Il caporale degli Alpini Salvatore Parolisi è stato condannato all’ergastolo per aver ucciso la moglie Melania Rea con 35 coltellate il 18 aprile del 2011. La sentenza è stata emessa con il rito abbreviato dal gup Marina Tommolini dopo circa quattro ore di camera di consiglio. Gli avvocati dell’imputato avevano chiesto l’assoluzione con formula piena. A Salvatore Parolisi sono state comminate tutte le sanzioni accessorie, dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici alla perdita della patria potestà genitoriale. L’uomo, tramite i suoi avvocati ha ripetuto di essere innocente.
Il giudice Tommolini ha disposto una provvisionale di un milione di euro a favore della piccola Vittoria e 500mila euro ciascuno per i genitori di Melania. Confermate tutte le accuse dei pm a carico di Parolisi che doveva rispondere di omicidio pluriaggravato dalla minorata difesa, vilipendio e deturpamento di cadavere.
Alla sentenza hanno assistito Gennaro e Michele, padre e fratello di Melania Rea. Quest’ultimo a caldo ha detto che “la famiglia Rea è soddisfatta perché Melania ha avuto giustizia ma il nostro cuore è straziato”. E ha aggiunto: “Non ci sono vincitori perché ad essere stato condannato è stato il marito di mia sorella e il padre della piccola”. Tra i familiari c’è stata la reazione di una delle zie di Melania che si è affacciata dal portone della casa dei genitori della donna uccisa dal marito ed ha urlato ai giornalisti: “Avete sentito”. E ha fatto un breve applauso. In casa dei genitori c’è stato un lungo sfogo, pianti liberatori e un abbraccio collettivo dei parenti di Melania Rea presenti in aula al momento della lettura della sentenza. Il più provato di tutti è stato il papà, Gennaro.
Il legale di Parolisi ha affermato che ”Salvatore è un soldato e sa che bisogna combattere. E’ una situazione difficile ma noi andremo avanti. Leggeremo con ansia le motivazioni della sentenza e le impugneremo”.
Parolisi viene arrestato per la prima volta a seguito di un provvedimento di custodia cautelare emesso il 18 luglio 2011, quando la competenza sulle indagini era ancora della Procura di Ascoli Piceno. Successivamente viene raggiunto, il 2 agosto dello stesso anno, da analoga misura restrittiva emessa dal gip di Teramo Giovanni Cirillo. Da allora è detenuto nel carcere ‘Castrogno’ del capoluogo, dove è stato riaccompagnato questa sera nella nuova veste di ergastolano.