A fine dicembre sta per arrivare la fine del mondo!?
Attenzione! Se aderite a questa idea e la rendete pubblica potrete essere perseguiti per procurato allarme. Se al contrario rassicurate i vostri vicini ed amici potrete essere accusati, nel malaugurato caso che si avveri, di omicidio colposo.
Il rischio che correte è quella di vedervi inflitta una pena di 6 anni.
Per fortuna , dopo la fine del mondo, il sistema giudiziario difficilmente vi beccherà.
Il problema psicologico che vi troverete di fronte, nel caso in cui la fine del mondo si determini, è il senso di colpa collettivo. Non quello individuale che certamente fa soffrire, ma viene tenuto segreto nell’animo di ognuno. Il senso di colpa collettivo è molto irrazionale e violento. Si basa, dopo che gli eventi si sono determinati, sulla terribile pregnanza delle distruzioni avvenute che sbattono in faccia all’uomo l’irrilevanza della sua intelligenza. Di fronte ad eventi inaccettabili psicologicamente, e certo la fine del mondo è uno di questi, emerge forte il rifiuto inconscio che sfocia nell’idea che qualcosa pur si doveva fare. In effetti avremmo tutti potuto pensarci, forse sarebbe stato bello prepararci assieme alla fine del mondo, fare riti propiziatori, goderci senza lavorare gli ultimi giorni. Il senso di colpa collettivo cerca un colpevole per scaricare l’angoscia intollerabile che pervade gli uomini. L’individuazione del colpevole scarica su di lui l’angoscia e libera gli altri che possono finalmente sentirsi sgravati dal senso di colpa e sbraitare contro qualcuno. Se prima di dicembre avete sempre snobbato la profezia Maya potreste essere voi i colpevoli da mandare al rogo. Ricordatevi che le streghe nel Medioevo venivano bruciate per molto meno sulla scia di sensi di colpa collettivi successivi ad epidemie o eventi catastrofici.
Ma perché di fronte ad un evento imprevedibile dovrebbe nascere un senso di colpa collettivo visto che palesemente non è responsabilità di nessuno? Forse perché l’uomo, da Adamo ed Eva, ha sempre desiderato il frutto proibito che gli darebbe oltre all’onnipotenza anche l’onniscienza. Di fronte ad eventi che mostrano la fallacia umana il senso di colpa scatta perché ci si rende conto della grande protervia insita in questo desiderio.
Come mai si arriva alla “caccia alle streghe”? Forse per lenire il dolore dello scoprire la miseria umana trovare qualcuno che aveva il potere di cambiare gli eventi conferisce a questa strega quell’onniscienza altamente desiderata dall’umanità.
Cosa c’entra tutto questo con la recente vicenda giudiziaria sul terremoto a L’Aquila? Nulla sul piano concreto in quanto non conosco adeguatamente gli eventi. Molto sul piano della psicologia collettiva.