombardi. La sentenza è ormai definitiva perché la difesa non ha presentato appello e arriva a circa due settimane dalla sentenza che lo ha condannato a 1 anno e 6 mesi e dall’annuncio dello stesso Lombardi di una grazia in favore di Gabriele, ma solo se da lui richiesta.
Grazia che, dalle parole di padre Lombardi, non appare così scontata: “L’ordinanza viene eseguita in giornata” ha detto padre Lombardi, secondo cui “per Paolo Gabriele rimane l’eventualità della concessione della grazia“, che “è un atto sovrano del Santo Padre: essa tuttavia presuppone ragionevolmente il ravvedimento del reo e la sincera richiesta di perdono al Sommo Pontefice e a quanti sono stati ingiustamente offesi”. Per la Segreteria di Stato, “se rapportata al danno causato, la pena applicata appare al tempo stesso mite ed equa, e ciò a motivo della peculiarità dell’ordinamento giuridico dal quale promana”.
Nella nota inviata dalla Segreteria di Stato vaticana è spiegato che ”è stata recata un’offesa personale al Santo Padre; si è violato il diritto alla riservatezza di molte persone che a lui si erano rivolte in ragione del proprio ufficio; si è creato pregiudizio alla Santa Sede e a diverse sue istituzioni; si è posto ostacolo alle comunicazioni tra i vescovi del mondo e la Santa Sede e causato scandalo alla comunità dei fedeli”. Oltre al “carcere”, infatti, “si apre inoltre a suo carico la procedura per la destituzione di diritto, prevista dal regolamento generale della curia romana”.
Sugli eventuali complotti sollevati dalla stampa, il Vaticano è chiaro: “Le varie congetture circa l’esistenza di complotti o il coinvolgimento di più persone si sono rivelate, alla luce della sentenza, infondate. La sentenza del processo contro Paolo Gabriele, ora passata in giudicato – afferma la Segreteria di Stato – mette un punto fermo su di una vicenda triste, che ha avuto conseguenze molto dolorose”.