Tira una brutta aria per la “tassa sui ricchi” che la commissione Lavoro della Camera vuole introdurre nella legge di Stabilità per salvare un numero maggiore di esodati. Ieri è arrivata la contrarietà netta di Confindustria per bocca del suo vicepresidente Aurelio Regina (“quella è l’unica fascia di popolazione che spende e c’è il problema dei consumi interni”), del capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto (“non condividiamo il ricorso a forme di finanza straordinaria per una copertura delle risorse necessarie per gli esodati”) e quella accennata di Pier Luigi Bersani (“ci sono anche altre soluzioni”). Per di più è assai dubbio, come vedremo, che un prelievo del 3% sui redditi oltre i 150 mila euro possa coprire un allargamento esteso della platea dei cosiddetti “salvaguardati”: l’emendamento al ddl Stabilità proposto dalla commissione Lavoro rischia dunque di finire esattamente come il ddl Damiano, impallinato dai colleghi della Bilancio col valido supporto della Ragioneria generale dello Stato e il sollievo dell’esecutivo.
L’IDEA ALLA BASE di questo nuovo tentativo è quella di creare un fondo unico in cui far confluire tutti i soldi già stanziati per gli esodati (9 miliardi per 120 mila persone, più i 100 milioni del fondo Letta) cui aggiungere i proventi della tassa sui ricchi e, se non dovessero bastare, un aumento delle sigarette. L’esperienza del ddl non lascia ottimisti su questi conti: la legge bocciata qualche settimana fa stanziava cinque miliardi in tutto con un ampliamento enorme della platea che la Ragioneria stimò costare in realtà 17 miliardi. In questo caso, cifre ancora non se ne fanno, ma dal gettito del contributo di solidarietà non c’è da aspettarsi molto: la platea interessata è di circa 150 mila persone, neanche lo 0,4% del totale dei contribuenti, quasi tutti lavoratori dipendenti o pensionati.
Un prelievo straordinario del 3% fino al 2013, peraltro, è già in vigore per chi guadagna oltre 300 mila euro (34 mila persone) e dà un gettito di poche decine di milioni l’anno: insomma, intanto non è chiaro se questo nuovo 3% pro-esodati andrà a sommarsi a quello pre-esistente e, in ogni caso, difficilmente si potranno avere introiti superiori a 3-400 milioni l’anno, un po’ poco se si vuole mandare in pensione con le vecchie regole – come fa ad esempio questo emendamento – anche quegli insegnanti che sono rimasti incastrati dalla riforma Fornero (e che però un lavoro ce l’hanno ancora).
Il governo, come che sia, non pare affatto bendisposto: “Smentisco che per aiutare gli esodati pensiamo di aumentare ulteriormente i tabacchi o infliggere un’ulteriore tassa sui redditi oltre i 150 mila euro”, ha scandito ieri il sottosegretario Polillo.
da Il Fatto Quotidiano del 26 ottobre 2012