Il discorso di Silvio Berlusconi ‘oscura’ il rilancio del Pdl annunciato giovedì e provoca nell’establishment del partito reazioni per lo più contrarie alla probabile sfiducia al governo Monti dettata a Villa Gernetto. Ma non solo. La linea scelta dal Cavaliere rischia di far allontanare i propositi di unire i moderati e allontanare Casini, Montezemolo e Fini dall’alleanza alle prossime elezioni di aprile. Lo fa capire questa mattina il deputato pidiellino Osvaldo Napoli, che dalle pagine di Libero afferma: “L’ottanta per cento del partito è con Alfano, il resto cioè la minoranza è con Berlusconi”. Parole di fuoco avvalorate anche dalla presa di posizione di Pier Ferdinando Casini, secondo cui “Berlusconi in 24 ore è passato dagli elogi, agli attacchi, alle minacce. Ma la politica non ha bisogno di ricatti”.
In una dichiarazione ai telegiornali, inoltre, il leader dell’Udc conferma il rischio isolamento per il Cavaliere, che “se andrà dritto per questa strada si troverà solo” perché “c’è una grande parte di moderati, anche nel Pdl, che non è disposta a mettere a rischio la tenuta del Paese”. E poi sentenzia: “Berlusconi ha devastato, in questi anni, l’unità dei moderati per cui ieri ha dimostrato che su quella base si può creare un partito populista di destra che non ha nulla a che fare con il partito popolare europeo e con i moderati”.
Sul discorso di Berlusconi, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani interviene da Domenica In-L’Arena su Raiuno e afferma: ”Sono preoccupato di questa posizione di Berlusconi perché di populismi ne abbiamo già un bel po’”. Sulla possibilità che l’ex presidente del Consiglio stacchi la spina al governo Monti, Bersani non si sbilancia: “Prevedere quello che fa è sempre complicato”. E poi, la sentenza Mediaset pesa sulla mossa di Berlusconi? “In parte, ma anche l’istinto profondo dell’uomo a non mollare la sua creatura; ma deve prendere atto che dopo tanti anni i risultati non ci sono stati”. Esorta infine i centristi di Casini: “Ci rivolgiamo con apertura ad un centro che non si lasci incantare dai pifferi del populismo”.
Tra coloro che appoggiano il ritorno sulla scena dell’ex premier c’è l’ex ministro e parlamentare del PdL, Gianfranco Rotondi, che commenta così, sul sito democraziacristianaquotidiano.it, l’uscita dell’ex premier: “Premesso che avrei seguito Silvio anche nell’impegno umanitario che si era prefisso e continuerò a seguirlo in queste iniziative, sono contento delle sue rinnovate motivazioni politiche”. E rincara la dose: “La prosecuzione della legislatura è un danno al Paese che merita di uscire dal tunnel con una scelta serena e limpidamente politica. Non ho paura di un governo Bersani, ho paura di sei mesi col rombo delle procure impegnate a demolire la politica per completare il golpe in atto da un anno”.
E’ prudente invece l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, secondo cui Berlusconi non ha nessuna intenzione di staccare la spina a Monti. In un’intervista al Mattino spiega che Berlusconi “è coinvolto da sentimenti forti molto negativi, ma sono sicuro che non potrà ignorare i due eventuali effetti devastanti” di una eventuale sfiducia al governo. Una decisione del genere, precisa l’ex ministro degli Esteri, innanzitutto “vanificherebbe agli occhi del Paese e della comunità internazionale il gesto di responsabilità che Berlusconi ha fatto lasciando Palazzo Chigi e di cui ha rivendicato il significato. E poi Berlusconi sa bene che non è questo il bene dell’Italia”.
“In tv – aggiunge – ho visto una persona che avverte d’essere colpita da una profonda ingiustizia. Ma sono certo che anche stavolta, nei tre gradi di giudizio, il presidente troverà giustizia. Per il resto non mi sembra affatto di avere ascoltato considerazioni inedite”. L’obiettivo, sottolinea, “resta quello di favorire la ‘casa dei moderati‘: in questo senso proseguono i nostri sforzi di dialogo con Montezemolo, con Casini e con quanti si riconoscono nel popolarismo europeo” e le critiche di ieri all’Europa e alla Germania non precluderanno la trasformazione del Pdl nel Ppe italiano. Per le primarie, prosegue, finora Alfano “ha rappresentato la sintesi giusta, nel dialogo con gli altri moderati come nei rilievi mossi al governo – dice Frattini – Bersani ha dimostrato molta più durezza nei confronti dell’agenda Monti. Per il resto vedo espressioni che sono destinate a restare minoritarie”. Nessuna preclusione a un dialogo con la Lega ma a una condizione, che non prevalgano “velleità secessioniste”.
A frenare le mire di rottura con Monti è anche uno dei fedelissimi del Cavaliere, il deputato Fabrizio Cicchito, che torna oggi ad invitare a non far esplodere di nuovo la questione dello spread con una crisi di governo: “Per ciò che riguarda il governo Monti, la scelta di appoggiarlo è stata fatta a suo tempo dal gruppo dirigente del Pdl con il dissenso esplicito di alcuni. Adesso la questione – sottolinea Cicchitto – va esaminata in modo serio e da due punti di vista: in primo luogo non c’è dubbio che la linea rigorista ha prodotto recessione, tant’è che essa viene denunciata anche dal presidente di Confindustria: bisogna vedere – aggiunge il capogruppo alla Camera del Pdl – se è possibile realizzare qualche significativa correzione sul terreno della pressione fiscale in occasione delle leggi attualmente in discussione in Parlamento”.
E inoltre Cicchitto avverte: “Bisogna evitare che una crisi politica provochi una esplosione degli spread realizzata anche strumentalmente. In terzo luogo, bisogna evitare ogni contraddizione sulla possibilità di aggregazione di tutti i moderati che è fondamentale per evitare che il potere sia conquistato dalla sinistra di Bersani e Vendola che sarebbe una catastrofe per la società italiana. La discussione su tutti questi temi va affrontata in modo serio e senza demonizzazioni”. Infine “le primarie devono essere una occasione di dibattito e non di rissa. In questo senso la richiesta di dimissioni di Alfano avanzata anche ieri è un atto di irresponsabilità politica per di più fatto alla vigilia delle elezioni siciliane”.
Infini è ancora più esplicito il parlamentare del Pdl Guido Crosetto che a Domenica In-L’Arena su Raiuno afferma: ”Sarebbe un suicidio far cadere il governo Monti a quattro mesi dal voto. L’anno scorso Berlusconi ha fatto il passo indietro da palazzo Chigi, è stato zitto per un anno, ieri è esploso e ha detto ciò che pensa: la sentenza ha fatto saltare il tappo”, ha aggiunto Crosetto per il quale è giusta “l’incazzatura” di Berlusconi per la sentenza. Crosetto ha ricordato di non aver “mai votato la fiducia” al governo Monti.