Berlusconi minaccia di staccare la spina al governo tecnico, ma da Palazzo Chigi  non arriva nessuna reazione ufficiale. Le critiche che oggi sono arrivate a Mario Monti da Villa Gernetto sono state un fulmine a ciel sereno. Specie a fronte delle dichiarazioni di qualche giorno fa del Cavaliere che aveva detto dell’attuale governo: “Ha fatto quel che ha potuto. Ha commesso anche errori, alcuni riparabili. Ma la direzioni riformatrice è chiara”. 

Il Professore ha deciso di prendere tempo, di capire le reali intenzioni del Pdl. C’è chi nel governo considera quello di Berlusconi uno sfogo naturale, da legare alla sentenza Mediaset e un modo per uscire dall’angolo e riacquistare ‘potere’ all’interno del suo stesso partito. La convinzione che prevale è che alla fine non accadrà nulla, che il partito di via dell’Umiltà non tenderà trappole in Parlamento. Ma, riferisce un membro dell’esecutivo, allo stesso tempo anche il premier non sottovaluta l’eventuale rischio di conseguenze sul governo, in particolar modo sul ddl anticorruzione in arrivo questa settimana alla Camera. Il Pdl, anche sulla legge di stabilità, con la scelta di Renato Brunetta quale relatore al ddl, aveva già fatto capire che la sua linea era cambiata. Niente più ‘sconti’ all’esecutivo, ma l’ex premier oggi è andato oltre, accusando il Professore di aver portato il Paese ad una “recessione senza fine” e non escludendo la possibilità di togliergli la fiducia.

Ragionamenti, in realtà, che in privato l’ex Capo dell’esecutivo ripete di tanto in tanto da settimane, se non mesi. Giudizio, però, completamente opposto rispetto a quello contenuto nella nota ufficiale con la quale Berlusconi, dopo l’incontro a palazzo Chigi, aveva riconosciuto la bontà dell’operato del Professore. Del resto lo stesso premier aveva elogiato il senso di responsabilità e la pacatezza dimostrata dal Cavaliere. Nel governo ora ci si interroga se il Pdl seguirà o meno Berlusconi, se prevarrà la linea dei ‘falchi’ e se alle minacce seguiranno i fatti. Oggi esponenti del partito di via dell’Umiltà hanno già messo in dubbio la fiducia all’esecutivo sul ddl anticorruzione. Ma le ‘colombe’, come per esempio Fabrizio Cicchitto, invitano tutti ad abbassare le tensioni, altrimenti lo spread potrebbe risalire. Ed è proprio questo il timore nell’esecutivo, viene riferito da fonti ministeriali. Ovvero che il Paese possa ripiombare in un clima di instabilità e che l’Italia possa essere attaccata dai mercati. Nello stesso governo c’è la consapevolezza che è impensabile che un partito possa aprire una crisi, dal momento che deve ancora essere ancora approvata la legge di stabilità e che parlare di voto anticipato è un azzardo. Ma resta la preoccupazione e la sorpresa per la mossa di Berlusconi e i timori sulle reazioni e sull’effetto-domino che potrebbe innescare.

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