Consulenti di se stessi. E non proprio a buon prezzo. Secondo quanto riportato in un’inchiesta de l’Espresso, dal 2008 al 2011 una holding controllata da Emilio Riva insieme a figli e nipoti avrebbe ricevuto almeno 190 milioni di euro a titolo di compensi per servizi di varia natura prestati all’Ilva di Taranto. Cioè al grande gruppo siderurgico di cui sono proprietari. “Un’operazione in conflitto d’interessi su cui nessuno – scrive il settimanale – tra i sindaci o gli amministratori di Ilva ha avuto nulla da obiettare. La holding Riva Fire – rivela l’inchiesta – ha siglato anni addietro ricchi contratti di consulenza con Ilva, che paga di conseguenza. In questo modo la famiglia ha ricevuto decine di milioni ogni anno”.
Ma non solo. Secondo l’Espresso, “da anni Emilio Riva e i figli ripetono di avere sempre reinvestito nell’azienda tutti profitti dell’Ilva. Niente dividendi, quindi”. Ma, secondo quanto scritto dal periodico, “non ce n’era bisogno perché grazie ai contratti di consulenza la famiglia di industriali lombardi ha comunque prelevato decine di milioni dalle casse dell’Ilva”. “Nel giugno scorso, all’assemblea dei soci del gruppo siderurgico – si legge sul numero in edicola – la famiglia Amenduni, azionista con il 10 per cento, ha chiesto chiarimenti sulla natura delle consulenze e sulla congruità dei compensi. La risposta dei Riva è stata che la loro holding fornisce una serie di servizi all’Ilva, un colosso con oltre 15 mila dipendenti e centinaia di dirigenti, in cambio dei quali riceve pagamenti definiti ‘conformi a un campione significativo di gruppi italiani‘”.
Immediata la replica del gruppo Riva, che dopo aver appreso dalla agenzie l’anticipazione de l’Espresso ha diramato una nota per ribattere a quanto scritto dal settimanale. “I compensi percepiti dalla società Riva Fire sono ovviamente correlati alle prestazioni effettivamente rese nei confronti della controllata Ilva spa – è scritto nel comunicato – La misura di tali compensi è stata altresì verificata da primaria società di consulenza esterna indipendente, che ne ha statuito la congruità rispetto ad altre fattispecie analoghe”. L’ufficio stampa dell’Ilva di Taranto ha anche specificato che “Riva Fire negli esercizi dal 2008 al 2011 ha percepito compensi per prestazioni per un totale di circa 253 milioni di lire (90.401.000 nel 2008; 23.032.000 nel 2009; 61.944.000 nel 2010 e 78.474.000 nel 2011).
“Tali compensi – hanno spiegato da Ilva – sono determinati in misura pari all’1,3% del fatturato consolidato di Ilva SpA solo in caso di mol positivo, al contrario la percentuale si abbatte del 50% scendendo allo 0,65% in caso di MOL negativo. Inoltre l’importo del corrispettivo sopra citato, è stato espressamente previsto nell’ambito dei patti parasociali stipulati tra i soci Ilva (tra cui anche la famiglia Amenduni) al momento dell’acquisizione avvenuta nel 1995. La famiglia Riva non avendo percepito, negli anni in questione, alcun dividendo da Riva Fire – conclude la nota – si riserva di adire le vie legali a difesa della propria onorabilità”.