Non era in possesso di nessun bene materiale, fatta eccezione per i cartellini dei giocatori. E così il gli hanno portato via proprio quelli. A subire, nelle scorse settimane, il singolare pignoramento è stata l’Unione sportiva Tolentino, squadra di calcio marchigiana che milita nel campionato regionale di Eccellenza.
Il provvedimento è arrivato al termine di una lunga vicenda iniziata sette anni fa. Nel 2004-2005 – per la seconda stagione consecutiva – la squadra è iscritta nel gruppo B del campionato dell’allora C2 (che oggi ha cambiato nome in Seconda Divisione di Lega Pro). In accordo con il Comune la società decide di ristrutturare e rimodernare il campo in cui i giocatori si allenano e preparano le partite della domenica. I lavori vengono affidati ad un’impresa edile della zona (la Soico), a cui viene assicurato che il compenso gli verrà corrisposto per metà dal Comune di Tolentino e per metà dal Tolentino, la società cioè che gestisce l’impianto. A sottoscrivere il contratto è il presidente dello stesso club.
Terminati i lavori per il rifacimento del manto del campo e degli spogliatoi, la Soico attende il pagamento: 840mila euro. Il Comune paga per intero la sua quota, la società calcistica invece – stando a quanto afferma la ditta appaltatrice – solo una parte: circa 270mila euro. Passano diversi anni, ma la Soico non ha ancora ottenuto dall’Unione Sportiva – che intanto ha cambiato presidente, è retrocessa in serie D e poi addirittura in Eccellenza – la restante somma. Iniziano anche i solleciti formali, i legali della ditta appaltatrice non hanno però alcun riscontro. Nel frattempo quel campo di allenamento è diventato anche la location in cui l’Us Tolentino organizza raduni per giovani calciatori, per conto di società blasonate come Juventus e Sampdoria.
Si decide così che l’unico modo per recuperare quei soldi – che adesso, calcolando gli interessi sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, sono cresciuti fino a 240mila euro – è quello di avviare la procedura esecutiva e pignorare i beni della società sportiva. Si inizia dal contributo di 50mila euro, che ogni anno il Comune riconosce al club per la gestione dell’impianto. Ma oltre a quei soldi, non vengono trovati altri beni sui quali rivalersi. “Hanno un passivo di oltre 500mila euro”, spiega l’avvocato Manuela Costantini, uno dei legali della Soico. L’Us Tolentino inoltre, al contrario della maggior parte delle società di calcio, figura come srl. “Ciò significa che il presidente non risponde personalmente – prosegue l’avvocato Costantini – e quindi non c’è la possibilità di rivalersi su nessuno”. Ecco allora la clamorosa trovata: pignorare i cartellini dei calciatori. Sono in tutto 49 gli atleti – tra i quali anche alcuni minorenni – che, a pochi giorni dalla data di chiusura dei trasferimenti, sono stati letteralmente sequestrati. Attestata la regolarità del credito, vantato dall’impresa edile, e ricevuta l’autorizzazione dal tribunale di Ancona, il 7 settembre scorso l’ufficiale giudiziario ha infatti eseguito il pignoramento dei cartellini nella sede della Figc delle Marche. Immediato il ricorso della Cremisi per chiedere la sospensione del sequestro. Ma dopo tre settimane il tribunale di Macerata ha confermato l’esecutività del titolo, riconoscendo in sostanza le ragioni dell’impresa edile. La rivalsa sul club moroso ha finito così per coinvolgere direttamente anche i giocatori che, chissà per quanto tempo, non potranno muoversi da Tolentino.
Ma trattandosi di dilettanti, secondo lo stesso comitato regionale della Lega nazionale Dilettanti-Figc, i cartellini non hanno alcun valore economico. Insomma non stiamo parlando dei contratti di calciatori del calibro di Eto’o, Ibrahimović o Cristiano Ronaldo. Secondo l’ufficiale giudiziario, tuttavia, i loro cartellini valgono 5mila euro ciascuno.
Anche perché al momento del trasferimento in un’altra squadra, dovendo la società “proprietaria” sottoscrivere il passaggio, cioè dare il via libera all’operazione, quei cartellini acquisiscono un potenziale valore. “E’ proprio nel consenso che la società può dare o meno al trasferimento che viene in rilievo il valore del cartellino – spiega l’avvocato Costantini – Motivo per cui abbiamo presentato l’istanza di vendita”. Sulla quale adesso dovrà pronunciarsi il tribunale di Ancona, “visto che le esecuzioni si fanno nel luogo in cui si trovano i beni”. E cioè la sede della Figc delle Marche. Ma a chi potrebbero eventualmente essere venduti quei cartellini? Non essendoci precedenti, la questione potrebbe diventare più ingarbugliata del previsto. Secondo alcune correnti di pensiero infatti i giocatori possono essere acquistati solo ed esclusivamente da un’altra società. Tra circa un mese la decisione dei giudici. E chissà che un giorno la Juve non acquisti il suo nuovo talento da un’impresa edile.