Amministrò la città dal 1963 al 1970 poi andò in Parlamento per tre legislature con il Pci. Sulle montagne per fare la Resistenza tra il '43 e il '45, finì anche in carcere per aver istigato, dalle colonne di una rivista, a disertare la chiamata alle armi
Ai più giovani forse il suo nome potrà dire poco, ma Vincenzo Baldassi, l’ex sindaco del Pci, a Parma era un’istituzione. Primo cittadino dal 1963 al 1970, Baldassi, che tutti chiamavano Enzo, si è spento a 88 anni dopo avere trascorso gli ultimi lontano dalla politica, lui che la politica l’aveva vissuta anima e corpo, dal periodo della Liberazione alle contestazioni studentesche, fino al Parlamento a Roma.
Nato a Portogruaro il 29 giugno del 1924, arrivò a Parma con il padre ferroviere negli anni Trenta. Poco più che ventenne, partecipò attivamente alla Resistenza nelle montagne del parmense e prese parte alla guerra di Liberazione come partigiano, per cui fu insignito a Genova di una medaglia al valore per la Resistenza. Nella sua vita Baldassi finì anche in prigione a Bologna, negli anni Cinquanta, da direttore del settimanale comunista l’Eco del Lavoro, a causa di un articolo che, nelle motivazioni dell’accusa, istigava i giovani a disertare la chiamata alle armi. Il pezzo in questione, anonimo, parlava di alcuni giovani di Parma e provincia che avevano cominciato a rispedire a Roma le cartoline di richiamo alla leva. Non era stato Baldassi a scrivere materialmente il pezzo, ma in quanto direttore responsabile venne arrestato e rinchiuso nel carcere di San Giovanni in Monte a Bologna per più di un anno. Il capo d’accusa era “incitamento dei militari a disobbedire alle leggi” e a nulla valsero le proteste e le manifestazioni del partito per la sua liberazione.
In Municipio Baldassi entrò come consigliere comunale dal 1951, fu poi assessore e infine sindaco dal 1963 per sette anni. Visse da primo cittadino il periodo delle grandi contestazioni studentesche del 1968, che a Parma furono forse meno significative rispetto alle grandi città, ma che lasciarono comunque il segno, dall’occupazione della Cattedrale al lancio di uova davanti al Teatro Regio. Da primo cittadino Baldassi mantenne sempre un rapporto con i ragazzi, partecipando spesso ai comizi e alle iniziative organizzate all’università. Durante il suo mandato addirittura il consiglio comunale votò l’adesione alle opinioni del movimento studentesco.
Dopo l’esperienza parmigiana fu la volta di Roma, dove fu in Parlamento per tre legislature a partire dal 1972. In seguito, nel 1986, venne nominato presidente delle Fiere di Parma, per poi sparire dalla scena politica, anche se la città non lo ha mai dimenticato.
A stringersi intorno al suo ricordo alla notizia della scomparsa è stato il Partito dei comunisti italiani: “Enzo Baldassi è stato un uomo politico probo, capace e coerente; un uomo della prima Repubblica che ha saputo coniugare sempre la difesa dei suoi diritti, dei suoi principi e dei suoi ideali con le esigenze più profonde del confronto democratico, dell’ intesa e dell’ unità di tutte le forze democratiche”. Manifestazioni di cordoglio sono arrivate anche dalla Cgil: “uomo delle istituzioni in una fase politica travagliata – lo ha ricordato la segretaria Patrizia Maestri – ha saputo esprimere grande coerenza e attenzione ai cambiamenti sociali allora in atto”. Il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, lo ha descritto come “un grande democratico, un uomo con un grande senso delle istituzioni e della politica come servizio. Enzo Baldassi – ha detto – è stato un grande democratico, attivo prima nella conquista della democrazia in Italia e poi in un lungo impegno istituzionale che ha avuto nella responsabilità di sindaco di Parma la sua più conosciuta espressione, ma che poi è continuato nell’attività parlamentare e in una collaborazione con le istituzioni che non è mai venuta meno”.