Accanimenti contro Berlusconi? Per Gaetano Pecorella, parlamentare Pdl e ex avvocato del Cavaliere, meglio “andarci cauti questa volta”. “Se si pensa che ci sia accanimento – ha detto in un’intervista al quotidiano Avvenire – cosa dovremmo pensare, che nelle precedenti circostanze l’ex premier non ha subìto condanne per non alterare gli equilibri politici? E poi faccio un’altra riflessione: Berlusconi oggi è un ‘semplice cittadino’, che tra l’altro tre giorni fa ha annunciato un passo indietro dalla prima linea politica. I giudici potevano avere ragioni per accanirsi prima, non ora”.
E sulla condanna inflitta all’ex premier: “Tra prescrizioni e assoluzioni, sinora Berlusconi non era mai stato condannato. Insomma, quando si è arrivati al giudizio, la pubblica accusa è sempre stata smentita. E’ la prima volta che accade l’inverso”. Il quotidiano della Cei, fa però notare che, “questa, è la prima condanna di Berlusconi, ma Pecorella non è più il suo legale”.
Osservazione a cui il parlamentare ribatte in fretta: “Non dica altro. Posso solo considerarmi soddisfatto di averlo assistito in tutti i processi in cui è stato assolto, a partire dal caso-Sme, il più importante e difficile di tutti”. Eppure continua, imputando un altro errore a Berlusconi, quello “di aver promosso il cambiamento con un anno e mezzo di ritardo. Dovevamo fermarci quando non riuscivamo più a governare ed eravamo assediati dalla giustizia. Le mie posizioni critiche, oggi lo si capisce, erano solo nel suo interesse”.
Mesi fa Pecorella spiegava al Fattoquotidiano.it che “Berlusconi è la testa del partito, ed è evidente che errori e omissioni non si possono che imputare a chi ha diretto il Pdl negli ultimi anni”, raccontando di aver aderito all’associazione Per un’altra Italia, una pattuglia di 14 esponenti azzurri intenzionati a rilanciare la “rivoluzione liberale” italiana, rimasta “incompiuta” dal 1994. Con lui molti berlusconiani fino a ieri irriducibili, come Giorgio Stracquadanio e Isabella Bertolini, oltre a pidiellini della prima ora da tempo dissidenti, come Roberto Antonione e Giustina Destro. “Però sono contrario – aveva precisato – a identificare un singolo responsabile, non è che cambiando il leader si risolvono i problemi”.