Un pozzo senza fondo che in 14 anni ha inghiottito 25 milioni di euro di soldi pubblici senza essere mai utilizzato. E nel quale una Provincia che difficilmente vedrà il 2014 vuole gettare un’altra valanga di denaro: 38 milioni che serviranno alla costruzione di un megacomplesso che ospiterà la nuova sede dell’ente, una struttura per i servizi generali, ma anche un Palaeventi da 3.500 posti. A Latina, a parlare della Rossi Sud si strappa un sorriso sconsolato: un ente che non conosce neanche il proprio futuro ha deciso che i suoi nuovi uffici sorgeranno proprio al posto dei capannoni vuoti dell’ex opificio per il quale 27 anni di progetti e una serie infinita di finanziamenti a sei zeri sono finiti nel nulla.

La cattedrale sorge silente in un deserto di 184 mila mq, poco fuori città. A guardarla dopo anni di lavori, la ex Rossi Sud è poco più che imbellettata rispetto a quando la Provincia la comprò all’asta, 27 anni fa: l’erba infestante divora il selciato e la base degli edifici, il cantiere non è mai stato chiuso. Difficile immaginare al posto dei 20 mila mq di capannoni la scultura iperavveniristica disegnata dagli architetti Stella Richter e Gonzales Ochoa nel progetto che ha vinto il concorso nel 2010. Eppure a via Costa, attuale sede dell’ente, l’aumento dei volumi lo vedono chiaro: i 700 dipendenti si trasferiranno in una palazzina da 10 mila mq complessivi, più altri 3.200 di parcheggi interrati; 7.900 mq andranno ai servizi generali; un Palaeventi per concerti o kermesse sportive ospiterà 3.500 persone; 750 auto troveranno posto in un parcheggio da 19.300 mq. Il tutto per una spesa, ha spiegato l’architetto della Provincia, Isidoro Masi, in commissione urbanistica al Comune, di 38 milioni di euro in project financing.

Che il futuro delle province sia nebuloso, lo si sapeva da tempo: già i criteri per la riorganizzazione degli enti fissati il 20 luglio in Consiglio dei ministri nel quadro prevedevano l’eliminazione di tre province nel Lazio: Rieti, Viterbo e Latina. Che ora potrebbe essere accorpata a Frosinone, con tutto il carico di incertezze su sede, composizione del consiglio, tempi e modalità della fusione che ne consegue. Tutto ciò a via Costa interessa poco: l’ultimo accordo tra Regione, Provincia e Comune porta la data del 6 settembre, ratificato dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Di Giorgi il 5 ottobre. Ora il progetto di finanza da 38 milioni: “Un pauroso aumento di volumetria – spiega Mauro Visari, capogruppo del Pd in consiglio provinciale – che porterà benefici solo ai privati che investiranno e che in cambio avranno i palazzi storici dell’ente in pieno centro”. Ma la pioggia di soldi precipitata negli anni sulla ex Rossi Sud ha origini lontane.

Ex opificio, la Rossi Sud viene comprata all’asta dalla Provincia nel 1985 per 5,1 miliardi di lire. La prima ristrutturazione avviene nel 1997 sotto la presidenza Martella (Udc) “per un totale di 10,8 miliardi – si legge nella relazione generale della Provincia – di cui 8,16 miliardi contributo Cee – Obiettivo 2”, ovvero accordati dall’Europa esclusivamente per creare lavoro in aree a crisi industriale e occupazionale. L’obiettivo: farne la seconda più importane fiera espositiva del Lazio, dopo Roma. Però la crisi resta e l’occupazione non si vede. Nel 2001 dallo Stato piovono altri 7,2 miliardi. Con il 2004 inizia l’era Cusani (Pdl), i primi soldi arrivano subito, nel 2005: 8,3 milioni, stanziati per il “completamento del restauro dell’immobile” e finanziati dalla Legge regionale 21/1995 “Interventi straordinari per la ripresa economica e lo sviluppo dell’occupazione nella provincia di Latina”. Altri soldi quindi, ma anche questa volta niente posti di lavoro.

Sempre nel 2005 la giunta Cusani ottiene altri 1,6 milioni, “di cui 800 mila dal ministero del Lavoro per la realizzazione dell’Incubatore di impresa e 800 mila dal Ministero dell’Ambiente per l’annessa area espositiva”. E poi una pioggerellina di altre centinaia di migliaia di euro in interventi di conservazione di un polo fieristico mai nato che in 27 anni ha ospitato soltanto un paio di fiere. Nonostante le innumerevoli idee partorite negli anni dagli amministratori: polo congressuale, Gran Teatro, parco tecnologico, centro di ricerca di base applicata al campo agricolo, centro di arte orafa, sede della camera di Commercio. A gennaio 2008 spunta l’uovo di Colombo: ne faremo una nuova Cinecittà, si esulta a via Costa. Per ora in uno dei locali ha sede la Latina Film Commission, fondazione fantasma creata della stessa Provincia che ha un solo dipendente. Intorno ci sono 184 mila mq di deserto.

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