Il difficile ritorno alla normalità dopo lo scandalo che ha travolto il partito passa per "Tera nostra", una cascina acquistata dalla madre Manuela Marrone per 450mila euro nel giugno 2011. Per ora ci lavora solo il 22enne Roberto Libertà. Renzo, invece, si è visto poco
Forse la zappa non salverà il mondo, come prevede Carlin Petrini, ma intanto potrebbe aiutare Renzo Bossi. L’ormai ex promessa leghista è stata affidata al fratello più giovane, il 22enne Roberto Libertà, per essere avviata alla vita nei campi. Impresa non facile. Lo scorso 22 giugno i due figli di Manuela Marrone, seconda moglie di Umberto Bossi, hanno registrato l’azienda agricola “Tera nostra”. La sede è a Brenta, nella cascina acquistata dalla madre per 450mila euro nel giugno 2011: due edifici per sette vani, circondati da un bosco, un pascolo e un terreno seminato. Un regalo a Roberto, studente modello di Agraria con una passione reale per la campagna. “Era da sempre il mio sogno aprire un’azienda agricola”, dice arrivando nella cascina a metà pomeriggio. Del fratello Renzo non parla volentieri, sorridendo annuisce sentendosi definire tutor del Trota. Ma sfugge, spaventato, alle domande. “Io faccio una vita normale, come sempre”. Eppure a casa Bossi molto è cambiato nel giro di pochi mesi.
video di Alessandro Madron
Anche per Roberto, scivolato nelle carte dell’inchiesta Belsito per una Golf. Niente di più, ma abbastanza per spingerlo a riconsegnare le chiavi e acquistare un’auto di tasca sua: una Jeep di terza mano, immatricolata nel 2005 e pagata lo scorso luglio undicimila euro. A Renzo è andata di certo peggio. Perso l’amico finanziatore Francesco Belsito e costretto a dimettersi dal consiglio regionale lombardo (rinunciando a 12 mila euro di stipendio), ha dovuto salutare l’adorata bella vita. Addio alle auto di grossa cilindrata e all’appartamento nel centro di Milano, ora si fa ospitare dalla fidanzata Silvia Baldo, in un monolocale nella periferia meneghina affacciato su palazzoni e tangenziali. E così, dopo aver accettato benevolmente il soprannome “Trota” datogli dal padre, ora Renzo sembra seguire il consiglio di molti: prendere la zappa. Del resto l’aveva annunciato lui stesso, a maggio, intervistato da Vanity Fair: “Farò il muratore o l’agricoltore, per stare un po’ all’aria aperta”. Un cambiamento radicale, anche se finora a Brenta il Trota si è visto appena due volte.
NELL’AZIENDA di “allevamento di ovicaprini e coltivazioni ortofrutticole” si impegna quotidianamente il solo Roberto. “Faccio tutto io, mi piace”, garantisce. Ha seguito i lavori di restauro della cascina, terminati a fine settembre e costati poche decine di migliaia di euro, ripulito il bosco e il prato dalle erbacce, smosso e preparato la terra all’inverno. Il tutto con l’aiuto di alcuni militanti leghisti della zona molto legati al Senatùr che gli hanno anche insegnato a guidare il trattore. Mancano gli animali. C’è un cane di media taglia e la coppia di asini che aveva trovato qui. O meglio: c’era solo un asino, Roberto ha convinto il padre a comprare l’asina “così possono riprodursi”, spiega oggi soddisfatto. È contento della sua azienda. E ci tiene a prendere le distanze da quel mondo politico che, dice, lo ha schifato. “Io per la Lega ho sempre fatto il mio, in piccolo, sul territorio perché mi piaceva”. Renzo “è stato un capro espiatorio” afferma, ma della vicenda Belsito non vuole parlarne, si innervosisce. “Non devo né dimostrare né spiegare nulla a nessuno, io so quello che ho fatto e non ho nulla da temere, gli altri non so. Ma io non devo difendermi, faccio la mia vita”, dice indicando la terra che lavora.
La cascina è gestita da lui, seppur intestata alla madre. Raramente i genitori vengono fin quassù, nonostante Gemonio sia a pochi chilometri. Ma dopo lo scandalo dei fondi del partito finiti a casa Bossi per pagare anche le spese dei dentisti, le multe e persino le canottiere del Senatùr, la famiglia è stata costretta a un repentino e inatteso ritorno alla normalità. I figli sono tutti tornati all’ovile. Roberto parte al mattino per andare in cascina, ma mangia e dorme a Gemonio, dove in pianta stabile vive il terzo fratello, Sirio Eridano. Renzo, invece, durante la settimana sta spesso dalla fidanzata, ma nei weekend rientra con frequenza a Gemonio. Anche se ancora tenta la fuga dalla normalità. Frequenta volentieri Salò, ospite dell’amico Alessandro Uggeri, compagno dell’ex assessore regionale leghista Monica Rizzi, una delle vittime della ramazza di Roberto Maroni e oggi impegnata nella raccolta delle olive. Dissolto dagli scandali e archiviato con la cartellina “The Family”, anche il Cerchio magico. A Manuela Marrone rimane la gestione della famiglia, aiutata da un’infermiera che segue costantemente Umberto.
OGNI TANTO alla casa di Gemonio suona la fedelissima amica Rosi Mauro. Viene a far visita, ma solo la sera perché durante il giorno la moglie del Senatùr lavora regolarmente alla sua scuola Bosina. Fino alle 16. Poi le commissioni e a casa. Il volto è sempre più duro e impassibile. Parcheggia la sua Panda azzurrina, scarica la spesa. Vestita con pantaloni grigi e giacca blu di lana stopposa e sformata, con passi lenti in mocassini neri maschili trascina la rabbia dentro casa e, lanciando le ultime occhiate di disprezzo, chiude il cancello di Gemonio sperando di tener fuori anche il passato. Impresa non facile, almeno quanto far prendere la zappa in mano a Renzo. Ma a Gemonio sperano di vedere presto chi li ha cacciati dal partito a colpi di ramazza seguire il destino del Trota: dover lasciare la scopa per impugnare la zappa.
da Il Fatto Quotidiano del 26 ottobre 2012